Partita n. 2 in do minore, BWV 826


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Sinfonia. Grave Adagio ... Andante
  2. Allemande
  3. Courante
  4. Sarabande
  5. Rondeau
  6. Capriccio
Organico: clavicembalo
Composizione: 1727
Edizione: presso l'Autore, Lipsia, 1731

N. 2 della raccolta Clavierübung n. 1
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La Partita per cembalo in do minore BWV 826 è la seconda di un gruppo di sei Partite (ossìa "Suites di danze", secondo la tarda accezione del termine) che occupano una posizione di assoluto rilievo nel catalogo di Johann Sebastian Bach; si tratta infatti delle prime opere destinate espressamente dall'autore alla pubblicazione, sotto il titolo di Clavierübung. Appartiene all'ultima fase creativa della vita di Bach - la fase che vede il compositore impegnato a Lipsia nel ruolo di Cantor presso la Chiesa di San Tommaso, fra il 1723 e la morte - la messa a punto di quattro raccolte con questo medesimo titolo, tutte dedicate alla tastiera e pensate per la pubblicazione. Negli anni giovanili Bach aveva riservato un ruolo privilegiato agli strumenti a tastiera, destinando loro la parte più corposa e più qualificata della produzione strumentale di consumo; le varie Toccate, Suites inglesi e francesi, Sonate, Invenzioni a due o tre voci ecc., erano nate - non sempre con ordine e sistematicità - in vista dell'intrattenimento di corte, o come lavori didattici per educare alla musica la numerosa prole del compositore.

Diversa invece la prospettiva in cui nascono le raccolte dette Clavierübung, che è quella di una meditazione a posteriori, svincolata dal consumo immediato, su alcuni aspetti paradigmatici dell'arte strumentale del tempo. Un compito quindi più ambizioso, che rientra compiutamente nella tendenza speculativa propria dell'ultimo periodo creativo bachiano. Lo stesso titolo di Clavierübung (letteralmente: "Esercizio per tastiera") si presta a discussioni e riflessioni. Clavier è termine che indica un generico strumento a tastiera, dunque non solo il clavicembalo (strumento con corde pizzicate, quindi inibito a grandi sfumature dinamiche e di tocco) ma anche il clavicordo (strumento a corde percosse e quindi abile a quelle sfumature, ma privo di grande volume), o anche l'organo, a cui si intende espressamente dedicata la terza Clavierübung. D'altra parte il termine Übung, esercizio, non vuole indicare una funzione didattica ma piuttosto il rigore nella concezione di un ciclo ordinato e compiuto di composizioni, all'interno del quale poi ogni spartito trova un esito specifico, sotto il profilo stilistico ed inventivo.

A tale concezione risponde ovviamente anche la prima Clavierübung, dedicata, come si è detto, a sei Partite; queste avevano già visto singolarmente la pubblicazione a partire dal 1726, e vennero poi raccolte per la pubblicazione unitaria nel 1731. Identico è il lungo titolo apposto sia sulle edizioni singole che su quella della raccolta completa: "Clavir Ubung/bestehend in/Proeludien, Allemanden, Couranten, Sarabanden, Giguen./Menuetten, und andern Galanterien;/Denen Liebhabern zur Gemuths Ergoetzung verfertiget [...]" ("Esercizi per tastiera consistenti in Preludi, Allemande, Correnti, Sarabande, Gighe, Minuetti ed altre Galanterie; scritte per il diletto degli amatori [...]").

Le sei composizioni sono ordinate secondo un preciso percorso tonale (si bemolle, do minore, la minore, re maggiore, sol maggiore, mi minore), e presentano quasi tutte la medesima impostazione: sette brani, quattro dei quali - le danze canoniche della Suite: Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga - si ripresentano in tutte le Partite; variabili sono invece le altre tre pagine - un brano introduttivo, e due Galanterien inserite fra la Sarabanda e la Giga - il che attribuisce ad ogni composizione una propria specificità e coerenza.

Proprio la Seconda Partita in do minore costituisce però una eccezione rispetto a questo schema. Essa si articola infatti in soli sei movimenti, rinunciando alla Giga e accostando alla triade Allemanda-Corrente-Sarabanda altri tre differenti movimenti: una Sinfonia iniziale e, in conclusione, un Rondeau e un Caprìccio. Già dai titoli emerge chiaramente quella che è una caratteristica di questa come delle altre Partite di Bach, il polistilismo, che avvicina fra loro danze di tradizioni diverse e anche pagine che non hanno la matrice di danza, per rinnovare profondamente e offrire una nuova fisionomia alla tradizione della Suite.

Lo si osserva subito nella Sinfonia che apre la composizione. Si tratta di una pagina di vasto impianto, divisa in tre differenti sezioni. In apertura si colloca un "Grave. Adagio" che è nello stile della Ouverture francese, con gli scattanti ritmi puntati, i possenti accordi, alternati a silenzi, i giochi di domanda e risposta fra le varie voci. Senza soluzione di continuità succede un Andante, dominato da una limpida cantabilità di matrice italiana, e di tipo violinistico, sul sostegno della linea del basso. Una cadenza conduce alla terza sezione, una fuga a due voci in 3/4.

Si inseriscono a questo punto le tre danze di prammatica. L'Allemande si avvia su un canone a due voci e mantiene questo dialogo a due, moderato e grave, per quasi tutta la sua durata, salvo la presenza occasionale di una terza voce poco dopo l'inizio.

La Courante è nel gusto francese, con una densa scrittura a quattro parti e dominata da un tema scattante che appare anche invertito. La Sarabande, a due voci, vede lo sviluppo di una limpida polifonia nella sua prima parte e nelle prime battute della seconda, e segue poi il principio dell'Aria accompagnata nello stile italiano.

Gli ultimi due brani della Partita sono estranei alla tradizione della Suite. Troviamo dapprima un Rondeau, in 3/8 e a due voci, che ricorda per forma e stile i modelli dei clavicembalisti francesi; presenta infatti un refrain che appare per quattro volte alternandosi con sezioni contrastanti (lo schema è dunque ABACADA).

Al posto della Giga troviamo poi un Capriccio diviso in due parti ed a tre voci, con una densa polifonia impreziosita dalla estrosità della scrittura. Non c'è traccia di danza in questa pagina, che, con il suo titolo italiano, è l'ultimo episodio di una serie di movimenti stilìsticamente di diversa provenienza. Il magistero strumentale e l'assortimento stilistico appaiono così svincolati da un preciso riferimento culturale, sia sotto il profilo delle soluzioni della scrittura che nella scelta delle danze, e la mirabile Partita riceve la sua coerenza dall'impronta della dominante personalità dell'autore.

Arrigo Quattrocchi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

All'epoca di Bach il termine «partita», che originariamente si usava per una serie di variazioni sopra un basso, era ormai del tutto analogo a quello di «suite» ed indicava una serie di danze introdotte da un pezzo di carattere ìmprovvisativo che, nelle sei per clavicembalo, viene di volta in volta chiamato preludio, sinfonia, ouverture, fantasia, praeambulum, toccata. La prima partita per clavicembalo è dal 1726. Da allora Bach ne scrisse una ogni anno, in occasione della fiera degli editori che si svolgeva ogni anno a Lipsia.

Nel 1731 egli riunì le sei partite fino ad allora composte e le pubblicò come prima parte del «Klavierübung», titolo questo già adottato da Kuhnau per due raccolte di suites. L'ouverture che apre la seconda partita consta, dopo l'accordo introduttivo, sul quale vi è l'indicazione «grave», di alcune battute di adagio che, in certo senso, condensano verticalmente il materiale che verrà sviluppato contrappuntisticamente nel successivo andante. Seguono una allemanda, una corrente e un rondeau in 3/8. Insolito l'ultimo movimento, definito capriccio, termine che Bach adottò anche in un'altra composizione (il «capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo»). Esso è anche qui introdotto per indicare un pezzo libero dalle usuali costrizioni formali. Il capriccio consta di due parti, ambedue ripetute due volte. Il fantasioso tema della prima ricompare rovesciato all'inizio della seconda. Ed è possibile che anche questa trovata abbia determinato la scelta del titolo.

Bruno Cagli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 16 aprile 2008
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 25 maggio 1977


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Ultimo aggiornamento 21 febbraio 2016