Sinfonia n. 0 in re minore "Die Nullte" (n. Zero)


Musica: Anton Bruckner (1824 - 1896)
  1. Allegro (re minore)
  2. Andante (si bemolle maggiore)
  3. Scherzo: Presto (re minore). Trio: Langsamer und ruhiger (sol maggiore)
  4. Finale: Moderato. Allegro vivace (re minore)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Composizione: Vienna, 24 gennaio - Linz, 12 settembre 1869
Prima esecuzione: Klosterneuburg, Philharmonie-Saal, 12 ottobre 1924
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1924
Guida all'ascolto (nota 1)

La produzione di Bruckner, come quella di Brahms, esclude il teatro e comprende in prevalenza lavori, sinfonici e opere corali sacre e profane, con o senza accompagnamento. Le sue sinfonie sono nove, di cui la Nona - che egli chiamò "decima" sostenendo che di nove non ne poteva esistere che una, quella di Beethoven - restò incompiuta. Altra sinfonia composta alle spalle della Seconda, ma forse iniziata prima delle altre, è la Sinfonia n. 0 in re minore, la "Nullte", a sua volta preceduta da una giovanile e mutila Sinfonia in fa minore (1863). Anche la Nullte, come tante composizioni di Bruckner, appartiene alla fama postuma del musicista austriaco, in quanto fu eseguita per la prima volta il 12 ottobre 1924 a Klosterneuburg sotto la direzione di Moissl. Essa fu scritta e rielaborata tra Vienna e Linz nel periodo che va dal 24 gennaio al 12 settembre del 1869 e reca sull'autografo la seguente annotazione: «Manoscritto originale di una sinfonia non datata in re minore, contrassegnata come Seconda Sinfonia che in seguito il maestro annullò». Non si conoscono precisamente le ragioni di questo ripudio della sinfonia da parte dell'autore, ma probabilmente il musicista, spinto da un esame autocritico, non era rimasto soddisfatto della sua stesura, che gli sembrava non pienamente rispondente alla sua concezione di un sinfonismo magniloquente e robusto, tematicamente ricco di idee e di sviluppi strumentali.

In realtà la "Nullte" contiene in nuce alcuni aspetti essenziali del linguaggio bruckneriano sulla linea della forma sinfonica tracciata da Beethoven e da Schubert, anche se ampliata e dilatata sotto il profilo armonico e orchestrale. I movimenti di marcia e di danza di gusto viennese, i disegni melodici a note ribattute, le perorazioni strumentali di tipo corale, gli scatti improvvisi e illuminanti negli scherzi, così caratteristici dell'invenzione creatrice bruckneriana, sono già presenti in questa sinfonia, il cui recupero è molto significativo per una più approfondita conoscenza di un musicista, a suo tempo falsamente contrapposto a Brahms dalla corrente artistica capeggiata dal severo e antiwagneriano Hanslick e più giustamente accostato a César Franck per alcune rassomiglianze di vita e di arte. Infatti, se l'ascendente esercitato da Liszt sul compositore belga attivo a Parigi venne sostituito a Vienna da quello di Wagner sul maestro austriaco, elementi comuni si riscontrano in entrambi i musicisti, come ad esempio certe ardite modulazioni armoniche, il largo impiego della polifonia cromatica, l'uso di procedimenti contrappuntistici sostenuti da una base tonale schiettamente romantica, l'enfasi dell'ispirazione melodica, soprattutto rilevante negli allegri sinfonici bruckneriani, che risentono dell'entroterra culturale e musicale di scuola tedesca. Anche l'ingenuo Bruckner, come il devoto e pacifico Franck, ebbe pochi amici che lo aiutarono a farsi strada nel difficile cammino del mondo della musica, così da pensare addirittura al suicidio in un momento di grave delusione e scoraggiamento. Solo un piccolo gruppo di estimatori, comprendente Mahler, Levi, Nikisch, Motti e Löwe, lo mise a contatto con il pubblico contemporaneo, specialmente a Monaco. Né i brahmsiani, acerrimi oppositori della sovrabbondante musicalità bruckneriana, né l'influente Liszt e tanto meno l'autorevole direttore d'orchestra Hans von Bülow mostrarono simpatia e comprensione per l'arte antiletteraria di autentico "absoluter Musiker" del compositore austriaco.

La Sinfonia si apre con un ritmo di marcia ben marcato e di tono ascensionale, come piaceva tanto a Bruckner. Si affaccia quindi un motivo più lirico e frantumato, di gusto schubertiano, prima che esploda con vigore e impeto un episodio di andamento corale sorretto e potenziato dagli ottoni. Di straordinaria forza espressiva è l'Andante, dove si dispiega quella religiosità contemplativa del musicita, dettata innanzitutto da un amore profondo per la natura. È vero che certi passaggi e certi coloriti strumentali riecheggiano l'esperienza wagneriana, ma non si può disconoscere a questo Adagio una precisa sigla stilistica di pungente sentimento neoromantico. Lo Scherzo è brillantissimo e fosforescente con quell'attacco a note ribattute, non lontano dal notissimo modello del mendelssohniano Midsummer Night's Dream nel gioco timbrico dei legni. Il Trio dall'inflessione cantabile, quasi rossiniana, ha la forma del ländler austriaco con il caratteristico salto di ottava spesso riproposto nelle sinfonie bruckneriane. Lo stesso intervallo di ottava si riascolta nel tema fugato dell'Allegro finale, dopo il poderoso corale degli archi in tempo 12/8 del Moderato introduttivo, che suggella con freschezza inventiva questa singolare e troppo dimenticata composizione di un artista tutto dedito, come egli disse, a Dio e alla musica.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 8 dicembre 1990

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Ultimo aggiornamento 22 settembre 2012