Vltava («La Moldava»)

Poema sinfonico dal ciclo Ma vlast (La mia patria)

Musica: Bedřich Smetana (1824 - 1884)
Organico: ottavino, 2 flauti, 2oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, triangolo, arpa, archi
Composizione: 20 novembre - 8 dicembre 1874
Prima esecuzione: Praga, Sala Žofín, 4 aprile 1875
Edizione: Urbánek, Praga, 1880
Guida all'ascolto (nota 1)

In quanto sede della corona di Boemia, che cingeva il capo dell'imperatore d'Austria, Praga era, al pari di Budapest, una delle capitali dei domini degli Asburgo e orbitava intorno a Vienna, dal punto di vista politico e anche musicale. Questo non generò alcun tipo di rivalità, almeno finché il cosmopolitismo del Settecento non cedette il passo al nazionalismo dell'Ottocento, quando la sempre più ricca, numerosa e potente borghesia ceca cominciò a mal sopportare il governo straniero. Il desiderio d'indipendenza politica ebbe come corollario la ricerca di una differenziazione dal dominatore anche in campo culturale e, più specificamente, musicale: nacque così la scuola nazionale ceca, una delle più vivaci fra quelle sbocciate verso la metà del Diciannovesimo secolo in quei paesi europei, dalla Spagna alla Norvegia e alla Russia, che erano stati fino ad allora colonizzati dalle nazioni musicalmente dominanti, cioè Italia, Francia e Germania. Ma la rivolta antitedesca dei musicisti cechi era in un certo senso paradossale, perché essi stessi erano profondamente intrisi di cultura austro-tedesca.

Anche Bedrich Smetana fu educato nella lingua tedesca e non scrisse una sola parola in ceco fino ai trentadue anni d'età. Quanto alla musica, da giovanissimo ammirava incondizionatamente Mozart e Liszt ("Con l'aiuto di Dio, sarò un Liszt della tecnica e un Mozart della composizione": che bizzarro abbinamento!) e poi conobbe personalmente Liszt, Schumann e Berlioz, subendone l'influenza, cui si può aggiungere quella di Weber. Ma una formazione di questo tipo era perfettamente conciliabile con un appassionato patriottismo, dunque si deve dare credito ai suoi connazionali, che hanno proclamato Smetana "il padre della musica ceca". Il suo nazionalismo consistette nello scrivere opere e poemi sinfonici ispirati alla storia, alla natura e alle leggende della patria e ad usare la lingua ceca nella musica vocale, ma, per quanto riguarda gli aspetti strettamente musicali, solo la sporadica citazione di melodie e danze popolari rivelava la mano d'un musicista ceco. Tuttavia anche questo - per quanto possa apparire poco - non va sottovalutato, se si pensa che ancora nel 1905 la semplice richiesta di poter usare la lingua ceca accanto al tedesco all'università di Praga fu respinta brutalmente dal governo austriaco.

Insieme e più delle opere teatrali, le composizioni emblematiche del nazionalismo musicale di Smetana sono i Poemi Sinfonici, soprattutto i sei composti dal 1874 al 1879 e riuniti col significativo titolo Ma Vlast (La mia patria).

Il 20 novembre 1874 Smetana cominciò a lavorare alla Moldava - il più popolare dei suoi Poemi Sinfonici, dedicato al fiume che attraversa tutta la Boemia e si getta nell'Elba - e la completò in appena tre settimane. Erano passati soltanto pochi giorni da quando all'improvviso aveva perso l'udito quasi completamente, a causa di un sibilo incessante, che lo tormentò per il resto della sua vita e lo condusse infine alla follia: tuttavia continuò a comporre finché gli fu possibile, con una forza morale che lo avvicina a Beethoven.

La prima idea di questo pezzo risaliva a ben sette anni prima, al 1867, quando aveva buttato giù alcuni abbozzi sotto la suggestione di una gita al punto in cui i fiumi Vydra e Otava riuniscono le loro acque, formando la Moldava. Tre anni dopo un nuovo spunto gli venne da un'escursione alle rapide di San Giovanni, quando annotò: "Ho navigato in una barca sulle onde immense e sull'acqua profonda; la vista sul paesaggio delle due rive era magnifica e grandiosa". Come per gli altri Poemi Sinfonici, il programma della Moldava fu pubblicato come prefazione alla prima edizione della partitura: "Due fonti sgorgano all'ombra della foresta boema, una calda e zampillante, l'altra fredda e tranquilla. Le loro acque scorrendo allegramente sul letto roccioso scintillano ai raggi del sole mattutino e, unendosi, formano il fiume Vltava [nome ceco della Moldava], che attraversando le valli della Boemia diventa un ampio fiume. Scorre in mezzo a folti boschi, in cui si sentono sempre più vicini gli allegri rumori della caccia e i suoni dei corni dei cacciatori, e attraversa pascoli erbosi e pianure, dove si celebra una festa di nozze con canti e danze. Di notte le ninfe del bosco e dell'acqua appaiono nelle sue onde luccicanti, in cui molte fortezze si riflettono come testimoni della gloria passata dei cavalieri e della fama guerriera svanita di epoche trascorse. Alle rapide di San Giovanni il fiume si getta ondeggiando tra le cataratte e con i suoi flutti spumeggianti si apre una strada attraverso i passaggi tra le rocce, fino all'ampio letto in cui scorre verso Praga, accolto dall'antica e onorata rocca di Vyserhad, dopo di che si allontana svanendo allo sguardo del poeta".

Il programma è tradotto in musica con immediata evidenza: le due sorgenti sono rappresentate dal motivo leggermente ondeggiante dei due flauti (la prima) e dei clarinetti (la seconda) e acquistano progressivamente forza, finché violini, oboi e fagotti si uniscono nel tema del fiume, che tornerà più volte in seguito, dando a questo Poema Sinfonico la forma d'un Rondò (questo tema, pietra angolare della musica nazionale ceca, è in realtà derivato da una melodia popolare svedese, che Smetana aveva sentito negli anni in cui aveva insegnato a Goteborg). Corni e arpe descrivono lo scorrere della Moldava nel bosco, quindi gli squilli e i segnali della caccia si uniscono al motivo del fiume. Quando lungo le rive si svolge la festa nuziale campestre, si ascoltano una Polka e una Marcia. Un momento di magica emozione è costituito dalle figurazioni in pianissimo degli strumenti a fiato che accompagnano la danza acquatica delle ninfe, al sorgere della luna, la cui luce si riflette sull'acqua. Il fiume scorre placidamente, finché accelera e si getta spumeggiando nelle rapide di San Giovanni. Ripreso il suo corso solenne, giunge alle porte di Praga e passa sotto la fortezza di Vysehrad, simbolo della nazione ceca (qui Smetana cita il tema principale del primo dei Poemi Sinfonici di Ma Vlast, intitolato appunto Vysehrad). Attraversata Praga, la Moldava scorre inesorabilmente verso l'Elba e la musica svanisce lentamente, ma la narrazione si chiude con due sonori accordi finali.

Mauro Mariani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 25 febbraio 2007

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Ultimo aggiornamento 8 febbraio 2019