Sonata per corno e pianoforte in fa maggiore, op. 17


Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
  1. Allegro moderato
  2. Poco Adagio, quasi Andante (fa minore)
  3. Rondo. Allegro moderato
Organico: corno, pianoforte
Composizione: 1800
Prima esecuzione: Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 18 aprile 1800
Edizione: Mollo, Vienna 1801
Dedica: Baronessa J. Von Braun
Guida all'ascolto (nota 1)

Jan Vaclav Stich, più noto col nome italianizzato di Giovanni Punto, era il più grande virtuoso di corno della sua epoca e con le sue tournée si era fatto conoscere dall'Ungheria fino all'Inghilterra. A Parigi, nel 1778, incontrò Mozart, che scrisse per lui la parte per corno della Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore K. 297 b. A Vienna, nel 1800, incontrò Beethoven, che scrisse per lui la Sonata in fa maggiore per corno e pianoforte, op. 17. Con una rapidità che sarebbe sorprendente per qualunque musicista ma che sembra addirittura incredibile per Beethoven, considerando la genesi solitamente lunga e tormentata delle sue composizioni, questa Sonata fu scritta in due giorni, in modo che fosse pronta per il concerto fissato per il 18 aprile 1800. In quell'occasione Beethoven stesso stava al pianoforte, improvvisando quelle parti che non aveva fatto in tempo a scrivere per esteso. Il successo fu enorme: «La Sonata è stata eseguita così perfettamente ed è piaciuta tanto che, a dispetto della nuova ordinanza sui teatri che proibisce i bis e gli applausi fragorosi, i due virtuosi furono costretti dagli entusiastici gridi di "Bravo!" a ricominciare da capo e ad eseguirla un'altra volta dall'inizio alla fine» (da un articolo della "Allgemeine Musikalische Zeitung"). La Sonata venne pubblicata l'anno seguente dall'editore viennese Mollo.

Nel corso del XVIII secolo il corno era già stato usato come solista con relativa frequenza: ma Vivaldi, Bach, Haydn e Mozart (per citare soltanto i più illustri) gli avevano affiancato come partner un'orchestra e non uno strumento a tastiera, che sembrava inconciliabile col corno per timbro e tecnica. Ma l'incontro d'un compositore come Beethoven - molto attento a valorizzare tutte le possibilità di strumenti ancora non esplorati a fondo: per quanto riguarda il corno, basterà ricordare lo Scherzo della Terza Sinfonia e l'Adagio della Nona - e d'uno strumentista come Punto - che eccelleva col suo celebre corno d'argento sia nella cantabilità, di grande dolcezza e purezza, sia nei passaggi veloci e brillanti - rese possibile e felice quest'improbabile matrimonio. La Sonata tuttavia non forza i limiti naturali dei due strumenti, non tenta soluzioni audaci e si mantiene nei suoi limiti di piacevole pezzo da concerto destinato ad un celebre virtuoso.

Il primo movimento, Allegro moderato, presenta una forma-sonata classica, ma meno sperimentale e più disimpegnata rispetto a quanto Beethoven stava facendo nello stesso periodo con le Sonate per pianoforte e nei Quartetti per archi. Il problema di mettere d'accordo due strumenti così diversi è brillantemente risolto fin dall'inizio, con un primo tema che nasce da un rapporto cordiale e collaborativo tra i due strumenti, ognuno dei quali conserva tuttavia le sue prerogative, con il corno che attacca brillantemente il tema forte, mentre il pianoforte risponde piano. Il secondo tema valorizza anche le possibilità cantabili e liriche del corno, quindi lo sviluppo del movimento prosegue con un dialogo pieno di brio tra i due strumenti. Ben diversa è l'atmosfera del Poco adagio quasi andante, che inizia in fa minore (le tonalità minori presentavano notevoli problemi tecnici per il corno di allora, privo di pistoni) con un breve motivo del corno simile a una serie di lamentosi sospiri, cui il pianoforte risponde con accenti partecipi e calorosi: sono appena poche battute, che sfociano senza interruzione nel finale, un sereno Allegro moderato in forma di rondò, che sollecita il virtuosismo del corno, mettendone a dura prova l'agilità ed esponendolo a rischiose escursioni nel registro acuto.

Mauro Mariani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 6 aprile 2001

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Ultimo aggiornamento 11 febbraio 2012