«Egmont» - il più esteso ed importante gruppo di musiche sceniche beethoveniane - fu scritto - come disse l'Autore - «soltanto per amore del poema di Goethe», nel 1810, anche se egli era stato invitato a comporre l'opera dal Teatro Imperiale di Vienna, dove, - sono parole di Beethoven - «trattarono la mia musica senza nessuna cura, come del resto erano soliti fare». Il soggetto della tragedia di Goethe era particolarmente adatto a muovere l'ancestrale lato fiammingo del carattere di Beethoven: la sua «passione per la libertà» fu di nuovo chiamata ad operare e infiammò la sua ispirazione musicale. L'Ouverture - divenuta celeberrima nelle esecuzioni in concerto - è uno splendido esempio del nuovo spirito impresso a questa forma dal musicista. Essa, anziché costituire un semplice brano orchestrale introduttivo, ci offre, in una sfera sinfonica autonoma, una raffigurazione sintetica dei motivi che danno vita al dramma. Questo esalta, nella figura dell'eroico martire dell'indipendenza belga - il conte di Egmont, decapitato dagli spagnoli a Bruxelles nel 1568 -, la lotta per la libertà e il sacrificio per amore di patria: temi, ripetiamo, congeniali all'animo fiero e generoso di Beethoven: che qui li trattò, come disse Goethe, «con un genio ammirabile». La parte introduttiva dell'ouverture, dove si alternano rudi accordi degli archi e dolenti accenti dei fiati, come a simboleggiare la presenza brutale degli oppressori e i gemiti degli oppressi - conduce ad un drammatico Allegro che, dopo un serrato e teso sviluppo degli elementi in lotta, risolve in un vittorioso Allegro con brio culminante in una luminosa fanfara contrappuntata da temi di folgorante energia.
La collocazione scenica degli altri pezzi musicali fu
indicata dallo stesso Goethe: si tratta di quattro Intermezzi
orchestrali, del brano che descrive la morte di Chiaretta, del
«melodramma» per il sogno di Egmont e della Sinfonia di vittoria,
che interviene dopo che il sipario è calato sulla tragedia.
Ci sono inoltre due Lieder
di Chiaretta, che costituiscono due tra le più belle liriche
vocali scritte da Beethoven. In tutti questi pezzi è da
notare, peraltro, la stupenda orchestrazione: che, giovandosi
dell'esperienza delle sei Sinfonie
scritte fino allora da Beethoven, ha il magico potere di evocare le
figure dei protagonisti, l'ambiente dell'azione e il clima psicologico
della tragedia.
Nicola Costarelli
Freudvoll und leidvoll e Die Trommel gerühret sono le due canzoni cantate da Klärchen, l'amante di Egmont nell'omonima tragedia di Goethe, rispettivamente nel III e nel I atto. Pubblicata nel 1788, Egmont è una delle opere goethiane che più hanno colpito Beethoven, di origini nederlandesi, forse anche perché ne è protagonista un nobile fiammingo del Cinquecento, capo degli oppositori del dominio degli spagnoli, arrestato e ucciso dal duca d'Alba. Quando nel 1809 si accinse a musicarne alcune parti, i francesi avevano occupato Vienna, e l'idea della liberazione dal dominio straniero era assai sentita, evidentemente anche presso la direzione del Teatro di Corte di Vienna che gli offrì quale alternativa il Guglielmo Tell di Schiller, notoriamente un'altra opera incentrata sul problema della libertà e dell'autodeterminazione dei popoli. Ma Maynard Solomon rileva che sia in Fidelio sia in Leonore Prohaska come poi nell'Egmont troviamo il tema - scottante ma ben dissimulato - del travestimento di una donna da uomo: infatti Klärchen in Die Trommel gerühret desidera mettersi una divisa e raggiungere l'amato nella battaglia. Questo Lied "militare" nell'originale è a lungo accompagnato dai timpani in fa (e do), e nella strumentazione tra tutti i fiati, come nell'ouverture dell'Egmont, spicca l'ottavino, sottolineandone il carattere marziale. Beethoven teneva molto alla strumentazione come alla giusta resa musicale delle due canzoni; prima di comporle si era accertato che l'attrice prevista per il ruolo di Klärchen nella prima viennese del 1810, Antonie Adamberger, sapesse veramente cantare. Se la predilezione beethoveniana per certe atmosfere guerresche nella canzone Tamburi rullarono evita all'interprete preoccupazioni per il dosaggio di sfumature, il discorso è diverso per Gioire e gemere, «una lirica d'amore che si vorrebbe pur dire religiosa, tanta è la forza della volontà decisa nell'affermare una gioia cosmica, una Weltfreude, come risoluzione del Dasein dissonante» (Mario Bortolotto), in cui un pensoso "Andante con moto" è seguito da un conciso "Allegro assai vivace", un la maggiore non lontano dagli entusiasmi della Settima.
Johannes Streicher
Die
Trommel gerühret! Die Trommel gerühret! Das Pfeifchen gespielt! Mein Liebster gewaffnet Dem Haufen befiehlt, Die Lanze hoch führet, Die Leute regieret. Wie klopft mir das Herze! Wie wallt mir das Blut! O hätt ich ein Wämslein, Und Hosen und Hut! Ich folgt ihm zum Tor naus Mit mutigem Schritt, Ging durch die Provinzen, Ging überall mit. Die Feinde schon weichen, Wir schiessen darein. Welch Glück sondergleichen, Ein Mannsbild zu sein! |
Tamburi
rullarono Tamburi rullarono sonarono i pifferi. Armato il mio amore capeggia la schiera, in alto la lancia, su gli uomini impera. Ho il cuore che batte, ho il sangue al cervello! Oh avessi un giubbetto, calzoni e cappello! Lui fuor dalle porte seguire da prode, con luì per provìnce, e via in ogni dove; già domo è il nemico, lo incalzan gli spari: gioir senza pari è l'essere un uomo! |
Freudvoll und leidvoll Freudvoll Und leidvoll, Gedankenvoll sein, Langen Und bangen In schwebender Pein, Himmelhoch jauchzend, Zum Tode betrübt, Glücklich allein Ist die Seele, die liebt. |
Gioire e gemere Gioire e gemere ravvolti in pensieri. Bramare e in trepido tormento oscillare, trilli alti al cielo, nubi di morte. Felice sola è quell'anima che ama. |
(Johann Wolfgang von Goethe) | (traduzione di S. Benco) |