Sinfonia n. 4 in re minore, op. 12 n. 4, G 506 "La casa del diavolo"


Musica: Luigi Boccherini (1743-1805)
  1. Andante sostenuto (re minore). Allegro assai (re maggiore)
    Utilizza l'Allegro della Sonata per pianoforte e violino op. 5 n. 4, G 28
  2. Andantino con moto (si bemolle maggiore)
  3. Andante sostenuto (re minore). Allegro con molto (re minore)
Organico: 2 oboi, 2 corni, 2 violini, viola, 2 violoncelli, contrabbasso
Composizione: 1771
Edizione: Chevardière, Parigi, 1776 (come op. 16 n. 4)
Dedica: per S.A.R. Luigi di Spagna

L'ultimo movimento reca il titolo "Chaconne qui reprèsente l'Enfer et qui a été faite à l'imitation de celle de M. Gluck dans le Festin de pierre"
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Educato alla musica e specialmente allo studio del violoncello oltre che nella sua città natale, anche a Roma, secondo i dettami della scuola di Corelli e di Tartini, Luigi Boccherini soggiornò dal 1767 al 1769 a Parigi, prima di stabilirsi definitivamente a Madrid, come "compositore e virtuoso da camera" di don Luigi Infante di Spagna, fratello di Carlo IV. Nel 1787 Federico Guglielmo II di Prussia gli conferì il titolo di "compositore di corte"; ma la morte sia del primo che del secondo protettore assottigliò le fonti di guadagno del musicista e ben poco gli valsero le premurose attenzioni dell'ambasciatore di Francia a Madrid, Luciano Bonaparte, cui dedicava nel 1801 lo Stabat Mater a tre voci con accompagnamento d'archi, e quelle del marchese madrileno Benavente, appassionato suonatore di chitarra, per il quale Boccherini aggiunse una parte per tale strumento in alcuni quartetti, quintetti e sinfonie. Nell'ultimo periodo della sua vita, il compositore, piuttosto malandato in salute e senza poter suonare il violoncello, continuò a scrivere Quartetti e Quintetti per archi, dove il suo genio doveva lasciare un'impronta incancellabile. La morte lo colse in povertà il 28 maggio 1805, sessantaduenne.

Boccherini è stato un autore fecondo e di inesauribile vitalità creatrice; basti dire che egli ha scritto una trentina di sinfonie, ben 102 quartetti, 163 quintetti, questi ultimi in varie formazioni, ma in prevalenza per due violini, due viole e violoncello, una decina di concerti, otto dei quali per violoncello, due ottetti, sedici sestetti, settantaquattro trii, duetti, sonate, in più l'opera La Clementina (Madrid 1786), due balletti per i teatri di Vienna e Mestre, due oratori, uno Stabat Mater, una messa, cantate sacre e profane e altre musiche vocali. Nonostante ciò la sua opera è stata per lungo tempo in oblio e solo intorno agli anni Trenta ha avuto una soddisfacente rivalutazione, per merito di alcuni musicologi, tra cui Fausto Torrefranca che, in uno studio critico su "Le origini dello stile mozartiano", pubblicato nel 1926 sulla Rassegna Musicale Italiana, collocò Boccherini in una posizione storica importante nell'ambito del processo formativo dello stile sinfonico e da camera, basato sulla forma dialettica della sonata. Infatti Boccherini presenta uno stile dai lineamenti chiari e precisi, in piena autonomia rispetto al contemporaneo Haydn: particolare attenzione alla varietà del discorso strumentale nel quartetto d'archi, scioltezza e giocondità di forme e di figurazioni negli allegri, una mestizia serena e a volte sentimentale nei tempi lenti, giovanile brillantezza di pulsanti stacchi ritmici e di policromie festose nei movimenti strumentali conclusivi.

Il pezzo in programma stasera fa parte dei Sei Concerti a grande orchestra op. 12 scritti da Boccherini nel 1771 ed ha come sottotitolo "La casa del diavolo" in quanto l'Allegro con moto dell'ultimo movimento è basato musicalmente sul finale del balletto Don Juan di Gluck: è «una ciaccona che rappresenta l'inferno» così è indicato nel manoscritto della sinfonia e contiene una evidente intonazione di taglio preromantico. Questa è la pagina più caratteristica sotto il profilo espressivo di questa sinfonia, in cui non mancano momenti suggestivi nel severo Andante sostenuto iniziale, poi riproposto alla fine, e nel delizioso Andantino con moto, evocante l'atmosfera di una serenata notturna.

Ennio Melchiorre

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nel quadro La famiglia dell'Infante Don Luis Luigi di Goya (1784), esposto presso la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano, è ritratta la famiglia dell'Infante, il fratello del re di Spagna Carlo III, in ambiente domestico, con le persone di servizio. La scena è ripresa nella residenza di Las Arenas nei pressi di Avila, dove Don Luis si era dovuto ritirare per il matrimonio morganatico con Maria Teresa Vallabriga y Rosas, che lo aveva escluso dagli ambienti della corte. In secondo piano, tra il personale che attornia la famiglia reale in disgrazia, vi è una figura, la fronte spaziosa, il viso scavato, un po' curvo, di identificazione incerta: secondo alcuni potrebbe trattarsi di Luigi Boccherini (1743-1805). Il violoncellista-compositore di Lucca, dopo i primi viaggi internazionali che lo avevano portato da Vienna a Parigi, aveva infatti trovato impiego presso Don Luis, come «Compositore e virtuoso da camera di S.A.E. Don Luigi Infante di Spagna». Al servizio di Don Luis rimarrà dal 1770 al 1785, per poi restare in Spagna, in condizioni sempre più dure, con il paese sconvolto dalle guerre napoleoniche, fino al 1805, anno della morte.

In Spagna Boccherini aveva accettato un'occupazione tranquilla, un impiego sicuro ma con poche attrattive professionali. Proprio in quegli anni Haydn stava compiendo un'esperienza per molti versi analoga presso gli Esterhàzy: al compositore toccava in sorte di scrivere sempre per gli stessi esecutori (Don Luis aveva alle sue dipendenze il quartetto formato dalla famiglia Font) e per lo stesso pubblico. A differenza di Haydn però, più vicino alla vivacità culturale viennese - e ne era anzi egli stesso una figura di primo piano - Boccherini si trovava in un paese che, per la musica strumentale, aveva poco da offrire. Così il compositore si trovò a prediligere una compagine cameristica, il quintetto per archi con due violoncelli, che invece non era più utilizzata dai più avanzati autori europei, dove si imponeva il più organico ed equilibrato quartetto per archi. Inoltre la sua concezione compositiva fu sostanzialmente estranea alle istanze poste dalla forma-sonata, all'epoca d'avanguardia nel campo della musica strumentale, per rimanere fedele alla tradizione italiana, di derivazione corelliana, basata sulla cantabilità e sulla molteplicità di spunti ed idee in successione libera.

Nel tentativo di dare una maggiore coesione Boccherini adottò talvolta un impianto ciclico, come nella Sinfonia "La Casa del Diavolo", quasi ad unificare almeno sul piano esteriore composizioni lacunose dal punto di vista grammaticale interno. Ancora una volta la risposta di Boccherini si muoveva in senso opposto rispetto ai viennesi. La Sinfonia op.12 n.4 venne pubblicata nel 1776 in un gruppo di 6 sinfonie che risalgono al primo anno di lavoro presso Don Luis: nel catalogo autografo che Boccherini aggiornò costantemente con grande precisione fino alla morte, e che serviva al compositore essenzialmente per i suoi rapporti con gli editori, è datata al 1771. Curiosamente in tale catalogo, andato distrutto durante la guerra civile spagnola ma sopravvissuto attraverso due pubblicazioni ottocentesche, Boccherini omise proprio la produzione solistica - concerti e sonate - per il proprio strumento, il violoncello. Forse perché le composizioni solistiche erano considerate come un patrimonio personale che ciascun virtuoso utilizzava in prima persona e che, proprio per questo, erano scarsamente interessanti ai fini di una commercializzazione editoriale che si rivolgeva non tanto al mondo dei professionisti, quanto a quello più ampio dei dilettanti. La scrittura estremamente elaborata della parte solistica, che suona sovente nel registro acuto dello strumento, mostra la grande padronanza tecnica di Boccherini, che possedeva uno Stradivari del 1709, un violoncello di grande valore che risaliva al periodo migliore della produzione del liutaio cremonese. Uno strumento che Boccherini dovette vendere per le difficoltà economiche dei suoi ultimi anni e che, considerato perso nella guerra civile spagnola, è ricomparso in un lotto di strumenti antichi acquistato da un collezionista spagnolo che lo offrì in uso al grande violoncellista spagnolo Gaspar Cassadò.

La Sinfonia op. 12 n. 4 è annotata nel catalogo di Boccherini in un gruppo di 6 «concerti a grande orchestra», composizioni molto ambiziose in grado di rivaleggiare, in particolar modo le ultime tre, con le coeve composizioni di Mozart o Haydn. La Sinfonia è articolata in tre movimenti, il primo ed il terzo preceduti da un'introduzione lenta ed ha «una spiccata attitudine al sinfonismo drammatico, con ricerca di sonorità a blocchi articolate tra i fiati e gli archi». La Casa del Diavolo, come è indicata nelle fonti manoscritte dell'epoca, deve il suo nome all'ultimo movimento che reca l'indicazione di «Chaconne qui représente l'Enfer et qui a été faite à l'imitation de celle de M. Gluck dans Le Festin de Pierre». L'opera di Gluck da cui prende spunto la composizione è il balletto Don Giovanni, che probabilmente Boccherini vide durante i soggiorni viennesi, di cui viene ripreso l'ultimo numero, utilizzato da Gluck anche nella Danza delle furie dell'Orfeo. La composizione si apre con un Andante sostenuto introduttivo altamente drammatico, che presenta forti scarti sul piano delle sonorità, tra la scala ascendente iniziale a piena orchestra cui rispondono, in piano, i violoncelli divisi e le viole, mentre episodi basati su ritmi puntati e sincopi conducono quindi al primo movimento, Allegro assai. Questo movimento, derivato dalla Sonata op. 5 n.4, è estremamente vibrante, con un primo tema vigoroso, saldamente impiantato sull'accordo di tonica, cui fa riscontro un secondo tema maggiormente cantabile; un ampio sviluppo con una scrittura elaborata in dialoghi serrati tra gli strumenti conduce alla ripresa. Segue un Andantino con moto in sol minore condotto delicatamente in un gioco strumentale di grande raffinatezza, affidato ai soli archi e dal sapore cameristico. Il ritorno dell'Andante sostenuto iniziale prelude, infine, all'ultimo movimento, il più ampio dell'intera composizione. Il modello cui si rifà Boccherini è quello gluckiano, con una citazione iniziale della Danza delle furie da cui Boccherini si distacca per sviluppare un movimento di maggiore estensione e struttura formale, fino a creare un ampio quadro in quattro sezioni di cui la terza presenta la ripresa del tema iniziale.

Andrea Rossi-Espagnet


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 4 dicembre 1997
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 25 novembre 1999

I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 30 gennaio 2015