Il prigioniero

Opera in un prologo ed un atto

Testo del libretto (nota 1)

PROLOGO

Si alza subito la tela, dietro cui appare un velario nero. Davanti al velario appare La Madre vestita di nero, soltanto il suo volto bianchissimo, illuminato spietatatnente, risulterà visibile allo spettatore.
LA MADRE
Ti rivedrò, mio figlio! Ti rivedrò...
Ma una voce nel cuor mi sussurra:
«Questa è l'ultima volta!».
Ti rivedrò, mio figlio!
Da più mesi mi struggon
e la brama di te,
e l'affanno per te,
e l'accorato amor di te, mio figlio,
mio solo bene!
(dopo una pausa: smarrita)
Il mio sogno... il mio sogno...
Tutte le notti m'opprime... sempre uguale...
(visionario)
A poco a poco s'aprono le nebbie
del sonno. Ecco: agli occhi m'appare
un antro quasi buio, interminabile.
Lontano, in fondo, una figura, un'ombra,
uno spettro... - non so - avanza su di me
lentissimo, pauroso.
Tento di volger gli occhi...
tento di non vedere...
Ma c'è qualcosa assai di me più forte
che tien le mie pupille aperte e fisse.

[Ballata]

Vedo! Lo riconosco (porta un farsetto nero.
Il toson d'oro al collo brilla sinistro). Avanza.
Le sue labbra di ferro non san che sia il sorriso;
sembra un rintocco funebre il suo pesante passo.
Gli balena negli occhi il riflesso dei roghi
che a volte alimentò col proprio fiato. Tace.
Non su gli uomini impera, ma sopra un cimitero
il Re che turba il mondo col suo fantasticare.
È lui, Filippo, il Gufo, figlio dell'avvoltoio,
poggia la fronte pallida a una vetrata. Infine
solleva il braccio destro in alto, mormorando:
«Dio Signore è del cielo. Io son re sulla terra».

Son risalite intanto
le nebbie del mio sonno.
A poco a poco il Gufo
muta i suoi lineamenti:
svaniti gli occhi, quasi per magia,
son restate le occhiaie bianche e vuote...
Si scavan le guance ed i capelli
cadono... Ad un tratto
non è più Re Filippo che mi fìssa:
è la Morte!
Sgomenta, caccio un grido:
«Mio figlio! Mio figlio!»

[Primo intermezzo corale]

IL CORO INTERNO
(troncando l'ultima parola, della Madre)
Fiat misericordia tua, Domine, super nos.
Quemadmodum speravimus in Te.
Sacerdotes tui induantur justitiam
Et sacri tui exultent.

(Lentamente si apre il velario nero)

ATTO UNICO

SCENA PRIMA

Un'orrìbile cella nei sotterranei dell'Official di Saragozza. Un giaciglio di paglia, un cavalletto, un fornello, una brocca. In fondo, una porta di ferro. È il crepuscolo: la cella è quasi buia. Sul giaciglio sta Il Prigioniero. Accanto a lui La Madre.
IL PRIGIONIERO
(come continuando una narrazione)
Ero solo. Tutto era buio.
Buio era in questa cella,
Buio era nel mio cuore.
No, non sapevo ancora
di poter soffrir tanto
e non morire...
LA MADRE
(con angoscia, repressa)
Figlio... figliolo...
IL PRIGIONIERO
Temevo il sonno, quasi per timore
dovesse esser eterno;
temea la veglia, anch'essa piena d'ombre
e divisioni...
LA MADRE
(come sopra)
Mio figlio...
IL PRIGIONIERO
...quando il Carceriere
pronunciò finalmente una parola:
«Fratello». Dolcissima parola
che mi diede ancor fede nella vita.
LA MADRE
(fra sé: mormorando)
(... che ti diede ancor fede nella vita?)
IL PRIGIONIERO
Come dire
di dove venga la speranza? Come
s'insinui nel nostro cuore?
«Fratello». Dolcissima parola
che mi ridiede il senso della luce.
LA MADRE
(come sopra)
(... che ti ridiede il senso della luce?)
IL PRIGIONIERO
Dopo torture che non so narrare,
dopo che corda e morsa e cavalletto
tutto il mio corpo avevano piagato...
LA MADRE
(prorompendo)
Figlio, figliolo mio!...
IL PRIGIONIERO
(continuando)
... udivo alfine una parola amica:
«Fratello». Dolcissima parola...
Da quella sera ho ripreso a pregare...
LA MADRE
(fra sé, mormorando)
(...da quella sera hai ripreso a pregare?)
IL PRIGIONIERO
(continuando)
E prego sempre, quando cade il giorno:
Signore, aiutami a camminare,
così lunga è la via che mi pare
di non poterla, finire.
Signore, aiutami a salire.
LA MADRE
(fra sé)
Che mi ricordano queste parole?
Mi fan pensare ad un tempo lontano:
Così pregavi quand'eri bambino...
Triste è riandare al tempo tuo felice...
(disperatamente)
Figlio! figliolo! che più ci è rimasto
di allora?
(lo abbraccia)

(si ode un rumore al di là della porta)
IL PRIGIONIERO
(senza muoversi)
È il Carceriere.
(si apre la porta nel fondo)
LA MADRE
È questo, dimmi, proprio
l'ultimo nostro addio?
(Il Prigioniero resta muto. La Madre esce).

SCENA SECONDA
IL PRIGIONIERO
Solo. Son solo un'altra volta.
Solo coi miei pensieri. O madre mia!...
IL CARCERIERE
(appare improvvisamente nel vano della porta, tenendo in mano una lampada accesa)
Fratello...
IL PRIGIONIERO
(sempre immobile)
Questa voce... quest'unica parola
nel silenzio e nel buio...
IL CARCERIERE
(avanza di qualche passo)
(con infinita dolcezza)
Fratello... spera...
IL PRIGIONIERO
(sempre immobile)
Udire infine una parola umana
là dove tutto tace...
IL CARCERIERE
(è avanzato intanto di qualche passo: ma, è ancora lontano dal Prigioniero)
Spera, fratello, spera ardentemente,
devi sperare sino a spasimarne,
devi sperare ad ogni ora del giorno:
vivere devi per poter sperare.
(avanza ancora, di qualche passo. È ormai vicino al Prigioniero)
Fratello...
(all'orecchio del Prigioniero, quasi segretamente)
Nelle Fiandre divampa la rivolta...
IL PRIGIONIERO
(scuotendosi)
Ah!...
IL CARCERIERE
Nelle strade di Gand tumultua il popolo...
IL PRIGIONIERO
(animandosi)
Ah!...
IL CARCERIERE
Carlo strappò la lingua di sua madre
il di che tolse la fiera campana
a Gand, che forte parlava alle Fiandre,
Roelandt, l'orgoglio di tutta una terra.
IL PRIGIONIERO
Roelandt, com'eri solenne nell'aria
mentre il tuo motto scandivi pacata:
Quando rintocco vuoi dir che c'è incendio;
Quando rintocco il paese è in rivolta...
IL CARCERIERE
Roelandt ancora risuonare udrai!
Giorno di gioia alfin per tanti cuori
oppressi... Fratello,
Sappi a quei rintocchi
che il Santo Uffizio e Filippo tramontano!
IL PRIGIONIERO
(sempre pia esaltandosi)
Ridilla ancora la parola attesa!
IL CARCERIERE
(rapidamente)
Flessinga è conquistata dai Pezzenti:
sta per cadere Veere; a Gorcum si combatte.
IL PRIGIONIERO
(con un grido)
Combattono i Pezzenti!

[Aria in tre strofe]
IL CARCERIERE
Sull'Oceano, sulla Schelda,
con il sole, con la pioggia,
con la grandine e la neve,
sui vascelli - lieti in volto -
i Pezzenti passano.
Con le vele aperte ai venti,
bianchi cigni che svolazzano,
cigni della libertà!
IL PRIGIONIERO
Cigni della libertà!
IL CARCERIERE
Tre colori ha lo stendardo
che accompagna i prodi in mare:
bianco per la libertà,
è l'azzurro per la gloria,
arancione è per il Principe.
Con le vele aperte ai venti
i Pezzenti passano,
cigni della libertà.
IL PRIGIONIERO
... della libertà!
IL CARCERIERE
Volano sul fiume rapidi,
sembran nubi al vento nordico:
con la prora fendon l'onde,
mentre in alto, dalle stelle,
ai Pezzenti Iddio sorride.
Dio dei liberi, ci aiuta!
Sono i cigni candidi,
cigni della libertà!
IL PRIGIONIERO
...della libertà!
IL CARCERIERE
Il grido di vendetta scoppia in Fiandra:
vibrano i cuori come corde tese...
IL PRIGIONIERO
(fra sé)
Filippo, sanguinario, dove sei?
D'Alba feroce, dove ti nascondi?
IL CARCERIERE
Dopo la strage riprende la vita...
Non odi intorno voci di fanciulli?
(con accento infantile e popolaresco)

Torna, sole,
sulle città liberate!
Campane, spandete nell'aria
il vostro rintocco di gioia...

(contemplativo)
(Sorridono i volti ed i cuori...)
IL PRIGIONIERO
(tenta di riprendere la canzone del Carceriere, ma la voce gli si spezza in un singhiozzo. La sua espressione, che si era gradatamente rasserenata, ridiventa improvvisamente feroce)
Fratello, grazie a te,
che m'hai fatto sperare!
(alza le braccia, giungendo le mani, e in tale atteggiamento rimane immobile, come assorto in una visione)
IL CARCERIERE
(dopo una pausa molto lunga, avvicinandosi al Prigioniero)
Fratello...
(il Prigioniero si scuote)
C'è chi veglia su te. La libertà
tanto agognata forse ti è vicina.
Abbi fede, fratello. Dormi... e spera!
(Raccatta la. lampada e si appresta a uscire. Si sofferma lungamente presso la porta e volge uno sguardo al Prigioniero, che nel frattempo si sarà steso sul giaciglio. Esce lentamente)

(Da uno spiraglio, fra la porta e il muro, filtra dall'esterno, per un attimo, un raggio di luce: il riflesso della lampada del Carceriere. Il Prigioniero si scuote, ma subito si ricompone)
IL PRIGIONIERO
No, no... vaneggio. Questa debolezza
estrema mi causò tant'altre volte
visioni allucinanti.
Quel riflesso...
mai prima d'ora lo avevo notato.
Quel riflesso... La lampada...
Ho udito i passi che s'allontanavano...
Mai prima d'ora li avevo notati.
La lampada... Nel buio, all'improvviso,
piombava questa cella le altre sere.
M'ha detto: «Abbi fede, fratello.
Dormi. Spera».
(Strisciando con estrema circospezione si è avvicinato alla porta)
M'ha detto: «C'è chi veglia, su di te».
(Tocca la porta, che cede subito alla pressione)
Ma allora, questo... non è un sogno!
«Spera!», m'ha detto... «Spera!».
(si precipita fuori dalla porta)

SCENA TERZA

Il sotterraneo dell'Official di Saragozza, illuminato appena qua e là da lampade bluastre [Scenario girevole]. Il sotterraneo, lunghissimo e di cui non si vede la fine, dovrà far pensare a quello che la Madre, nel Prologo, racconta di aver veduto in sogno.
IL PRIGIONIERO
(striscia lungo una parete del sotterraneo... s'inginocchia)
Signore, aiutami a camminare.
Così lunga è la via che mi pare
di non poterla finire.
Signore, aiutami a salire.

[Ricercare primo super «Signore, aiutami a camminare»]

(Strisciando lungo la parete)
Buio. Silenzio. Come fra le tombe.
(quasi senza fiato)
Chi viene?
(si rannicchia in un angolo buio. Passa rapidamente un Fra Redemptor [frate torturatore] che tiene in mano uno strumento di tortura. Svolta e scompare)
Che angoscia, Iddio! Sulle carni straziate
risento il morso di quelle tenaglie...
risento il ferro... il fuoco...
(si inginocchia)
Signore, aiutami a. camminare...
(tenta di alzarsi)

[Ricercare secondo super «Fratello»]

Non reggo.
Sorpreso qui, la notte,
evitar non potrei
nuovi, atroci supplizi. Che fare?
Ritornare
nella mia cella scura
ad aspettare ancora e sempre invano?

[Secondo + Primo Ricercare]

Vieni fuori!, una voce disse a Lazaro
un giorno: e dalla fossa umida e buia
Lazaro apparve.
Odo una simile voce a me d'intorno:
dal buio mi chiama alla luce...
m'incanta, mi vuole a sé dall'ombra
con magica parola...
(Improvvisamente appaiono Due Sacerdoti)
Ohimè!
(Si rannicchia di nuovo: ma non lontano dal riflesso di una lampada)
PRIMO SACERDOTE
(come continuando una conversazione)
... La comunione sub utraque specie...
SECONDO SACERDOTE
Silenzio...
M'era sembrato di udire...
PRIMO SACERDOTE
(calmissimo)
Che cosa?
SECONDO SACERDOTE
Come il sospiro di qualcun... che viva...
PRIMO SACERDOTE
(sempre calmissimo)
E chi potrebbe vivere qui intorno?
I carcerati dormon nelle celle:
li aspetta all'alba assai più lungo sonno.
SECONDO SACERDOTE
(con fervore)
Voglia il Cielo toccare i loro cuori
in quest'ultima notte...
(il Primo Sacerdote fissa a lungo il punto in cui il Prigioniero è rannicchiato)
PRIMO SACERDOTE
(disponendosi a uscire)
La Comunione sub utraque specie...
SECONDO SACERDOTE
Negano la reale Presenza...
(Escono)

[Ricercare Terzo super «Roelandt»]
IL PRIGIONIERO
(terrorizzato)
Quegli occhi ini guardavano!
Occhi tremendi... ancor vi vedo impressi
su quest'umido muro...

[Ricercare Terzo + Secondo + Primo]

No... no... soii le pupille che ritengono
ancora quello sguardo incancellabile.
M'hanno veduto quei terribili occhi?
(riprende stancamente a strisciare lungo il muro)
Così lunga è la via che mi pare...
(si ferma)
Sulle mie mani passa un soffio d'aria...
una fredda carezza... donde viene?
la porta non dev'essere lontana...
(si alza, e accelera il passo)
Signore, aiutami a salire...
(accelera ancora il passo)
La porta! La porta! Sono al fine!!!
(Sopra la sua testa risuonano i pesanti rintocchi di una campana. Si ferma di scatto)

(esaltatissimo)
La campana di Gand! (vacillando) la gran campana!
Roelandt, la fiera! Filippo! Filippo!
I giorni del tuo regno son contati!
(accelera il passo... è vicinassimo alla porta)

CALA RAPIDAMENTE IL VELARIO NERO

[Secondo Intermezzo Corale]
IL CORO INTERNO
Domine, labia mea aperies
Et os meum annuntiabit laudem tuam.

SCENA QUARTA (ULTIMA)

Appare un vasto giardino, sotto il cielo stellato. Un grande cedro nel mezzo della scena. In distanza, nello sfondo, le montagne. Aria di primavera
IL PRIGIONIERO
(precipitandosi in scena)
(fortissimo: bestiale)
Alleluja!
(si guarda intorno stupito)
Quest'aria..., questa luce...
La libertà!
IL CORO INTERNO
Domine... Domine...
IL PRIGIONIERO
(con devozione)
Non ho sperato invano,
Non ho sperato invano...
IL CORO INTERNO
Domine, labia mea aperies...
IL PRIGIONIERO
Le stelle! Il cielo! questa è la salvezza...
Fuggir per la campagna... Con le prime
luci dell'alba sarò sui monti...
Il profumo dei cedri... La libertà...
IL CORO INTERNO
Et os rneum annuntiabit laudem tuam...
IL PRIGIONIERO
(con immenso fervore)
Alleluja!
(Al colmo dell'estasi, si avvicina al grande cedro e allarga le braccia in un impeto di amore per tutta l'umanità. Due braccia enormi, quasi nascoste tra i rami più bassi, lentamente si muovono e ricambiano la stretta. Il Prigioniero si trova fra le braccia del Grande Inquisitore)
GKANDE INQUISITORE (= il Carceriere)
(soavissimo)
Fratello...
(Il Prigioniero, riconoscendo la voce del Carceriere, emette un suono inarticolato e resta soffocato dallo spavento)
IL GRANDE INQUISITORE
(con l'accento della pia sincera pietà e tenendo sempre abbracciato il Prigioniero)
Alla vigilia della tua salvezza
perché mai ci volevi abbandonare?
(apre le braccia)
IL PRIGIONIERO
(dopo una lunga pausa, come colpito da improvvisa rivelazione, muove rapidamente verso il proscenio)
S'è fatta luce! Vedo! Vedo!
La. speranza... l'ultima tortura....
Di quante mai sofferte, la più atroce...
(dal fondo della scena s'alza un bagliore. Il Prigioniero si volge inorridito)
Il rogo!
(ride come un pazzo)
IL GRANDE EMQUISITORE
Coraggio...
CORO DA CAMERA
(dietro la scena, collocato dalla parte opposta a quella del grande Coro)
Languendo, gemendo et genuflectendo...
IL CORO INTERNO
Domine, labia mea aperies...
IL GRANDE INQUISITORE
Vieni...
(Con estrema dolcezza prende per mano il Prigioniero e muove con lui qualche passo)
IL PRIGIONIERO
(quasi incosciente, sussurrato)
La libertà...
CORO DA CAMERA
O Domine Deus!
Languendo,gemendo etgenuflectendo...
IL GRANDE INQUISITORE
Fratello... andiamo...
(riprende per mano ilPrigioniero e con lui si avvia verso il fondo della scena)
IL CÒRO INTERNO
Et os meum annuntìabit laudem tuam...
IL PRIGIONIERO
(quasi inconsciamente, sussurrato. Ma questa volta con tono nettamente interrogativo)
La libertà?

CALA LA TELA

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 3 dicembre 1995


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Ultimo aggiornamento 27 luglio 2013