Les Abencérages ou L'étendard de Grenade
Opera in tre atti
Musica: Luigi Cherubini (1760 - 1842)
Libretto: Victor-Joseph Étienne de Jouy, da François-René de
Chateaubriand, tratta dal romanzo di J.- P. Claris de Florian,
Gonsalve de Cordoue
Ruoli:
- Noraïme, principessa reale (soprano)
- Almansor, guerriero abenceragio (tenore)
- Alémar, visir degli Zégri (basso)
- Alamir, nobile Zégri (baritono)
- Kaled, nobile Zégri (tenore)
- Abderam, presidente del senato e del tribunale (basso)
- Octaïr, guerriero Zégri (baritono)
- Un araldo (basso)
- Egilone, confidente di Noraïme (soprano)
- Un trovatore (basso)
- Gonsalvo di Cordova, generale spagnolo (tenore)
- Prima ancella (soprano)
- Seconda ancella (mezzosoprano)
- Abenceragi, Zégri, Spagnoli, trovatori, popolo di
Granada, dame, guerrieri
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe,
3 tromboni, timpani, archi
Composizione: 1813
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 6 aprile 1813
Edizione: inedita
Sinossi
Atto primo. Il giovane guerriero Almansor e la principessa Noraïme progettano
le proprie nozze, ostacolati dalla casata della ragazza, gli Zégri, che non vedono di buon occhio
la parentela con un Abencérage. Arriva il giorno delle nozze, ma proprio durante il banchetto
giunge la notizia della ribellione di una tribù. Almansor parte all’istante per sedarla, portando
con sé il sacro stendardo di Granada, la cui perdita verrebbe punita con l’esilio.
Atto secondo. Almansor torna vincitore, ma senza stendardo. Benché racconti di
averlo affidato, quando la vittoria era ormai certa, al compagno Oktaïr, viene condannato all’esilio.
Atto terzo. Durante la notte Almansor raggiunge Noraïme nei giardini dell’Alhambra,
dove la principessa disperata è in preghiera sulla tomba della madre. I due decidono di fuggire, ma
vengono catturati dagli Zégri, che imprigionano Almansor e lo condannano a morte: il mattino seguente
sarà gettato da una rupe, se nessun campione si batterà per lui contro Alamir nel giudizio di Dio.
Inaspettatamente, un cavaliere mascherato si presenta alla contesa: dopo aver sconfitto Alamir si
rivela il generale Gonsalvo, che ha recuperato lo stendardo e scoperto le prove del tradimento di
Oktaïr. Questi, su ordine degli Zégri, aveva nascosto lo stendardo affidatogli da Almansor che,
scagionato, può finalmente unirsi in matrimonio con Noraïme, mentre gli autori della congiura vengono arrestati.
Quasi ungrand-opéra ante litteram, questo lavoro monumentale condivide
quella tendenza alla grandeur dell’opera francese di inizio secolo ben
rappresentata dalle opere di Spontini (per il quale era stato proprio l’autore di questo libretto a
firmare la Vestale).
All’interno di uno spettacolo vasto, che sfrutta la moda dei soggetti di Spagna, luogo romantico
delle passioni (nel 1831 Chateaubriand pubblicherà Le Dernier des Abencérages),
Cherubini trova momenti di grazia nella solennità profonda dei cori nei finali d’atto, nel trattamento
dell’orchestra e nell’invenzione melodica sempre affascinante, varia, raffinata e di vivacità sorprendente.
Notevoli anche le danze dell’opera, tra cui un caratteristico bolero nel balletto finale, alcune variazioni
sul tema della follia e l’interessante balletto durante la festa nuziale, in
cui Gonsalvo e un coro di trovatori intervengono ad accompagnare le danze con il canto. Nonostante il successo
alla ‘prima’, presenti in sala Napoleone e Maria Luisa, l’opera, ammirata da Berlioz, Mendelssohn e Spontini
(che la diresse a Berlino), non riuscì a entrare mai in repertorio.
Raffaele Mellace
(1)
Testo tratto dal
Dizionario
dell'Opera 2008, a cura di Piero Gelli, edito da Baldini
Castoldi Dalai editore, Firenze
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Ultimo aggiornamento 14 aprile 2020