Maigesang (Canto di Maggio), op. 52 n. 4

Lied in la bemolle maggiore per voce e pianoforte

Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Testo: Johann Wolfgang von Goethe Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1790 - 1792
Edizione: Bureau des Arts et d'Industrie, Vienna 1805
Guida all'ascolto (nota 1)

Il dibattito critico sulla liederistica beethoveniana è pressoché concorde nel riconosere la sostanziale estraneità del maestro di Bonn alla più autentica poetica del Lied. Come ha ineccepibilmente osservato Mario Bortolotto « (...) innegabilmente Beethoven è, in quanto liederista, l'uomo del passato. L'interesse che egli dimostra per questa sorta di canto, nonostante i raggiungimenti di incalcolabile portata, è stato sempre marginale. E, per di più, privo di una direzione unitaria (...)». I singoli Lieder beethoveniani, insomma, sono di fattura anche pregevolissima, ma si rifanno a radici stilistiche dissimili che non vengono poi unificate (come avviene, ad esempio, in Schubert) da una precisa impronta del compositore.

Di questa mancanza di "direzione unitaria" l'antologia proposta questa sera offre un esempio circoscritto ma senz'altro esauriente. Il Mailied (Canto di maggio) è il primo incontro di Beethoven con Goethe, un incontro certamente in tono minore fra i due maestri del classicismo; la breve composizione è stata pubblicata nel 1805, in un gruppo di otto Lieder, ma risale in realtà agli ultimi anni del musicista a Bonn (1790/92). Si tratta di una canzone strofica segnata da una scorrevolezza melodica e una spontaneità espressiva di fresca naiveté, disimpegnata e cordiale, non esente da un certo manierismo.

Arrigo Quattrocchi

Testo (nota 2)

MAIGESANG
CANTO DI MAGGIO
Wie herrlich leuchtet mir die Natur,
Wie glänzt die Sonne, wie lacht die Flur!
Es dringen Blüten aus jedem Zweig
Und tausend Stimmen aus dem Gesträuch,
Und Freud und Wonne aus jeder Brust:
O Erd', o Sonne, o Glück, o Lust!
O Lieb', o Liebe! so golden schön
Wie Morgen wölken auf jenen Höhn!
Du segnest herrlich das frische Feld,
Im Blütendampfe die volle Welt.

O Mädchen, Mädchen, wie lieb ich dich!
Wie blickt dein Auge, wie liebst du mich!
So liebt die Lerche Gesang und Luft,
Und Morgenblumen den Himmelsduft
Wie ich dich liebe mit warmem Blut,
Die du mir Jugend und Freud und Mut
Zu neuen Liedern und Tänzen gibst.
Sei ewig glücklich, wie du mich liebst!
Come si illumina meravigliosamente la natura,
come brilla il sole, come ride la campagna!
Da ogni ramo sbocciano i fiorì
e cento voci prorompono dai cespugli,
e gioia e delizia da ogni petto.
O terra, o sole, o felicità, o piacere!
O amore, o amore! Così bello, dorato
come le nuvole del mattino su quelle alture!
Tu benefichi splendidamente il nuovo campo,
tutto il mondo si esala nei fiori.

O fanciulla, fanciulla, quanto ti amo!
Quanto ammiro i tuoi occhi, quanto mi ami!
Così ama l'allodola il canto e l'aria,
e i fiori del mattino amano la rugiada del cielo,
come io ti amo, con il sangue caldo,
tu che mi dai la giovinezza e la gioia e il coraggio
per nuovi canti e nuove danze.
Sii eternamente felice, così come mi ami!
(Traduzione di Luigi Bellingardi)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 4 novembre 1987
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 4 dicembre 1970

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Ultimo aggiornamento 20 maggio 2016