15 Variazioni e fuga per pianoforte in mi bemolle maggiore, op. 35

su un tema del balletto "Die Geschopfe des Prometheus", op. 43 dette anche "Variazioni Eroica"

Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Organico: pianoforte
Composizione: 1802
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia 1803
Dedica: Principe Lichnowsky
Guida all'ascolto (nota 1)

Le Quindici Variazioni (con Fuga), che Beethoven compose nel 1802 (l'anno d'inizio della composizione della Sinfonia n. 3 "Eroica") e pubblicò nel 1803 come op. 35 dedicandole al conte Moritz von Lichnowsky, rappresentano un momento di particolare rilievo nella storia del rapporto del compositore con la variazione pianistica, un rapporto non sempre univoco, che alterna ardite e impegnatissime ricerche a scelte di carattere più occasionale (soprattutto negli anni giovanili) prima di giungere alla fase culminante nelle Sonate op. 109 e 111 e nelle Variazioni op. 120 su un valzer di Diabelli. Prima di questi vertici le Variazioni op. 35 sono forse la raccolta più significativa, la più ricca di novità e di una varietà di idee che fanno presagire i capolavori degli ultimi anni. Proprio tale ricchezza ha provocato qualche divergenza d'opinione, ad esempio le perplessità di chi, come Giovanni Carli Ballola, giudica con severità forse eccessiva lo sperimentalismo «incerto quanto ambizioso» della raccolta. Ma le discontinuità stilistiche e qualitative innegabilmente presenti nell'op. 35 sono comunque elementi di grande interesse, e anticipano aspetti determinanti del pensiero beethoveniano più avanzato.

Le Variazioni in mi bemolle maggiore presentano inoltre significative affinità con il Finale dell'Eroica (di qui l'improprio soprannome che è stato loro dato), rispetto al quale possono essere considerate per alcuni aspetti una sorta di cartone preparatorio, innanzi tutto perché ne condividono il materiale di partenza e l'idea di non cominciare subito con la presentazione del tema, ma da una «Introduzione col basso del tema». Prima di approdare all'op. 35 e all'Eroica, questo basso e il tema avevano trovato posto in una Contraddanza e, nel 1801, nel balletto Le creature di Prometeo.

Nella Introduzione, presentato il basso (con il contrasto clamoroso costituito dai tre colpi in fortissimo sulla dominante), Beethoven costruisce su questo contrappunti a due, a tre e a quattro voci (Schumann se ne ricorderà negli Improvvisi su tema di Clara Wieck). Solo a questo punto giunge il tema. Nelle Variazioni sembra inizialmente venir meno l'interesse per il contrappunto dotto manifestato nell'Introduzione, e le prime Variazioni si muovono su un terreno sostanzialmente tradizionale, con brillante scrittura virtuosistica, intervenendo sul profilo del tema (e talvolta sul basso); ma la settima ha una rigorosa struttura a canone (di notevole indipendenza dal tema) che si può intendere in chiave di arguto umorismo. L'ottava a sua volta sembra appartenere ad un altro mondo, con l'intensità melodica degna di un breve Klavierstück romantico. La nona ritorna ad una dimensione brillante e sembra aprire una nuova fase nell'articolazione complessiva del ciclo delle Variazioni. La quattordicesima, in minore, di notevole interesse armonico, ha un sapore vagamente pre-schumanniano e si collega direttamente alla quindicesima, in tempo lento (Largo), dove la ricchezza della fiorita ornamentazione, per nulla convenzionale, è un altro degli aspetti dell'op. 35 che sembra voler ripensare originalmente a dimensioni barocche. Tanto più che, come una Fantasia, precede la Fuga che costituisce lo splendido coronamento della raccolta; ma è seguita ancora dal conclusivo Andante con moto, ultima enunciazione del tema, ampliata e variata. Così anche in questa conclusione si giustappongono mondi diversi, tra i quali il pensiero beethoveniano più avanzato opererà negli ultimi anni più compiute sintesi.

Paolo Petazzi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 27 ottobre 2000

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Ultimo aggiornamento 21 ottobre 2011