Sonntag (Domenica), op. 47 n. 3

lied per voce e pianoforte

Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
Testo: Johann Ludwig Uhland Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1858 - 1868
Edizione: Simrock, Bonn, 1868
Guida all'ascolto (nota 1)

Nella produzione liederistica assai vasta di Brahms (oltre 300 canti per voce sola con accompagnamento di pianoforte) si possono individuare alcune costanti fondamentali. Essenziale rimane sempre l'incidenza della voce, cui è affidata una linea espressiva melodica e ritmica di stretta adesione al testo. Assai varia appare poi l'inventiva che privilegia, tra le voci, i registri profondi, fornendo quindi un'altra testimonianza dello stretto nesso da sempre intercorso tra il compositore amburghese e la poetica dell'età barocca, durante la quale la voce del basso appunto aveva un rilievo dominante. Il culto della forma, pure sempre importante per Brahms, si è applicato anche al genere liederistico, nell'impegno prestato all'esemplare osservanza dell'unità organica delle melodie e all'elegante strenua articolazione dei differenti motivi. Infine ha assunto sempre un rilievo decisivo la simmetria nell'articolazione dei Lieder, con predilezione per i canti strofici in senso stretto o per le strofe più o meno variate.

Brahms era fermo assertore infatti del concetto che «la forma strettamente strofica era veramente la più elevata di tutte le forme del Lied». Egli era solito imparare a memoria i testi, anche delle raccolte più estese, e comporre poi le melodie all'aria aperta. Da una parte ebbe ad adottare melodie in sé definite, come nei motivi d'origine popolare, assegnando al pianoforte la parte del mero accompagnamento, da un'altra parte si curò di articolare il Lied ih forma dialogica, mutuandone lo sviluppo dalle Sonate per pianoforte e strumento ad arco; da un'altra parte ancora Brahms riuscì ad arricchire la parte del pianoforte di tutta la ricchezza armonica più audace e sontuosa, oltrepassando, qualche volta, in fatto di tecnica alla tastiera, i raggiungimenti schumanniani nei chiaroscuri emotivi. Parecchi Lieder, scritti in gioventù, preannunciano gli stilemi della maturità e, assieme alla vena malinconica o alla profonda tenerezza d'atmosfera, determinante è risultato sempre il rapporto con gli schemi del passato, sì che il notissimo giudizio di Wagner - «Quante cose si possono ancora dire nelle forme antiche, quando arriva qualcuno in grado di padroneggiarle a dovere» - vale anche per gran parte della produzione vocale di Brahms.

Sonntag fu scritto nel periodo creativo immediatamente successivo al completamento del Requiem tedesco, in cui, tra l'altro, vennero rielaborati parecchi lavori già abbozzati negli anni giovanili. In maniera notevole s'era imposta anche la predilezione per il melos popolare, risultando assunte in una dimensione d'assoluta rifinitezza stilistica anche varie caratteristiche dell'arte folclorica, in primis l'immediatezza e la spontaneità. Sonntag è il terzo dei Fünf Lieder dell'op. 47, scritti intorno agli anni Sessanta e pubblicati nel 1868: la tonalità è in fa, in tempo Non troppo lento e in 3/4. Non solo il ritornello ma tutto lo schema, nonché lo spirito di questo Lied, è inequivocabilmente modellato sul genuino canto popolare tedesco.

Luigi Bellingardi

Testo

SONNTAG

So hab ich doch die ganze Woche
Mein feines Liebchen nicht gesehn,
Ich sah es an einem Sonntag
Wohl vor der Türe stehn:
Das tausendschöne Jungfräulein,
Das tausendschöne Herzelein,
Wollte Gott, wollte Gott, ich war heute bei ihr!
So will mir doch die ganze Woche
Das Lachen nicht vergehn,
Ich sah es an einem Sonntag
Wohl in die Kirche gehn.
DOMENICA

Così, tutta intera la settimana
non ho potuto vedere il mio adorabile amoruccio,
lo vidi una domenica
davanti alla porta di casa sua:
la fanciulletta mille volte bella,
il cuoricino mille volte bello,
voglia Iddio, voglia Iddio che io sia oggi presso a lei!
Così per tutta la settimana
non mi passerà però la voglia di ridere,
la vidi una domenica
andare in chiesa.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 23 febbraio 1977

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Ultimo aggiornamento 26 novembre 2015