Serse, HWV 40

Testo del libretto (nota 1)
ATTO PRIMO

[Ouverture]

Scena prima
Belvedere accanto di un giardino in mezzo di cui v'è un platano.
Serse sotto il platano.
[N. 1 Recitativo accompagnato]
SERSE
Frondi tenere e belle
del mio platano amato,
per voi risplenda il fato.
Tuoni, lampi e procelle
non v'oltraggino mai la cara pace
né giunga a profanarvi austro rapace.
[N. 2 Arioso]
Ombra mai fu
di vegetabile,
cara ed amabile
soave più.
(sta ammirando il platano)

Scena seconda
Arsamene, Elviro addormentato, e Romilda nel belvedere.
Recitativo
ARSAMENE
Siam giunti, Elviro.
ELVIRO
Intendo.
ARSAMENE
Dove alberga.
ELVIRO
Seguite.
ARSAMENE
L'idol mio.
ELVIRO
Dite pure.
ARSAMENE
Oh, se fortuna. ~
ELVIRO
Sì, così è. ~
ARSAMENE
Tu, dove vai?
ELVIRO
Me n' vado ad appoggiarmi
che di sonno io cado.
ARSAMENE
Vien qui pronto ti dico.
[N. 3 Sinfonia]
(si ode breve sinfonia)
Recitativo
ARSAMENE
Sento un soave concento.
ELVIRO
Andiam vicini.
ARSAMENE
Andiam.
ELVIRO
Son di Romilda
questi villaggi?
ARSAMENE
Sì, lasciami udire.
ELVIRO
Così dalla città poco discosti?
ARSAMENE
Non parlar più.
ELVIRO
Me n'anderò a dormire.
ARSAMENE
Non ti partir.
ROMILDA
(nel belvedere)
O voi. ~
ARSAMENE
Questa è Romilda.
ROMILDA
~ O voi, che penate.
ELVIRO
Romilda, è ver?
ARSAMENE
Sì, taci.
ELVIRO
E chi favella?
ROMILDA
O voi, che penate
per cruda beltà,
un Serse ~

Scena terza
Serse e detti.
SERSE
Qui si canta il mio nome.
[N. 4 Arioso]
ROMILDA
Un Serse mirate,
che d'un ruvido tronco acceso sta,
e pur non corrisponde altro
al suo amor, che 'l mormorio di fronde.
Recitativo
SERSE
Arsamene.
ARSAMENE
Mio sire.
SERSE
Udiste?
ARSAMENE
Udii.
SERSE
Conoscete chi sia?
ARSAMENE
Io, no, signore.
SERSE
Io sì.
ARSAMENE
(Ahimè, che gelosia m'accora!)
SERSE
Che dite?
ARSAMENE
Ch'amerei sentirla ancora.
[N. 5 Aria]
ROMILDA
Va godendo vezzoso e bello
quel ruscello la libertà.
E tra l'erbe con onde chiare
lieto al mare correndo va.
Recitativo
SERSE
Quel canto a un bel amor l'anima sforza.
Per mia dama la scelgo.
ARSAMENE
(Oh dèi che sento!)
Signor, ella è Romilda; è principessa,
ma parmi non convenga. ~
SERSE
Eh mi diceste
non conoscerla. Or come?
ARSAMENE
Sol la conosco al nome.
SERSE
E al canto ancora.
Se dama non convien, sarà mia sposa.
L'approvate?
ARSAMENE
Signor, a un re non lice
ergere al trono chi non è regina.
SERSE
Per dama non convien, sposa non lice.
Nulla vi piace. È rigido il consiglio.
Mi fia compagna al soglio.
Le direte che l'amo, io così voglio.
ARSAMENE
Io?
SERSE
Sì, voi!
ARSAMENE
Non ho il modo di parlare.
SERSE
Cercatelo.
ARSAMENE
Ma, sire, e se non posso. ~
SERSE
Perché?
ARSAMENE
Ma la modestia ~ e al fine.
SERSE
Intesi:
io gliel dirò, che a parlar meglio appresi.
[N. 6 Aria]
Insieme
SERSE
Io le dirò che l'amo,
né mi sgomenterò.
E perché mia la bramo,
so quel che far dovrò.
(parte)
ARSAMENE
Tu le dirai che l'ami,
ma non ti ascolterà;
quella beltà che brami
solo di me sarà.

Scena quarta
Romilda, Atalanta, Arsamene, Elviro.
Recitativo
ROMILDA
Arsamene!
ARSAMENE
Romilda, oh dèi! pavento
che 'l tuo più volte a me giurato amore
tu non sparga d'oblio.
ROMILDA
Perché parli così?
ARSAMENE
Lo so ben io.
Il re.
ATALANTA
Chi? Serse?
ROMILDA
E che da me richiede?
ARSAMENE
Tenterà la tua fede.
ATALANTA
(Se può vincerle il cor, oh me felice!)
(a Romilda)
Vien acceso ogni cor dal tuo bel sguardo.
ROMILDA
Io non temo.
ARSAMENE
Io pavento.
ATALANTA
(Ed io tutt'ardo.)
Dimmi, Arsamene, e credi
che la germana mia tradir ti possa?
ARSAMENE
Crollan le querce annose a una gran scossa.
ROMILDA
Ma Romilda resiste.
ATALANTA
(Ah! Fosse infida!)
ROMILDA
Mai sarà l'alma mia da te disciolta.
ARSAMENE
Che diletto!
ATALANTA
(Che doglia!) Ascolta, ascolta!
(lo guarda con tenerezza, facendogli molti vezzi)
[N. 7 Aria]
Sì sì, mio ben, sì sì,
io per te vivo sol,
io per te moro.

Amo chi mi ferì,
e pure al mio gran duol
non ho ristoro.

Romilda, notte e dì
va esclamando così,
io per te moro.
(parte)
Recitativo
ELVIRO
Presto, signor, vien Serse.
ARSAMENE
Io qui mi celo.

Scena quinta
Serse, Romilda; Arsamene ed Elviro nascosti.
SERSE
Come, qui, principessa, al ciel sereno?
Forse agli inviti d'Arsamene usciste?
ROMILDA
Egli non mi chiamò...
SERSE
Parlovvi almeno.
ROMILDA
Ma, sire. ~
SERSE
Basta, udite,
Romilda, il fato al trono
oggi vi scorge, amor v'ingemma il serto.
ROMILDA
Non aspiro tant'alto, io non ho merto.
SERSE
Ne so ben la cagione.
(escono Arsamene e Elviro)
SERSE
Arsamene m'offende, ma...
ARSAMENE
Io? Sire,
tolga il ciel, che v'offenda.
ROMILDA
Ei non sapea. ~
SERSE
Tacete.
(a Arsamene)
E voi veloce
lunge da questa corte, qual torrente
volgete il piede.
ARSAMENE
Andrò, benché innocente.
SERSE
Pure se promettete
lasciar Romilda. ~
ELVIRO
(all'orecchio del suo padrone)
Eh! Dite! Io lo farò.
SERSE
Posso usarvi pietate.
ARSAMENE
Oh questo no!
[N. 8 Aria]
Meglio in voi col mio partire
gelosia si estinguerà.
Io me n' vado al mio morire,
voi restate in libertà.
(parte con Elviro)

Scena sesta
Serse e Romilda immobile, e pensosa.
Recitativo
SERSE
Bellissima Romilda, eh non celate
l'adorato sembiante.
Uditemi Romilda, io sono amante.
E pur tacete ancora?
Dite un sì; dite un no; dite ch'io mora.
[N. 9 Aria]
Di tacere e di schernirmi
ah crudel chi t'insegnò?

O lasciate d'esser belle
care luci amate stelle,
o, cessate di ferirmi,
che mai più vi seguirò.
(parte)

Scena settima
Romilda sola.
Recitativo
ROMILDA
Aspide sono, a' detti tuoi d'amore,
né vuò macchiar d'infedeltà il mio cuore.
[N. 10 Aria]
Né men coll'ombre d'infedeltà
voglio tradire l'anima mia.
E se il mio bene suo mal si fa,
incolpi amore, non gelosia.
(parte)

Scena ottava
Cortile.
Amastre in abito da uomo seguita da uno Scudiere.
[N. 11 Aria]
AMASTRE
Se cangio spoglia,
non cangio core,
ma nell'amore
son pur l'istessa.
(si ritira in disparte)

Scena nona
Ariodate, seguìto da Soldati con Prigionieri ed insegne prese a nemici, ed Amastre.
Recitativo
ARIODATE
Pugnammo amici, e stette
per noi bella vittoria.
AMASTRE
Dunque è vinto il re moro? Oh noi felici!
ARIODATE
Ed accresce di Serse ognor la gloria.
[N. 12 Coro]
CORO
Già la tromba,
che chiamò le schiere all'armi,
or si scioglie in dolci carmi,
e vittorie a noi rimbomba.

Scena decima
Serse, Ariodate, ed Amastre in disparte.
Recitativo
AMASTRE
(Ecco Serse; oh che volto! oh che splendore!)
SERSE
Ariodate, vi abbraccio. Il vostro ferro
sempre porta vittoria.
ARIODATE
Del vostro nome sol questa è la gloria.
SERSE
In premio de' disagi, ch'ora diamo
alla vostra città, che di nostr'armi
fatta è piazza, a sostener l'impresa
di Atene, or vi prometto,
Romilda, vostra figlia,
avrà sposo reale
della stirpe di Serse a Serse eguale.
ARIODATE
Così arditi fantasmi
nel pensier non ammetto.
SERSE
Ite, così prometto.
[N. 13 Aria]
ARIODATE
Soggetto al mio volere
gl'astri non chieggio, no.
Ma quel che fan le sfere,
sempre lodar saprò.
[Ripresa n. 12 Coro]
CORO
Già la tromba,
che chiamò le schiere all'armi,
or si scioglie in dolci carmi,
e vittorie a noi rimbomba.
(parte col medesimo séguito)

Scena undicesima
Serse ed Amastre col suo Scudiere in disparte.
Recitativo
SERSE
Queste vittorie io credo,
predicono trionfi anco al mio amore
AMASTRE
(Parla di me: hai vinto sì, mio core.)
SERSE
Impaziente io vivo
d'abbracciar quell'amato mio tesoro.
AMASTRE
(E di gioia non moro?)
SERSE
Ma pur, che dirà Amastre,
e l'offeso suo padre
del mio imeneo, del mio novello amore?
AMASTRE
(E così mi schernisce il traditore?)
SERSE
Benché di regio sangue
non sia l'idol mio
una vassalla illustrar poss'io
co' le mie nozze. Alfin, crede decenti
i voler d'un gran rege il mondo.
AMASTRE
Menti.
SERSE
(voltandosi)
Chi parla olà? Chi siete?
AMASTRE
Forestieri, signor.
SERSE
Ma a chi mentita
tu desti?
AMASTRE
Al mio compagno,
che volea sostener, che il vasto Eufrate, ~
e che 'l ponte che fate, ~
sarebbe esposto ai venti;
io per discorso allor dissi: «tu menti».
SERSE
Sciocchi mi rassembrate, ite lontani.
(Amastre parte)
SERSE
Non dée render ragione il mio decoro.
Sempre mi torna in mente il bel che adoro.
[N. 14 Aria]
Più che penso alla fiamma del core,
più l'ardore crescendo se n' va.
E 'l mio petto è ricetto ben poco
di quel foco che pena mi dà.
(parte)

Scena dodicesima
Arsamene ed Elviro.
Recitativo
ARSAMENE
Eccoti il foglio Elviro,
a Romilda lo porta.
ELVIRO
Siete pur risoluto?
ARSAMENE
Sì, vanne.
ELVIRO
(in atto di partire, poi ritorna)
Io vi saluto.
Che parlarle volete,
altro non le scrivete?
ARSAMENE
No!
ELVIRO
Ma son, voi sapete,
con voi bandito; e se son conosciuto?
Siete pur risoluto?
ARSAMENE
Vanne, non tardar più.
ELVIRO
Come glie l'ho da dar?
ARSAMENE
Pensaci tu.
ELVIRO
Che stravagante scena!
[N. 15 Arietta]
Signor, signor lasciate fare a me,
io l'ho pensato bene,
corro, volo, parto, vo
e più presto tornerò
che se avessi l'ali al piè!
(parte)
[N. 16 Aria]
ARSAMENE
Non so se sia la speme
che mi sostiene in vita,
o l'aspro mio dolor.
So che quest'alma geme,
da che mi fu rapita
la gioia del mio cor.
(parte)

Scena tredicesima
Amastre.
Recitativo
AMASTRE
Tradir di regia sposa
la fé promessa? e chiamerallo il mondo
un decente voler? No che de' regi
son giustizia e clemenza i più gran pregi.
[N. 17 Aria]
Saprà delle mie offese
ben vendicarsi il cor.
Colui, che l'ira accese
proverà il mio furor.
(parte)

Scena quattordicesima
Atalanta, e Romilda.
Recitativo
ATALANTA
Al fin sarete sposa al vostro Serse.
ROMILDA
Che? mio Serse non è.
ATALANTA
Meno Arsamene.
ROMILDA
Egli sì, perché l'amo.
ATALANTA
Egli no, perché parte esule errante.
Perdete un re per un perduto amante.
ROMILDA
Perduto amante? e come?
ATALANTA
Ha il core acceso
d'altre fiamme.
ROMILDA
Di chi?
ATALANTA
Ben lo saprete.
ROMILDA
Dunque odierò Arsamene; e al re gli affetti
tutti darò: che dite?
ATALANTA
Allor prudente
certo vi chiamerò;
ed Arsamene in sposo io chiederò.
ROMILDA
E che dunque l'amate?
ATALANTA
No, ma poi l'amerò.
ROMILDA
E sì tosto potrete
render d'amore i vostri voti accesi?
ATALANTA
Mi sforzerò.
ROMILDA
Ah! Che pur troppo intesi!
[N. 18 Aria]
Se l'idol mio
rapir mi vuoi,
cangia desio, ch'è vanità.

Quei dolci lacci
snodar non puoi,
che mi legaro la libertà.
(parte)

Scena quindicesima
Atalanta sola.
Recitativo
ATALANTA
Per rapir quel tesoro,
che te colma di gioia e me d'affanni,
se amor non basta, adoprerò gl'inganni.
[N. 19 Aria]
Un cenno leggiadretto,
un riso vezzosetto,
un moto dì pupille
può far innamorar.

Lusinghe pianti e frodi
son anco certi modi,
che destano faville
e tutti io li so far.
(parte)

ATTO SECONDO

Scena prima
Piazza della città.
Amastre, e poi Elviro che vende fiori, e parla la lingua franca.
[N. 20 Arioso]
AMASTRE
Speranze mie fermate,
non mi lasciate ancor.
[N. 21 Arietta]
ELVIRO
Ah! Chi voler fiora
di bella giardina,
giacinta indiana,
tulipana, gelsomina?
Recitativo
ELVIRO
E chi direbbe mai ch'io sono Elviro?
Ma se del foglio poi sapesse il re?
AMASTRE
(Che parla egli del re?)
ELVIRO
Credo, Arsamene,
pianti e sospiri al vento spargerà:
e che per moglie, al fin il re l'avrà.
AMASTRE
(Il re per moglie? chi? Cieli che sento!)
ELVIRO
Serse però dovrebbe aver per sposa
dama di regio sangue e non vassalla;
questa non gli fa onore.
AMASTRE
(Dunque io sono schernita. Ah traditore!)
Amico ~
ELVIRO
(vuol fuggir)
Ah ci fui colto.
AMASTRE
Ferma, olà, dico a te, perché scappar?
ELVIRO
Da mia che cercar?
Voler fiora comprar? Ma? ~
AMASTRE
No! Si dice,
che Serse sarà sposo in questo dì:
vorrei saper di chi?
ELVIRO
Ma dire tu chi star?
E perché dimandar?
AMASTRE
Viaggiante curioso, e che ama il re.
ELVIRO
Perché ti star bon uom, mi dir a te;
ma tacer, non parlar!
AMASTRE
Di' pur, non dubitar.
ELVIRO
Ariodate, de chista
città signor, che stare al re vassallo,
aver figlia Romilda e re voler
chista sposar; ma chista sempre dir,
«se mi sposar, morir».
AMASTRE
Ma Romilda ama il re?
ELVIRO
No: ma fratello
ch'aver nome Arsamene.
AMASTRE
E questo forse
i dolor suoi le scrive?
ELVIRO
Ahimè! Ti star devina,
chi voler fiora di bella giardina?
AMASTRE
Dimmi.
ELVIRO
Nu saper altro.
Tulipana, gelsomina.
AMASTRE
Perché m'uccida il duolo
mancava solo esser tradita ancora.
ELVIRO
Chi voler fiora? Chi voler fiora?
[N. 22 Aria]
AMASTRE
Or che siete speranze tradite,
sì fuggite, fuggite da me.
E in quest'anima oppressa dal duolo
resti sola la bella mia fé.
(parte)

Scena seconda
Elviro, poi Atalanta.
Recitativo
ELVIRO
Quel curioso è partito: oh! che indiscreto!
Matto non son per dirgli il mio segreto.
La signora Atalanta a me se n' viene.
Oh! bene, bene, bene!
[N. 23 Arioso]
ATALANTA
A piangere ogn'ora
amor mi destina. ~
Recitativo
ELVIRO
Ah! Chi vuol fiora di bella giardina?
Voler giacinta, voler gelsomina?
ATALANTA
Olà! vien qua. Degli aspri miei dolori
l'acute spine adornerò co' fiori.
ELVIRO
Ma mi chi star?
ATALANTA
Non so.
ELVIRO
Mi ben guardar.
ATALANTA
Tu quivi? o sventurato! guarda bene. ~
Che porti?
ELVIRO
Porto un foglio di Arsamene
all'amata Romilda.
ATALANTA
A me lo porgi.
ELVIRO
Glielo darete poi?
ATALANTA
Sì.
ELVIRO
Ma dov'è?
ATALANTA
Sta nelle stanze sue, scrivendo al re.
ELVIRO
Al re? Ma che gli scrive?
ATALANTA
Ch'in lui spera, in lui vive.
ELVIRO
E d'Arsamene?
ATALANTA
Punto non si sovviene.
[N. 24 Arietta]
ELVIRO
Ah tigre infedele!
Cerasta crudele!
Recitativo
ATALANTA
Parti; il re s'avvicina.
ELVIRO
Ah! Chi vuol fiora di bella giardina?
(parte in fretta)

Scena terza
Serse, ed Atalanta, che legge il foglio d'Arsamene.
ATALANTA
(Con questo foglio mi farò contenta.)
[N. 25 Arioso]
SERSE
È tormento troppo fiero,
l'adorar cruda beltà.
Recitativo
(ad Atalanta, che legge)
Di quel foglio, Atalanta,
lice saper gli arcani?
Saran forse amorosi?
ATALANTA
È ver; ma strani.
SERSE
Son più curioso.
ATALANTA
Ma.
SERSE
Ma che?
ATALANTA
Io temo. ~
Mi perdonate?
SERSE
Sì!
ATALANTA
Dunque leggete.
(Deh, seconda l'inganno o ignudo arciero.)
SERSE
Scrive Arsamene.
ATALANTA
È vero.
(Serse prende la lettera, e guarda la firma)
SERSE
«Allorché nell'Ibero ascoso è il sole
verrò notturno, ove talor mi suole
il raggio balenar di nostre stelle.
Ivi a dispetto di maligna sorte,
o sarò vostro o pur sarò di morte!»
A chi scrive Arsamene?
ATALANTA
A me.
SERSE
A voi?
ATALANTA
Vi sdegnate?
SERSE
Stupisco. Ma s'egli ama
Romilda. ~
ATALANTA
No, signor, ella ben l'ama,
ma lui finge d'amarla, affinché quieta
non sturbi il nostro amore.
SERSE
Strana avventura! Godi sì mio core!
ATALANTA
Dunque vi prego o re, se l'approvate,
che pubblico imeneo lo faccia mio.
SERSE
Bella, farò, che sia
o vostro sposo o preda all'ira mia.
[N. 26 Aria]
ATALANTA
Dirà che amor per me
piagato il cor non gli ha.
Ma non gli date fé,
ch'egli fingendo va.
Recitativo
SERSE
Voi quel foglio lasciate a me per prova.
ATALANTA
(Bella frode, se giova.)
SERSE
Itene pure!
ATALANTA
Ma vi ricordo.
SERSE
E che?
[Ripresa n. 26 Aria]
ATALANTA
Dirà che non m'amò,
che mai per me languì,
ma non credete, no,
che fingerà così.
(parte)

Scena quarta
erse e Romilda.
Recitativo
SERSE
Ingannata Romilda! ecco leggete.
Dite poi se Arsamene amar dovete.
ROMILDA
Leggo.
SERSE
Né vi sdegnate?
ROMILDA
A chi scrive?
SERSE
Alla sua cara Atalanta.
Sapete già, s'io mento.
ROMILDA
(Non mi uccider tormento!)
SERSE
Che farete?
ROMILDA
Piangendo ognor vivrò.
[N. 27 Duetto]
SERSE
L'amerete?
ROMILDA
L'amerò.
SERSE
E pur sempre vi tradì.
ROMILDA
L'empia sorte vuol così.
SERSE
Se ben fiero v'ingannò?
L'amerete?
ROMILDA
L'amerò.
[N. 28 Aria]
SERSE
Se bramate d'amar chi vi sdegna,
vuò sdegnarvi, ma come non so.
La vostr' ira crudel me l'insegna;
tento farlo e quest'alma non può.
(parte)

Scena quinta
Romilda sola.
[N. 29 Recitativo accompagnato]
ROMILDA
L'amerò? non fia vero.
Amante traditor! sorella infida!
Godete di mie pene.
Barbara, menzognero!
L'amerò? non fia vero.
Ma voi, che delirate, mi ascoltate,
forse saper bramate
la mia furia crudele ora chi sia?
[N. 30 Aria]
È gelosia,
quella tiranna
che tanto affanna
l'anima mia.

Del suo veleno
m'aspersa il seno,
e mi condanna
a pena ria.
(parte)

Scena sesta
Amastre in atto d'uccidersi, ed Elviro.
Recitativo
AMASTRE
Giàcché il duol non m'uccide,
m'uccida questo ferro.
ELVIRO
(la trattiene)
Ohibò, che fate?
Pensate: e poi se mi volete credere
vivete sol per ben mangiar e bevere.
AMASTRE
Via su, pria di morire
a quell'alma crudel corriamo a dire.
[N. 31 Aria]
Anima infida,
tradita io sono.
Vien, tu m'uccida,
io ti perdono.
(parte)

Scena settima
Elviro, poi Arsamene.
Recitativo
ELVIRO
È pazzo affé.
ARSAMENE
Elviro. ~
ELVIRO
Voi qui signor? fuggiamo.
ARSAMENE
Che ti disse Romilda?
ELVIRO
Ad Atalanta
diedi il foglio, e mi disse,
che la vostra Romilda amava il re:
che stava a lui scrivendo.
ARSAMENE
Di nera infedeltade, o mostro orrendo!
Ma, non bene intendesti? parla a me.
ELVIRO
V'ho detto già, ch'ama e che scrive al re.
Che volete di più?
ARSAMENE
Forse scherzò?
ELVIRO
Ohibò ohibò; parlò troppo da vero.
ARSAMENE
O di tigre crudel core più fiero!
[N. 32 Aria]
Quella che tutta fé
per me languia d'amore,
no che più mia non è,
perduto ho il core.

Che pensa il ciel, che fa?
Non sa col suo rigore
punir chi reo se n' va
di tanto errore.
(partono)

Scena ottava
Ponte costrutto sopra il mare, e che si unisce a due rive.
Serse, Ariodate, e coro di Marinari.
[N. 33 Coro]
CORO
La virtute sol potea
giunger l'Asia all'altra riva.
Viva Serse, viva, viva.
Recitativo
SERSE
Ariodate.
ARIODATE
Signore.
SERSE
Del mare ad onta
e sin del vento infido
seppi giunger ancor Sesto ad Abido.
Tu vanne pronto ad ordinar le schiere.
ARIODATE
Ubbidirò.
SERSE
Pria della terza aurora
di passar in Europa è il mio volere.
ARIODATE
Per esempio de' regi
i tuoi gloriosi pregi
con caratteri d'or la fama scriva.
[Ripresa n. 33 Coro]
CORO
La virtute sol potea
giunger l'Asia all'altra riva.
Viva Serse, viva, viva.
(partono Ariodate e i marinari)

Scena nona
Arsamene, e Serse.
[N. 34 Arioso]
ARSAMENE
Per dar fine alla mia pena
chi mi svena per pietà?
Recitativo
SERSE
Arsamene, ove andate?
ARSAMENE
A ber l'onda di Lete,
sol per scordarmi che fratel mi siete.
SERSE
Cessi lo sdegno.
ARSAMENE
E in voi la tirannia.
SERSE
Voglio sposarvi al bel, che v'innamora.
ARSAMENE
E mi schernite ancora?
SERSE
So di qual fiamma ardete.
Lessi le vostre note, invan tacete.
ARSAMENE
Ah che Romilda, o dèi, mostrò il mio foglio!
Ed or che lo confesso,
e che già lo sapete?
SERSE
Per consorte l'avrete.
ARSAMENE
Ora lasciate
ch'io vi baci la man.
SERSE
Tanto l'amate?
ARSAMENE
Più che l'anima mia.
SERSE
Che no 'l diceste pria?
Lieti saremo ambo in un stesso dì.
Io sposo di Romilda...
ARSAMENE
E io di chi?
SERSE
D'Atalanta.
ARSAMENE
E così voi m'ingannate?
SERSE
So che Atalanta amate.
ARSAMENE
Amo Romilda.
SERSE
Eh, non fingete più.
ARSAMENE
Dunque Romilda a me non concedete?
SERSE
Lo so, non la volete.
[N. 35 Aria]
ARSAMENE
Sì la voglio, e la otterrò,
e se il ciel per me non splende,
gli empi mostri e l'ombre orrende
di Cocito invocherò.
(parte)

Scena decima
Atalanta, e Serse.
Recitativo
ATALANTA
V'inchino eccelso re.
SERSE
Negò Arsamene
d'esser vostro amante
e per Romilda sol egli è costante.
Dunque davver non v'ama; e voi lasciate
di soffrir tante pene, e non l'amate.
[N. 36 Aria]
ATALANTA
Voi mi dite che non l'ami,
ma non dite se potrò.
Troppo belle
son le stelle
ch'al suo volto in ciel donò.
Troppo stretti quei legami
onde amor m'incatenò.
(parte)
Recitativo
SERSE
Saria lieve ogni doglia,
se potesse un amante
amar e disamar sempre a sua voglia.
[N. 37 Aria]
Il core spera e teme,
penando ogn'or così,
se goderà in amore
saper ancor non può.

Lo chieggio alla mia speme,
ella mi dice, sì.
Ma poi freddo timore
sento che dice «no».
(parte)

Scena undicesima
Elviro solo.
[N. 38 Recitativo accompagnato]
ELVIRO
Me infelice! ho smarrito il mio padrone!
Ma mi confesso reo; son pazzo affé.
Egli ha smarrito me.
Forse per questo ponte ei se 'n andò...
no, ch'io non veggo no. ~
Ma qual ad ombra il ciel nubilo oscuro?
Sento che l'onde fremono,
sento che l'aria sibila:
son restato all'oscuro;
voglio partir, e vo' partir in fretta;
si spezza il ponte, a te, fa' cor gambetta,
perché nemico al mio temperamento
è l'acquoso elemento.
[N. 39 Aria]
Del mio caro Bacco amabile
nell'impero suo potabile
amo solo d'abitar.

L'acqua rende ipocondriaco,
il buon vin sin al zodiaco
la mia testa fa innalzar.
(parte)

Scena dodicesima
Luogo di ritiro, contiguo alla città.
Serse da una parte, Amastre dall'altra.
[N. 40 Duetto]
SERSE
Gran pena è gelosia!
AMASTRE
Lo sa il mio cor piagato.
SERSE
Per altri io son sprezzato.
AMASTRE
Per altri anch'io tradita.
SERSE
E la mia fé schernita.
AMASTRE
Schernita è l'alma mia.
AMASTRE E SERSE
Gran pena è gelosia!
Recitativo
SERSE
Aspra sorte!
AMASTRE
Empie stelle!
SERSE
O Romilda crudel!
AMASTRE
Serse ribelle!
SERSE
Chi parla?
AMASTRE
Un infelice.
SERSE
E chi sei tu?
AMASTRE
Un che vi servì in guerra, e fu ferito.
SERSE
Vuoi tornar a servirmi?
AMASTRE
Ci penserò.
SERSE
Perché?
AMASTRE
Perché non vuò servir senza mercé.
SERSE
Che? mi trovasti ingrato?
AMASTRE
Son rimasto ingannato.
SERSE
(Ma se n' viene il mio ben.) Scostati; appresso
noi parlerem. Tengo un affar ch'importa.
Ritorna a me in brev'ore.
AMASTRE
(Tornerò per tua pena, o traditore!)
(si ritira in disparte)

Scena tredicesima
Serse, Romilda, ed Amastre in parte.
SERSE
Romilda, e sarà ver, che sempre invano
pianger mi lascerete?
Che dite? rispondete.
[N. 41 Arietta]
ROMILDA
Val più contento core
che quanto il mondo aduna.
Più vale un ben d'amore
che cento di fortuna.
Recitativo
SERSE
Vuò, ch'abbian fine i miei dolori immensi.
ROMILDA
Lasciate, ch'io ci pensi.
SERSE
No, datemi la destra!
AMASTRE
Olà fermate,
ch'il re v'inganna!
SERSE
Che ardimento è questo?
(ai soldati)
Olà condotto sia
in oscura prigion!
AMASTRE
(si mette in difesa con la spada in mano)
Morirò pria.
SERSE
Temerità importuna!
Strano disturbo!
(parte sdegnato)

Le Guardie attaccano Amastre, che si difende.

ROMILDA
(O mia buona fortuna!)
Cessate olà!
ROMILDA
E voi prode guerriero
riponete quel brando.
Ite ~ approverà Serse il mio comando.
(le guardie partono)

Scena quattordicesima
Romilda e Amastre.
AMASTRE
La fortuna, la vita, e l'esser mio
in eterno obbligate.
ROMILDA
Ite, non vi fermate.
Che se venisse il re ~ ditemi solo,
che v'indusse del re a sturbar le voglie?
AMASTRE
Perché vi vuol sforzar d'essergli moglie,
e fiamme più gradite
v'ardono il sen.
ROMILDA
Partite.
(Amastre parte)
[N. 42 Aria]
ROMILDA
Chi cede al furore
di stelle rubelle
amante non è.
Trionfa in amore
del fato spietato
l'invitta mia fé.
(parte)

ATTO TERZO

Scena prima
Galleria.
Arsamene, Romilda, ed Elviro che trattiene Arsamene.
[N. 43 Sinfonia]

Recitativo
ARSAMENE
Sono vani i pretesti. ~
ROMILDA
Scrivesti ad Atalanta.
Elviro parlerà.
ARSAMENE
Sì, Atalanta dirà. ~ (Oh amare pene!)
ROMILDA
Ecco, Atalanta viene!
Scena seconda
Atalanta e detti.
ATALANTA
(Ahi! scoperto è l'inganno, e che farò?)
ELVIRO
Brutti imbrogli son questi.
Ho la febbre, e la voce. ~
(ad Atalanta)
Deh signora
dite per carità
quel che diceste a me.
ATALANTA
Dissi, Romilda scrive, ed ama il re.
ARSAMENE
Che volete di più?
ROMILDA
Dunque ingannate?
ATALANTA
Piano; non v'adirate.
Dissi così, per far partire il servo,
che voleva parlarvi.
ROMILDA
Seguite pur, son pronta ad ascoltarvi.
ATALANTA
Serse mi sopraggiunse e prese il foglio.
Io per giovarvi dissi: è scritto a me;
mi finsi amante, ed ho ingannato il re.
ARSAMENE
Or che dite, Romilda?
ROMILDA
Or che dite, Arsamene?
ARSAMENE
Che v'adoro. ~
ROMILDA
Che siete il caro bene!
Fate Atalanta pur, quanto sapete
Arsamene il mio ben non mi torrete!
[N. 44 Arietta]
ATALANTA
No, se tu mi sprezzi,
morir non vuò.
Fo certi vezzi
col mio sembiante,
che un altro amante
trovar saprò.
(parte)

Scena terza
Romilda, Arsamene, Elviro, e poi Serse.
Recitativo
ROMILDA
Ecco in segno di fé la destra amica.
ELVIRO
Ecco Serse, ecco Serse.
ARSAMENE
Oh, che sciagura!
ELVIRO
Ed io v'aspetterò fuor delle mura.
(fugge)
ROMILDA
Nascondetevi.
ARSAMENE
(si nasconde)
Oh sorte!
SERSE
Che vi mosse, Romilda, a quel guerriero
donar la libertate?
ROMILDA
Il suo valore.
SERSE
Tutto potete, è vostro il regno e il core.
Già siete mia regina.
ROMILDA
Signor, volo tanto alto è gran rovina.
SERSE
Deh non negate più.
ROMILDA
Negherò sempre.
SERSE
Franger io ben saprò. ~
Intendete, Romilda?
ROMILDA
(Ahi. Che farò?)
SERSE
Non partirò, se pria ~ basta ~ che dite?
ROMILDA
Che del mio genitor vi vuol l'assenso.
SERSE
E poi che dubbio v'è?
ROMILDA
Ubbidirò il mio re.
SERSE
Vado a chiederlo, e intanto
mi stillo in gioia.
ROMILDA
Ed io mi struggo in pianto.
[N. 45 Aria]
SERSE
Per rendermi beato
parto, vezzose stelle,
e poi pupille belle,
a voi ritornerò.

Farfalla al vostro lume
il core innamorato
ardendo le sue piume
fenice io scorgerò.
(parte)

Scena quarta
Arsamene, e Romilda.
Recitativo
ARSAMENE
«Ubbidirò al mio re?»
Oh che limpido amor! che bella fé!
ROMILDA
Ahi ch'io mi moro.
(sviene sostenuta dalla sue damigelle)
ARSAMENE
Romilda?
ROMILDA
(languente)
Vi fermate!
ARSAMENE
Romilda?
ROMILDA
Andate, andate, Serse il re
sovvenirmi potrà,
quando m'ucciderà.
ARSAMENE
Tanto m'odiate?
ROMILDA
Tanto v'adoro, addio, vi lascio, addio!
ARSAMENE
Vi fuggo...
ROMILDA
E dove andate, idolo mio?
ARSAMENE
Dove vuol fiera sorte.
E voi dove?
ROMILDA
Alla morte.
ARSAMENE
Eh dite al trono,
che promesso vi fu.
ROMILDA
Vi lascio, addio, non mi vedrete più.
(le damigelle la conducono via sostenendola)
[N. 46 Aria]
ARSAMENE
Amor, tiranno amor
per me non hai pietà.
Farmi languir ognor
è troppa crudeltà.

Un core, un petto sol
tanto soffrir non sa,
o cangia tempre al duol,
o dammi libertà.
(parte)

Scena quinta
Boschetto.
Serse, ed Ariodate.
Recitativo
SERSE
Come già v'accennammo,
sposo del nostro sangue, a piacer vostro,
destiniamo a Romilda.
ARIODATE
Alto è l'onore ~ e...
SERSE
L'approvate? assentite?
ARIODATE
Bramo sol d'ubbidirvi.
SERSE
Dunque udite.
Verrà tra poco nelle vostre stanze
persona eguale a noi, del nostro sangue:
fate, che vostra figlia
per suo sposo l'accetti.
ARIODATE
Del vostro sangue? E così noto a me?
SERSE
Quanto Serse!
ARIODATE
Arsamene, altri non è.
[N. 47 Aria]
Del ciel d'amore
sorte sì bella
chi mai sperò.
Per mio splendore
qual fu la stella
che lampeggiò.
(parte)

(Serse parte)

Scena sesta
Romilda sdegnata che poi s'incontra in Serse.
Recitativo
ROMILDA
Il serto rifiuto:
e dite a Serse in riportargli il dono,
che fida amante, ad altri sposa io sono.
(vuol partire)

Scena settima
Serse, Romilda.
SERSE
Fermatevi mia sposa e mia regina.
ROMILDA
Che dite? ohimè, così non mi chiamate.
SERSE
Perché?
ROMILDA
Perché oscurate
il decoro real.
SERSE
Come?
ROMILDA
Ascoltate.
Arsamene m'amò. ~
SERSE
Principio infausto.
ROMILDA
Fu modesto e fedel.
SERSE
Basta.
ROMILDA
Servimmi tacito adoratore.
SERSE
Ah m'uccidete!
ROMILDA
Ma ardito al fin.
SERSE
Che?
ROMILDA
Non ardisco, o sire,
m'arrossisco, signor; non lo dirò.
Parto, lo scriverò.
SERSE
No, no, seguite!
ROMILDA
Non so se ardire o se fortuna fu. ~
SERSE
Ah, che non posso più!
ROMILDA
Le sue labbra accostò. ~
SERSE
Dove?
ROMILDA
Alle mie,
e ~ e ~ e ~
SERSE
E vi baciò, non è? Ditelo!
ROMILDA
Appunto.
SERSE
Per fuggir le mie nozze, ora mentite.
Ma siasi ver o no; delle sue colpe
abbia il castigo.
(alle guardie)
Olà, pronti volate;
(a Romilda)
vedova di quel bacio,
poi sposa mia sarete.
(parte sdegnato)
ROMILDA
Mio re, mio sposo, sì: oh amare pene!
Fermate, e viva il caro mio Arsamene.

Scena ottava
Romilda, ed Amastre con lettera in mano.
Recitativo
ROMILDA
Prode guerrier. ~
AMASTRE
Signora...
ROMILDA
A me venite.
Se nel petto nutrite
alma cortese e pia,
le mie preghiere udite.
AMASTRE
Comandi e non preghiere
a me porger dovete. Io mi sovvengo,
che toglieste il mio piede
da' lacci di quell'empio, ingrato re.
ROMILDA
Ingratissimo appunto. Egli comanda,
ch'Arsamene s'uccida.
In voi il mio cor si fida:
cercatelo, e per voi nota gli sia
questa sentenza ria.
AMASTRE
Vado pronto a servirvi, ed io vi prego
di far recare al re questo mio foglio.
ROMILDA
Volo per ispedirlo. (Oh, mio cordoglio!)
[N. 48 Aria]
AMASTRE
Cagion son io
del mio dolore,
e so perché.
Ama il cor mio
un traditore,
con troppo amore,
con troppa fé.
(parte)

Scena nona
Arsamene, e Romilda.
Recitativo
ARSAMENE
Romilda infida, e di me pensa ancora?
ROMILDA
Romilda, che v'adora,
di voi pensa ad ogn'ora.
ARSAMENE
Per spronarmi a partire,
non per salvar chi v'ama,
dite che Serse brama il mio morire.
[N. 49 Duetto]
ROMILDA
Troppo oltraggi la mia fede...
ARSAMENE
Troppo inganni la mia fede...
ROMILDA E ARSAMENE
Alma fiera, ingrato core.
Insieme
ROMILDA
È tiranna la mercede, che riceve
il mio petto innamorato!
ARSAMENE
Non è questa la mercede, che si deve
al mio petto innamorato!
(partono per diverse parti)

Scena decima
Gran tempio, col simulacro del sole, ed ara accesa.
Coro di Ministri all'intorno del simulacro.
[N. 50a Coro]
CORO
Ciò che Giove destinò
impedir l'uomo non sa.
Recitativo
(Ariodate, Romilda, Arsamene dal fondo della scena)
ARIODATE
Ecco lo sposo. Io ben ne fui presago.
Quanto m'arride il fato.
Insieme
ARSAMENE
Alma fiera troppo oltraggi la mia fede.
ROMILDA
Core ingrato troppo oltraggi la mia fede.
ARIODATE
A colmarmi d'onore
signor, so che veniste.
ROMILDA
(vuol partire)
Ah il genitore!
ARIODATE
Romilda, non partite.
ARSAMENE
Ariodate, che dite?
ARIODATE
Che a voi do la mia figlia
per serva umile e sposa,
come m'impose il re.
ARSAMENE
Serse l'impose?
ARIODATE
A me stesso.
ROMILDA
Che ascolto?
ARIODATE
E voi veniste
per prenderla in consorte?
ARSAMENE
Altro non bramo.
ROMILDA
(Oh me beata! oh sorte!)
ARIODATE
Romilda, acconsentite?
ROMILDA
Sì mio padre e signore.
ARIODATE
Stringete ormai le destre.
ROMILDA E ARSAMENE
E in uno il core!
ARIODATE
Ora corriamo a Serse
per render grazie d'un sì grande onore.
(partono)
[N. 50b Coro]
CORO
Chi infelice si trovò
pien di gioia or lieto va.

Scena undicesima
Serse, poi Ariodate.
Recitativo
SERSE
Se ne viene Ariodate, è tempo omai
di scoprir, che son io,
che Romilda desio.
Eccomi, Ariodate!
ARIODATE
Invitto sire,
v'inchino.
SERSE
Or che vi sembra?
Lo sposo egual vi dissi?
ARIODATE
È un alto onore!
SERSE
Romilda vaga
ne sarà paga?
ARIODATE
Non brama più.
SERSE
Ma perché mai non viene?
Dov'è?
ARIODATE
Co' lo sposo.
SERSE
Come?
ARIODATE
Co' lo sposo, signor.
SERSE
Che sposo? Ahimè!
ARIODATE
Come imponeste.
SERSE
Che v'imposi? che?
ARIODATE
Eguale a voi, del vostro sangue; e venne
nelle mie stanze. ~
SERSE
E sono sposi?
ARIODATE
Sono.
SERSE
Empio! Perfido! Indegno!
ARIODATE
Mio re...
SERSE
Tu m'hai tradito,
e pur «tuo re» tenti chiamarmi, ardito.
(un paggio porta una lettera a Serse, e gli parla basso)
SERSE
Romilda a me l'invia? Perfida donna!
Crede co' inchiostri rei
incantar follemente i sdegni miei?
(dà la lettera ad Ariodate, che legge)
ARIODATE
(Perché non moro, o ciel!)
SERSE
Leggi, che fai?
ARIODATE
«Ingratissimo amante.»
SERSE
Come? ingrato mi chiama; e tanto ell'osa?
ARIODATE
«Venni per esser vostra.»
SERSE
E altrui si sposa?
ARIODATE
«Trovai che mi sprezzate.»
SERSE
Ah note scellerate!
ARIODATE
«Parto, ma il ciel punirà vostre colpe.»
SERSE
Colpe di averti amato.
ARIODATE
«Io piangerò
sin all'ultimo fiato;
Amastre.»
SERSE
Che?
ARIODATE
Non di Romilda è il foglio.
SERSE
(prende con sdegno la lettera e guarda la firma)
Amastre! Vanne, e ti allontana, indegno.
(Ariodate si ritira in disparte)
SERSE
Non mancava altro tedio in tanto sdegno.
[N. 51 Aria]
Crude furie degli orridi abissi
aspergetemi d'atro veleno.
Crolli il mondo, il sole s'eclissi
a quest'ira, che spira il mio seno!
(nel partire, gli si fanno innanzi Arsamene, Romilda, Amastre, Atalanta, ed Elviro)

Scena ultima
Tutti.
Recitativo
SERSE
Perfidi, e ancora osate
venirmi innanzi?
ARIODATE
Che furor!
ARSAMENE
Cessate!
Umil al vostro piè. ~
SERSE
Sol per schernirmi.
ARSAMENE
Come, signor?
SERSE
Tu m'hai Romilda tolta.
ARSAMENE
Fu per vostro comando.
ARIODATE
È ver.
ROMILDA
Confermo.
SERSE
E quando?
Temerari pretesti!
(tira la spada)
Questo ferro a quell'empia in seno immergi.
ARSAMENE
Ch'io sveni la mia sposa?
Svenerò pria il tuo core.
AMASTRE
(a Serse)
Datelo a me, signore.
SERSE
E chi sei tu che ognor sempre mi sturbi?
AMASTRE
Uno, che cerca far giusta vendetta.
Volete che si sveni
un'alma che tradì chi pur l'adora?
SERSE
Sì!
AMASTRE
E si squarci quel core?
SERSE
Sì!
AMASTRE
(gli rapisce a forza ferro, presentandoglielo al petto)
Muori dunque ingrato, e traditore.
Ecco Amastre tradita, e ogn'or fedele:
e tu spietato e rio
la disprezzi così?
SERSE
Uccidetemi sì.
AMASTRE
Morir degg'io.
SERSE
Fermate! Ora mi pento. ~
AMASTRE
E torni ad amarmi?
SERSE
Sì, ma di tua pietade indegno sono.
AMASTRE
Amami pure, o caro, io ti perdono.
(si abbracciano)
ELVIRO
Sono tutto tremante!
ARIODATE
Or sparve il duolo.
ARSAMENE
Io respiro, e stupisco.
ROMILDA
Io mi consolo.
ATALANTA
Ed io cercherò altrove un altro amante.
SERSE
Amici, compatite i miei furori,
e godete felici i vostri amori.
[N. 52 Aria]
ROMILDA
Caro voi siete all'alma
dolce voi siete al cor.
Son dalla vostra palma
fatta trofeo d'amor.
[N. 53 Coro]
TUTTI
Ritorna a noi la calma
riede la gioia al cor.
Per riportar la palma
s'uniro amore e onor.

(1) Testo tratto dal programma di sala della Fondazione Teatro La Fenice,
Venezia, Teatro Malibran, 9 ottobre 2009


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Ultimo aggiornamento 4 aprile 2020