Egmont, op. 84

Musiche di scena per la tragedia di Johann Wolfgang von Goethe

Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
  1. Ouverture - Sostenuto ma non troppo. Allegro (fa minore)
  2. Aria di Klärchen "Die Trommel gerühret" - Vivace (fa minore)
  3. Intermezzo I - Andante (mi maggiore)
  4. Intermezzo II - Larghetto (mi bemolle maggiore)
  5. Aria di Klärchen "Freudvoll und liedvoll" - Andante con moto (la maggiore)
  6. Intermezzo III - Allegro (do maggiore)
  7. Intermezzo IV - Poco sostenuto e risoluto (mi bemolle maggiore)
  8. Morte di Klärchen - Larghetto (re minore)
  9. Monologo di Egmont - Poco sostenuto (mi bemolle maggiore)
  10. Sinfonia di Vittoria - Allegro con brio (fa maggiore)
Organico: soprano, voce recitante maschile, ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: 1809 - 1810
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia 1810
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

«Egmont» - il più esteso ed importante gruppo di musiche sceniche beethoveniane - fu scritto - come disse l'Autore - «soltanto per amore del poema di Goethe», nel 1810, anche se egli era stato invitato a comporre l'opera dal Teatro Imperiale di Vienna, dove, - sono parole di Beethoven - «trattarono la mia musica senza nessuna cura, come del resto erano soliti fare». Il soggetto della tragedia di Goethe era particolarmente adatto a muovere l'ancestrale lato fiammingo del carattere di Beethoven: la sua «passione per la libertà» fu di nuovo chiamata ad operare e infiammò la sua ispirazione musicale. L'Ouverture - divenuta celeberrima nelle esecuzioni in concerto - è uno splendido esempio del nuovo spirito impresso a questa forma dal musicista. Essa, anziché costituire un semplice brano orchestrale introduttivo, ci offre, in una sfera sinfonica autonoma, una raffigurazione sintetica dei motivi che danno vita al dramma. Questo esalta, nella figura dell'eroico martire dell'indipendenza belga - il conte di Egmont, decapitato dagli spagnoli a Bruxelles nel 1568 -, la lotta per la libertà e il sacrificio per amore di patria: temi, ripetiamo, congeniali all'animo fiero e generoso di Beethoven: che qui li trattò, come disse Goethe, «con un genio ammirabile». La parte introduttiva dell'ouverture, dove si alternano rudi accordi degli archi e dolenti accenti dei fiati, come a simboleggiare la presenza brutale degli oppressori e i gemiti degli oppressi - conduce ad un drammatico Allegro che, dopo un serrato e teso sviluppo degli elementi in lotta, risolve in un vittorioso Allegro con brio culminante in una luminosa fanfara contrappuntata da temi di folgorante energia.

La collocazione scenica degli altri pezzi musicali fu indicata dallo stesso Goethe: si tratta di quattro Intermezzi orchestrali, del brano che descrive la morte di Chiaretta, del «melodramma» per il sogno di Egmont e della Sinfonia di vittoria, che interviene dopo che il sipario è calato sulla tragedia. Ci sono inoltre due Lieder di Chiaretta, che costituiscono due tra le più belle liriche vocali scritte da Beethoven. In tutti questi pezzi è da notare, peraltro, la stupenda orchestrazione: che, giovandosi dell'esperienza delle sei Sinfonie scritte fino allora da Beethoven, ha il magico potere di evocare le figure dei protagonisti, l'ambiente dell'azione e il clima psicologico della tragedia.


LIED DI CHIARETTA
Chiaretta intona una sua preferita canzoncina militare, le cui parole riportano il suo pensiero all'amato Egmont.

INTERMEZZO I
Un brano che, nell'animazione dell'Allegro a note ripercosse e sincopi, sembra dipingere la rivolta dei fiamminghi contro gli spagnoli e il rabbioso sgomento degli oppressori.

INTERMEZZO II
Commenta lo stato d'animo di Egmont dopo il colloquio con Guglielmo d'Orange, che sembrava aver comunicato la sua ansia al protagonista.

LIED DI CHIARETTA
All'invito fattole dalla madre di accondiscendere all'amore di Brackenburg, Chiaretta risponde con una canzone che esprime un candido e giovanile amore. Ancora una volta, il suo pensiero è volto ad Egmont.

INTERMEZZO III
Un brano che segue al dialogo d'amore fra Egmont e Chiaretta: ma non c'è più l'atmosfera di quel tenero momento: vi si preannuncia, invece, la prossima lotta del popolo fiammingo e la sanguinosa repressione ordinata dal Duca d'Alba.

INTERMEZZO IV
Questo pezzo, in cui si alternano accenti dolorosi e guerreschi, sembra esprimere il presagio di una tragedia imminente.

MORTE DI CHIARETTA
Condannato a morte, Egmont è in prigione. Chiaretta si uccide col veleno. La musica esprime con intensa efficacia il doloroso episodio.

«MELODRAMMA»
Com'è noto, col termine di «melodramma» si designa qui un melologo; accoslamento di un testo declamalo ad un accompagnamento strumentale. Egmont rinchiuso in carcere ha nel sonno la visione della Libertà (nelle sembianze di Chiaretta). La musica ha carattere piuttosto dolce e contemplativo. Ma quando Egmont si sveglia e riprende conoscenza della realtà il commento orchestrale si fa eroico, con scoperto uso di trombe e segnali di guerra: rulli di tamburi lontani gradalamente si avvicinano. La musica raggiunge il massimo della forza con le ultime parole di Egmont: «E per salvare quello che vi è più caro, cadete con gioia, coma io ve ne do l'esempio!».

SINFONIA DI VITTORIA
Dopo le ultime parole del monologo di Egmont, l'orchestra riprende l'inno trionfale costituito dall'Allegro dell'ouverture, che qui, però, alla luce della musica già udita, acquista un significato nuovo e di «effetto incomparabile».

Nicola Costarelli

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Freudvoll und leidvoll e Die Trommel gerühret sono le due canzoni cantate da Klärchen, l'amante di Egmont nell'omonima tragedia di Goethe, rispettivamente nel III e nel I atto. Pubblicata nel 1788, Egmont è una delle opere goethiane che più hanno colpito Beethoven, di origini nederlandesi, forse anche perché ne è protagonista un nobile fiammingo del Cinquecento, capo degli oppositori del dominio degli spagnoli, arrestato e ucciso dal duca d'Alba. Quando nel 1809 si accinse a musicarne alcune parti, i francesi avevano occupato Vienna, e l'idea della liberazione dal dominio straniero era assai sentita, evidentemente anche presso la direzione del Teatro di Corte di Vienna che gli offrì quale alternativa il Guglielmo Tell di Schiller, notoriamente un'altra opera incentrata sul problema della libertà e dell'autodeterminazione dei popoli. Ma Maynard Solomon rileva che sia in Fidelio sia in Leonore Prohaska come poi nell'Egmont troviamo il tema - scottante ma ben dissimulato - del travestimento di una donna da uomo: infatti Klärchen in Die Trommel gerühret desidera mettersi una divisa e raggiungere l'amato nella battaglia. Questo Lied "militare" nell'originale è a lungo accompagnato dai timpani in fa (e do), e nella strumentazione tra tutti i fiati, come nell'ouverture dell'Egmont, spicca l'ottavino, sottolineandone il carattere marziale. Beethoven teneva molto alla strumentazione come alla giusta resa musicale delle due canzoni; prima di comporle si era accertato che l'attrice prevista per il ruolo di Klärchen nella prima viennese del 1810, Antonie Adamberger, sapesse veramente cantare. Se la predilezione beethoveniana per certe atmosfere guerresche nella canzone Tamburi rullarono evita all'interprete preoccupazioni per il dosaggio di sfumature, il discorso è diverso per Gioire e gemere, «una lirica d'amore che si vorrebbe pur dire religiosa, tanta è la forza della volontà decisa nell'affermare una gioia cosmica, una Weltfreude, come risoluzione del Dasein dissonante» (Mario Bortolotto), in cui un pensoso "Andante con moto" è seguito da un conciso "Allegro assai vivace", un la maggiore non lontano dagli entusiasmi della Settima.

Johannes Streicher

Testo

Die Trommel gerühret!

Die Trommel gerühret!
Das Pfeifchen gespielt!
Mein Liebster gewaffnet
Dem Haufen befiehlt,
Die Lanze hoch führet,
Die Leute regieret.
Wie klopft mir das Herze!
Wie wallt mir das Blut!
O hätt ich ein Wämslein,
Und Hosen und Hut!

Ich folgt ihm zum Tor naus
Mit mutigem Schritt,
Ging durch die Provinzen,
Ging überall mit.
Die Feinde schon weichen,
Wir schiessen darein.
Welch Glück sondergleichen,
Ein Mannsbild zu sein!
Tamburi rullarono

Tamburi rullarono
sonarono i pifferi.
Armato il mio amore
capeggia la schiera,
in alto la lancia,
su gli uomini impera.
Ho il cuore che batte,
ho il sangue al cervello!
Oh avessi un giubbetto,
calzoni e cappello!

Lui fuor dalle porte
seguire da prode,
con luì per provìnce,
e via in ogni dove;
già domo è il nemico,
lo incalzan gli spari:
gioir senza pari
è l'essere un uomo!
Freudvoll und leidvoll

Freudvoll
Und leidvoll,
Gedankenvoll sein,
Langen
Und bangen
In schwebender Pein,
Himmelhoch jauchzend,
Zum Tode betrübt,
Glücklich allein
Ist die Seele, die liebt.
Gioire e gemere

Gioire
e gemere
ravvolti in pensieri.
Bramare
e in trepido
tormento oscillare,
trilli alti al cielo,
nubi di morte.
Felice sola
è quell'anima che ama.
(Johann Wolfgang von Goethe) (traduzione di S. Benco)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 10 Febbraio 1963
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 26 novembre 1992

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Ultimo aggiornamento 2 giugno 2014