Alte Liebe (Antico amore), op. 72 n. 1

lied per voce e pianoforte

Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
Testo: Carl Candidus Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1876 - 1877
Edizione: Simrock, Berlino, 1877
Guida all'ascolto (nota 1)

Nella produzione liederistica assai vasta di Brahms (oltre 300 canti per voce sola con accompagnamento di pianoforte) si possono individuare alcune costanti fondamentali. Essenziale rimane sempre l'incidenza della voce, cui è affidata una linea espressiva melodica e ritmica di stretta adesione al testo. Assai varia appare poi l'inventiva che privilegia, tra le voci, i registri profondi, fornendo quindi un'altra testimonianza dello stretto nesso da sempre intercorso tra il compositore amburghese e la poetica dell'età barocca, durante la quale la voce del basso appunto aveva un rilievo dominante. Il culto della forma, pure sempre importante per Brahms, si è applicato anche al genere liederistico, nell'impegno prestato all'esemplare osservanza dell'unità organica delle melodie e all'elegante strenua articolazione dei differenti motivi. Infine ha assunto sempre un rilievo decisivo la simmetria nell'articolazione dei Lieder, con predilezione per i canti strofici in senso stretto o per le strofe più o meno variate.

Brahms era fermo assertore infatti del concetto che «la forma strettamente strofica era veramente la più elevata di tutte le forme del Lied». Egli era solito imparare a memoria i testi, anche delle raccolte più estese, e comporre poi le melodie all'aria aperta. Da una parte ebbe ad adottare melodie in sé definite, come nei motivi d'origine popolare, assegnando al pianoforte la parte del mero accompagnamento, da un'altra parte si curò di articolare il Lied ih forma dialogica, mutuandone lo sviluppo dalle Sonate per pianoforte e strumento ad arco; da un'altra parte ancora Brahms riuscì ad arricchire la parte del pianoforte di tutta la ricchezza armonica più audace e sontuosa, oltrepassando, qualche volta, in fatto di tecnica alla tastiera, i raggiungimenti schumanniani nei chiaroscuri emotivi. Parecchi Lieder, scritti in gioventù, preannunciano gli stilemi della maturità e, assieme alla vena malinconica o alla profonda tenerezza d'atmosfera, determinante è risultato sempre il rapporto con gli schemi del passato, sì che il notissimo giudizio di Wagner - «Quante cose si possono ancora dire nelle forme antiche, quando arriva qualcuno in grado di padroneggiarle a dovere» - vale anche per gran parte della produzione vocale di Brahms.

Dopo la vibrante stagione dei vari cicli dei Liebeslieder, nonché dei Canti nello spirito della Romanza e della Ballata, Brahms sembra staccarsi dal primitivo accostamento ingenuo al melos popolare e tali riferimenti, quando sopravvivono, sono essenzialmenti di carattere formale. Alte Liebe appartiene ancora ai Fünf Gesange dell'op. 72 scritti nel 1876/77: nella tonalità di sol minore, tempo 6/4 con conclusione rallentata, fu verosimilmente scritto a Rugen nell'estate del 1876 secondo una lettera dell'autore a Elizabeth von Herzogenberg. Lo spirito del lavoro è essenzialmente fantastico, s'avvale di reiterate modulazioni, con continui arpeggi nell'accompagnamento, e riesce a rendere in modo mirabile particolarmente lo stato d'animo, prossimo al sogno, suggerito dall'incanto di una giornata di primavera in cui l'inviduo sensibile può percepire assieme la gioia e la tristezza.

Luigi Bellingardi

Testo

ALTE LIEBE

Es kehrt die dunkle Schwalbe
aus fernem Land zurück,
die frommen Störche kehren
und bringen neues Glück.
An diesem Frühlingsmorgen,
so trüb' verhängt und warm
ist mir, als fand' ich wieder
den alten Liebesharm.
Es ist, als ob mich leise
wer auf die Schulter schlug,
als ob ich säuseln hörte,
wie einer Taube Flug.
Es klopft an meine Türe,
und ist doch niemand draus;
ich atme Jasmindüfte
und habe keinen Strauss.
Es ruft mir aus der Ferne,
eine Auge sieht mich an,
ein alter Traum erfasst mich
und führt mich seine Bahn.
ANTICO AMORE

Fa ritorno la scura rondine
da lontane terre,
le aggraziate cicogne ricompaiono
e recano nuova felicità.
In questo mattino di primavera,
così nuvoloso e caldo
mi sembra di ritrovare
l'antico affanno d'amore.
Succede, come se dolcemente
qualcuno battesse alla spalla,
come s'e io sentissi un fruscio,
simile al volo di una colomba.
Batte alla mia porta,
eppure fuori non c'è nessuno;
respiro effluvi di gelsomino
senza averne i fiori accanto.
Sento chiamare da molto lontano,
un occhio mi guarda,
un antico sogno mi afferra
e mi trascina con sé.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 23 febbraio 1977

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Ultimo aggiornamento 3 dicembre 2015