Sonata n. 2 in la maggiore per violino e pianoforte, op. 100


Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
  1. Allegro amabile (la maggiore)
  2. Andante tranquillo (fa maggiore). Vivace. Andante (re maggiore). Vivace di più (fa maggiore)
  3. Allegretto grazioso quasi Andante (la maggiore)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: Hofstetten, estate 1886
Prima esecuzione: Vienna, Großer Musikvereinsaal, 2 dicembre 1886
Edizione: Simrock, Berlino, 1887
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Scritta nell'estate del 1886 tra le suggestive e imponenti montagne svizzere che fanno da sfondo al villaggio di Hofstetten e al prospicente lago di Thun, la Sonata op. 100 similmente, e forse ancor più della precedente op. 78, trova la propria ispirazione nella vocalità da camera, con numerose citazioni di materiale tematico estrapolato dalla produzione liederistica brahmsiana.

Il sentimento di serena e affettuosa cordialità che traspare da questa splendida composizione si palesa subito amabile nell'Allegro amabile iniziale, nel quale un tranquillo motivo cullato nel tempo di 3/4, viene disegnato dagli accordi del pianoforte con l'inserimento di brevi code melodiche del violino, per poi essere riesposto con ruoli invertiti tra i due strumenti. Un episodio transitorio costruito su espressivi salti di ottava porta quindi a un secondo tema che scorre appassionato sulle note del pianoforte, accompagnato da delicati controcanti del violino. Dopo la riesposizione del secondo tema da parte del violino, in coda all'Esposizione, quasi di sfuggita, troviamo un nuovo frammento motivico caratterizzato da una terzina, che acquisirà importanza nel proseguio del movimento. Nello Sviluppo il primo tema viene inizialmente elaborato con reiterazioni sia della seconda battuta, sia dell'incipit del tema stesso, il quale viene messo in stretta alternanza tra i due strumenti per poi essere rovesciato melodicamente. Il successivo sviluppo della cellula tematica con terzina comparsa al termine dell'Esposizione è uno splendido esempio della tecnica con cui Brahrns espande il proprio materiale tematico: un frammento apparentemente insignificante viene infatti sottoposto a elaborazione, per poi essere trasformato in un tema completo avente le caratteristiche di una melanconìca melodia in modo minore, la quale, a sua volta, viene fatta trascolorare in modo maggiore sopra il pedale con cui si conclude lo Sviluppo. Si giunge cosi alla Ripresa, nella quale troviamo: una modifica dell'episodio di transizione, che consente al secondo tema di essere trasposto nella tonalità principale, e un'ampia coda nella quale si susseguono una sezione statica, una assai più concitata, e una ultima e conclusiva citazione del primo tema.

Il secondo movimento si distingue per la singolare alternanza di due sezioni strutturalmente diverse. Inizialmente vi è un Andante tranquillo in tempo di 2/4, basato su di un'unica idea tematica la cui prima esposizione viene affidata al violino, mentre nella seconda citazione la melodia parte dal pianoforte per poi essere nuovamente ripresa dal violino. La seconda parte, è invece un Vivace in 3/4 il cui tema principale viene esposto in successione da pianoforte e violino, per poi passare a una idea secondaria, esposta nella stessa successione, che porta alla ripresa del tema principale (solo il violino) con l'aggiunta di una coda a completamento dell'episodio. Nella seconda esposizione dell'Andante tranquillo il tema viene momentaneamente trasposto dalla tonalità di fa maggiore a quella di re maggiore, per poi tornare nella tonalità originaria con l'aggiunta finale di un libero canto del violino che si dispiega in un appassionato crescendo. Il Vivace si ripresenta quindi con una variazione basata sul pizzicato del violino e sullo staccato dell'accompagnamento pianistico nel quale vengono successivamente aggiunti rapidi arpeggi terzinati. L'ultima ripresa dell'Andante, avente funzione di coda, presenta il tema che, dopo sole due battute, passa nuovamente da re maggiore a fa maggiore, mentre una rapidissima citazione (sette battute) della seconda parte viene posta come sigillo conclusivo del movimento.

Liberamente costruito in forma di rondò, il movimento conclusivo Allegretto grazioso (quasi Andante) della Seconda Sonata presenta come tema principale un canto mosso nel registro medio-basso del violino, la cui duplice esposizione viene inframmezzata da uri conseguente motivo secondario cantato dal pianoforte. Il primo episodio in alternanza con il tema si sviluppa su rapidi arpeggi ascendenti del pianoforte che accompagnano una ondeggiante ricerca melodica del violino, mentre un delicato intreccio tra i due strumenti prepara il ritornello del tema. Il secondo episodio alternativo contiene invece elaborazioni e dilatazioni di frammenti del tema, seguite da un grazioso staccato con cui il pianoforte sostiene l'andamento terzinato del violino. Una variante del primo episodio alternativo seguita da un ulteriore ritornello del tema e da una coda conclusiva portano infine a compimento la sonata.

Carlo Franceschi De Marchi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Le tre Sonate per violino e pianoforte op. 78, op. 100 e op. 108 appartengono alla piena maturità di Brahms (nell'arco di vita tra il 1878 e il 1888) e riflettono alcune caratteristiche fondamentali della sua poetica, prima fra tutte quel senso intimo, tenero, sentimentale e dolcemente affettupso del Lied, che è l'elemento base e costante di tutta la produzione del compositore amburghese, dalla cameristica alla sinfonica. Si sa che oltre queste Sonate egli ne aveva scritte altre tre, ma due furono distrutte dallo stesso autore perché non soddisfatto della forma. Il terzo manoscritto delle Sonate non pubblicate, elaborato intorno al 1850 e catalogato con il numero 5 di opus, fu smarrito da Brahms a Weimar durante una visita a Liszt nel giugno del 1853. Non va dimenticata inoltre la presenza di Brahms nella Sonata per violino e pianoforte composta nel 1853 in collaborazione con Albert Dietrich e Robert Schumann.

La Sonata op. 100 in la maggiore, detta anche Thuner-Sonate per essere stata composta nell'estate del 1886 tra le montagne svizzere di Thun, ebbe il suo battesimo d'arte a Vienna il 2 dicembre dello stesso anno in una esecuzione con il violinista Hellmesberger e lo stesso Brahms al pianoforte. La composizione venne pubblicata l'anno successivo a Berlino dopo che erano apparsi altri importanti lavori di Brahms, come l'Akademische Festouvertüre e la Tragische Ouvertüre, la Terza e la Quarta Sinfonia e il Secondo concerto in si bemolle maggiore op. 83. La Sonata op. 100 appartiene al Brahms intimistico, dall'amabilità colloquiale e dalla delicata tenerezza lirica. In essa spira, come è stato detto, quel liederismo nostalgico e sentimentale che è una delle componenti del Romanticismo tedesco e si riallaccia all'esperienza schubertiana e mendelssohniana. Non per nulla nel primo tempo della Sonata si possono cogliere citazioni di Lieder brahmsiani, come quelli intitolati "Wie Melodien zieht es mir leise durch den Sinn" (Come melodia qualcosa passa lieve per la mente) e "Komm' bald" (Vieni presto), che è l'inciso finale del Lied "Immer leiser wird mein Schlummer" (Sempre più leggero è il mio sonno). Questi titoli sono associati inoltre all'immagine della giovane e seducente cantante Hermine Spies, che fu una raffinata interprete del repertorio liederistico tedesco e di quello brahmsiano in particolare. Per giunta l'attacco della Sonata fa pensare (reminiscenza o casualità?) al tema del Preis-Lied (Canto della gara) del wagneriano Meistersinger von Nürnberg, anche se con una trasposizione di note (dal do maggiore al la maggiore) e soltanto per un breve richiamo armonico. Per il resto il primo tempo (Allegro amabile) si snoda con estrema morbidezza di accenti nel rapporto sempre ben stretto tra violino e pianoforte, in cui, oltre ad un richiamo ricorrente al Preis-Lied e ad un procedimento cantabile, si profila una vivace coda ritmica.

L'Andante in fa maggiore si apre con una dolce melodia del violino e si articola in due variazioni, di cui la seconda dalla tessitura più leggera rispetto alla prima. Il tutto è realizzato con naturalezza e freschezza di immagini, non prive di spunti popolareschi tipici della musica cameristica schubertiana. Il finale (Allegretto grazioso) in fa maggiore mantiene dapprima una linea pensosa e severa, ma poi acquista più agilità e brillantezza in un gioco di sonorità eleganti e spumeggianti. Sono due momenti psicologici intrecciati e intersecati fra di loro in un clima da rondò, di disincantata Stimmung tardo-romantica. Non a caso Brahms, non solo quello cameristico, viene considerato sotto il profilo formale l'ultimo epigono di Beethoven, anche se nella sua arte, espressione della cultura borghese, non trova posto l'esaltazione della volontà di lotta nella vita come elemento dialettico e drammatico, che sta invece alla base del pensiero e dell'estetica del creatore della Missa solemnis.

Ennio Melchiorre

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

La Sonata per violino e pianoforte op. 100 è la seconda delle tre Sonate dedicate da Brahms al duo violino e pianoforte (opp. 78, 100, 108), tutti lavori della piena maturità, composti fra il 1879 e il 1888, dunque fra i quarantasei e i cinquantasette anni di età. Un così tardivo interesse per questa formazione cameristica non deve stupire, essendo soltanto apparente. Infatti Brahms distrusse gran parte della sua produzione giovanile per questo organico, sotto lo stimolo di una severa autocritica. Estremamente complessa era per il compositore la ricerca di una soluzione - formale e di equilibrio fonico - che coinvolgesse i due strumenti prediletti salvaguardando sia la poetica introspettiva propria dell'autore, che la sua esigenza di riallacciarsi a una tradizione considerata imprescindibile ma orientata verso fini di dialettica interna al discorso musicale, di individualistico e conflittuale confronto fra i due strumenti. Il rapporto fra violino e pianoforte viene invece piegato da Brahms nelle opere mature (sull'esempio di Schumann e con la parziale eccezione dell'op. 108) in direzione di un romanticismo intimistico, in cui si rivela essenziale la rinuncia agli aspetti più appariscenti del virtuosismo violinistico. Brahms esalta dunque la vocazione cantabile del violino, e attribuisce al pianoforte il ruolo di complice, più che di interlocutore, con una scrittura che si presenta addirittura preminente rispetto allo strumento ad arco.

È quello che si riscontra anche nella Sonata op.100, che esprime un deciso ritorno alle istanze intimistiche dopo il grande affresco della Quarta Sinfonia, come sembrano sottolineare, ancora una volta, delle citazioni liederistiche; vi appaiono infatti reminiscenze dei Lieder "Wie Melodien zieht" op.105 n.1, e "Komm bald" op. 97 n. 5, entrambi destinati alla cantante Hermine Spiess per la quale sembra Brahms nutrisse una predilezione che si spingeva oltre l'apprezzamento professionale; da cui le ipotesi sul significato criptografico (quasi schumanniano) delle citazioni. Quasi superfluo, del resto, osservare come tali ipotesi nulla aggiungano alla comprensione musicale del brano, che può essere felicemente fruito come musica "pura".

Articolata in tre movimenti, la Sonata si apre con un Allegro amabile che sembra riassumere nell'aggettivo dell'intestazione il proprio luminoso e dolcissimo contenuto; il primo tema - che mostra palesi affinità con il Preislied (la canzone che dà a Walther il premio) dei Meistersinger di Wagner - non trova una contrapposizione nella seconda idea, che ne prolunga la connotazione espressiva, ma piuttosto negli accenti ritmici della terza, che riaffiorano poi nello sviluppo, interrompendo la linearità di una sezione dominata soprattutto dal tema iniziale; alla riesposizione succede una coda eccezionalmente lunga. Del tutto singolare è il movimento centrale, che assolve insieme alle funzioni di movimento lento e di scherzo; esso infatti alterna, secondo lo schema ABABA, sezioni in Andante tranquillo, liricamente terso, e sezioni in Vivace, dal carattere di danza (quasi uno Scherzo alla Mendelssohn), fra loro contrastanti ma tematicamente correlate. L'Allegretto grazioso che conclude la composizione è un Rondò i cui tre episodi non contrastano ma riprendono linearmente il cantabile motivo del refrain; è in questo movimento che si impongono principalmente le citazioni liederistiche; ma colpisce soprattutto il calore della linea violinistica, dovuta al privilegio del registro grave.

Arrigo Quattrocchi

Guida all'ascolto 4 (nota 4)

Pubblicata nel 1886, la Sonata op. 100 era nata in Svizzera, sulle rive del Iago di Thun, durante uno di quei soggiorni estivi così cari a Brahms, che ne approfittava per celebrare in solitaria letizia i riti del suo culto della natura. È un'opera di particolare «felicità», ed è il primo lavoro cameristico di Brahms dopo gli anni dedicati quasi esclusivamente alle due ultime Sinfonie: sembra quasi un momento di ristoro alla tensione di quello sforzo, prima che esso riprendesse, sempre nel campo della musica da camera, alla ricerca del coronamento dell'esperienza creativa del compositore. Ma di fatto, la levigata perfezione del linguaggio strumentale di questa Sonata, la purezza del suo fluido discorso melodico, la delicatezza delle tinte, nascondono anche qui l'impegno tenace e incontentabile dell'accanito costruttore di forme. La profonda elaborazione tematica del primo movimento, la sagacia con cui è costruito il secondo, ove secondo una tecnica prediletta di Brahms, si fondono ì principi dei due tempi centrali della Sonata classica, basterebbero da soli a denunciare, ad onta della tranquilla gioiosità delle atmosfere espressive, il lavoro minuzioso del compositore.

Il primo tema del movimento iniziale si snoda placidamente nella cantabilità «amabile» di un motivetto di quattro misure, per poi ampliarsi quasi di soppiatto in progressive variazioni degli incisi. Il secondo gruppo tematico recupera invece una generosa larghezza di fraseggio, animandosi nelle terzine dell'accompagnamento pianistico, mentre dalla ricchezza dell'invenzione melodica scaturiscono altre idee secondarie, in un variopinto pullulare di spunti ritmici. Da una di queste idee secondarie, quasi un vero e proprio terzo tema, prevalentemente ritmico [due quarti seguiti da una terzina], è arricchita la sezione degli sviluppi, basata principalmente sul primo tema. Dopo la ripresa, un lungo pedale introduce una coda molto estesa e sviluppata.

L'Andante tranquillo presenta un tema cantabile, disteso in un lungo arco melodico. Con esso contrasta una sezione, Vivace, basata su un motivo leggerissimo, saltellante, quasi uno Scherzo intarsiato nel tempo lento. Si tratta in realtà di una variazione, abbastanza sviluppata, del tema iniziale, che modulando a re maggiore prepara il ritorno dell'Andante. A questo segue un'altra variazione in tempo mosso, quindi l'ultima ripresa del tema originale, prima di una breve coda, ancora Vivace. II terzo movimento sembra voler ricondurre la Sonata nel clima dell'Allegro amabile: un tema piuttosto slanciato, alleggerito dalla strumentazione discreta della parte pianistica, dà luogo, assieme ad altri spunti melodici, ad un discorso ritmico quanto mai trasparente e sfumato. L'arco dinamico supera raramente il mezzoforte, mentre le atmosfere espressive cercano l'affinità più che il contrasto.

Daniele Spini


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 102 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 26 Aprile 1991
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 20 novembre 2003
(4) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 3 dicembre 1978

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Ultimo aggiornamento 5 dicembre 2018