Quattro Klavierstücke (Quattro brani) per pianoforte, op. 119


Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
  1. Intermezzo in si minore - Adagio
  2. Intermezzo in mi minore - Andantino un poco agitato
  3. Intermezzo in do maggiore - Grazioso e giocoso
  4. Rapsodia in mi bemolle maggiore - Allegro risoluto
Organico: pianoforte
Composizione: 1892
Edizione: Simrock, Berlino, 1893
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

I Pezzi per pianoforte op. 119 sono le ultime pagine pianistiche di Brahms. Il Primo Intermezzo è di ridotte proporzioni e serve da introduzione alla raccolta. Ma, per quanto breve, semplice e di carattere introduttivo, il pezzo racchiude in sé un'altissima poesia, di una malinconia lancinante che non ha molti paragoni neppure nel Brahms maggiore. La prima parte del seguente Intermezzo è molto vicina alle Romanze senza parole di Mendelssohn, e la riassunzione di stilemi mendelssohniani assume qui un deciso carattere di citazione nostalgica. Originalissima è la seconda parte: si tratta di un Valzer, costruito sullo stesso tema della prima parte, come la riattualizzazione di un ricordo dolcissimo. La ripresa della prima parte ed una citazione della seconda parte completano il pezzo. Il Terzo Intermezzo è una specie di Serenata, che ricorda lo stile orchestrale di Brahms, con strumentini e con violoncelli in "pizzicato". La composizione è costruita su un solo tema.

La struttura della Rapsodia è molto articolata e ricorda la cosiddetta "forma ad arco" di Bartók: primo tema, secondo terna, terzo tema, secondo tema, sviluppo del primo tema e sua ripresa parziale, coda. I tre temi sono molto caratterizzati: il primo alterna i modi della marcia e del corale, ed è dunque eroico, il secondo è triste e funereo, il terzo è graziosissimo, "femminile". Ma la costruzione fraseologica è molto singolare: invece di periodi di otto battute suddivisi in quattro e quattro, il primo tema è costruito su nove battute e gli altri su otto, ma suddivise in tre e cinque. Il risultato, per l'ascoltatore, è che tutto ciò che sembra noto e rassicurante diventa sottilmente inquietante. Un racconto ambientato in un castello dei cavalieri teutonici? Chissà! Purtroppo io non sono un Richter e non so legare la Rapsodia ad una traccia drammaturgica....

Piero Rattalino

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il pianoforte aveva dominato interamente il primo periodo dell'attività di Brahms, ma in seguito era stato messo relativamente in ombra dal desiderio d'esplorare le possibilità offerte da altri mezzi, spaziando dai piccoli gruppi cameristici ai grandi organici sinfonico-corali. Negli ultimi anni, Brahms tornò a quello che era il "suo" strumento e durante le estati del 1892 e 1893 compose, nella pace di Ischl, quattro raccolte di pezzi pianistici, che sembrano un sereno congedo dal mondo pronunciato sul limitare della vita, quando l'amore e la nostalgia delle cose terrene sono uniti indissolubilmente al senso della vanità di tutto, della solitudine esistenziale, della vicinanza della morte.

Appaiono ormai lontanissimi gli eroismi beethoveniani, le meditazioni chopiniane e gli slanci schumanniani che echeggiavano quarant'anni prima nel pianoforte del giovane Brahms, così come la grandiosa concitazione dei suoi due Concerti pianistici: in questi pezzi prevale un tono pacato e intimo, tenero e sentimentale, anche ingenuo, di quell'ingenuità che possono raggiungere soltanto i grandi vecchi. Il linguaggio con cui ora Brahms si esprime è semplificato, o piuttosto depurato, ma, anche se non vi si trovano le lezioni di armonia e contrappunto che Brahms elargiva talora al suo pubblico, rivela una superiore sapienza armonica e una nuova, delicata sensibilità timbrica.

Ultima tra le ultime raccolte pianistiche di Brahms, l'op. 119 accoglie tre Intermezzi e una Rapsodia, che non hanno alcun elemento esteriore d'unità e che sono tenuti insieme unicamente da un segreto legame poetico. All'inizio dell'Intermezzo in si minore si ode un tema che, secondo il desiderio di Brahms, deve produrre l'effetto d'un carillon triste e misterioso, mentre il secondo tema è lirico ed espressivo. Si assapora ancora una volta in questo Adagio la malinconia brahmsiana, connubio di tristezza serotina e di serena dolcezza, di gravità e di lirismo.

Il secondo Intermezzo è diviso in tre sezioni, che costituiscono come un breve ciclo di tre variazioni su un unico tema; le due variazioni esterne (Andantino un poco agitato) sono mosse e quasi febbrili, quella centrale (Andantino grazioso) è lirica e serena e sembra ricordarsi d'un lontano Valzer brahmsiano, il secondo dell'op. 39.

È impossibile non percepire un profumo schubertiano nel terzo Intermezzo, Grazioso e giocoso, anch'esso diviso in tre sezioni basate su un unico tema, quasi sempre affidato a una voce intermedia: capovolgendo lo schema del precedente pezzo, le due sezioni esterne hanno qui un carattere prevalentemente melodico, mentre quella centrale è più ritmica. Nell'Allegro risoluto della Rapsodia Brahms sembra ritrovare il clima eroico, l'esaltazione fantastica, il carattere impetuoso delle sue Ballate giovanili: tre temi principali vi si susseguono, ritmico e gagliardo il primo, misterioso e minaccioso il secondo, piacevole e melodico il terzo. Il primo torna nella coda, variato in modo da accentuarne lo slancio ritmico, dando un suggello esuberante a questi pezzi fondamentalmente introversi e crepuscolari, come se Brahms avesse voluto tornare per un ultimo addio agli ideali e agli slanci della giovinezza.

Mauro Mariani

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Nella sequenza degli ultimi pezzi del nostro disco incontriamo ora un'altra pagina di appassionante bellezza. Si tratta dei quattro pezzi per pianoforte op. 119 che, come i brani dell'op. 117 e op. 118 testimoniano di un Brahms maturo, che nella pace della località di villeggiatura di Ischl scrive brani in cui l'amore e la nostalgia sono una sorta di refrain poetico in grado di testimoniare una grande profondità d'animo. In questi pezzi emerge un tono pacato, lirico, tenero, sentimentale, con un linguaggio raffinato eppure essenziale e di grande efficacia emotiva. Il primo, l'Intermezzo in si minore (Adagio) è una breve architettura in forma Lied (ABA) e funziona da pezzo introduttivo, da anteprima della serie. Lo percorre un tema tenue che, secondo l'intento di Brahms, doveva produrre l'effetto del suono di un carillon malinconico e triste. Il secondo elemento ha un carattere cantabile ed espressivo. L'lntermezzo in mi minore n. 2 Andantino un poco agitato, richiama nello stile le romanze senza parole di Mendelssohn, tanto che davvero pare, quella di Brahms, una scelta poetica precisa in cui il genio di Lipsia viene citato quasi ad esempio. Lo vediamo dalla melodia fluida e cantabile che assume continuamente connotazioni diverse, quasi fosse una variazione infinita, compreso un segmento del tutto rielaborativo; nella parte centrale troviamo un valzer a sua volta variante di danza del tema principale, ma che sembra trovar significative somiglianze con un altro Valzer di Brahms, quello dell'op. 39 n. 2. Il brano si conclude con una ripresa della prima parte ed una citazione conclusiva del tema di valzer nella coda. Il terzo Intermezzo, Grazioso e giocoso in do maggiore, riconduce ad atmosfere sonore elettive schubertiane che fanno pensare a marcianti e tintinnanti motivi militareschi. Strutturato attorno a un unico tema, presenta una parte centrale elaborativa e una stringata conclusione che rapidamente si congeda con la citazione in coda del tema refrain. La bella Rapsodia in mi bemolle maggiore conclude la serie dei pezzi op. 119. Si traila di un brano ricco di sollecitazioni, spinili e idee, tipicamente libero, rapsodico, improvvisativo. Il primo tema è massiccio e frontale, disposto com'è su marmorei accordi che si stagliano con energia, talvolta ulteriormente lavorato e attraversato da lampeggianti scalette alternate a pesanti passi scalari; il secondo tema è misterioso, triste e funereo, tutto avvolto attorno a rotonde terzine incastonate dentro ad accordi; il terzo è malioso, femminile, emergente nella sua cantabilità dai grandi arpeggi accordali che lo contengono: sembra un momento di incantamento, di spaesamento totale; sull'onda di questo stato surreale, Brahms ci conduce in una sorta di fantasioso sviluppo, con le citazioni in forma di variazione del secondo tema e del primo, immerse in clima onirico dai colori iridescenti; ecco le oblique scalette del primo gruppo che qui sono enfatizzate per creare un coloratissimo climax sonoro che di nuovo ci porta alla citazione del primo tema; un grande epilogo, basato su una serie di fantasmagoriche varianti del profilo del primo tema divenuta improvvisamente "cavalcante" per l'uso ritmico della nota puntata e conduce trionfalmente a conclusione la Rapsodia.

Marino Mora


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 15 gennaio 2010
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 25 gennaio 1996
(3) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 293 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 2 luglio 2014