Der Tod, das ist die kühle Nacht (La morte è come una gelida notte), op. 96 n. 1

lied per voce e pianoforte

Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
Testo: Heinrich Heine Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1884
Edizione: Simrock, Bonn, 1886
Guida all'ascolto (nota 1)

Del 1184 è Der Tod, das ist die kühle Nacht: la sapientissima armonizzazione, il procedere lento, come rassegnato, fanno trasparire come Brahms si senta estraneo al "giorno afoso" e abbia scelto invece la "fredda notte", se non fosse per la seconda parte dove s'ode l'usignolo messo e simbolo dell'amore. Il cambiamento d'atmosfera si realizza anche negli arpeggi del pianoforte, ma significativamente per Heine amore e sogno sono inscindibili, e Brahms coglie bene il binomio, lo sottolinea ripetendo due volte le frasi "von lauter Liebe" e "sogar im Traum", quasi che l'amore si realizzi solamente nel sogno. Der Tod, das ist die kühle Nacht appare così come pendant dell'altrettanto rassegnato Immer leiser wird mein Schlummer (op. 105 n. 2), dalla chiusa addirittura disperata, su testo del modesto Hermann Lingg. Brahms, al contrario di Schubert e Schumann, compose i suoi Lieder più ispirati su testi di poeti mediocri; ciò non toglie naturalmente nulla al felicissimo connubio Brahms-Heine di Der Tod, das ist die kühle Nacht.

Johannes Streicher

Testo (nota 2)

DER TOD, DAS IST DIE KÜHLE NACHT

Der Tod, das ist die kühle Nacht,
Das Leben ist der schwüle Tag.
Es dunkelt schon, mich schläfert,
Der Tag hat mich müd gemacht.

Über mein Bett erhebt sich ein Baum,
Drin singt die junge Nachtigall;
Sie singt von lauter Liebe,
Ich hör es, ich hör es sogar im Traum.
LA MORTE, È PROPRIO LA NOTTE FRESCA

La morte, è proprio la notte fresca,
la vita, è proprio il giorno afoso.
Già si fa scuro, sento approssimarsi il sonno,
il giorno mi ha reso proprio stanco.

Al di sopra del mio letto s'innalza un albero
tra il fogliame gorgheggia un giovane usignolo;
ad alta voce canta l'amore,
lo sento sin anche in sogno.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 21 febbraio 1990
(21) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 22 febbraio 1985

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Ultimo aggiornamento 1 maggio 2019