Bach compose un numero considerevole di Cantate sacre (almeno duecento delle trecento che sono state conservate) e una trentina (in effetti sarebbero poco più di quaranta, se tutte fossero giunte sino a noi) di Cantate profane, che sono al limite tra il sacro e il profano, in quanto alcune sono cantate per commemorazioni funebri (Trauerkantaten), come quella BWV 106, meglio conosciuta con il nome di Actus Tragicus e composta, secondo André Pirro, nel 1707 in occasione della morte dello zio del musicista, Tobias Lämmerhirt, e secondo Hermann Schmalfuss nel 1708, per i funerali di Dorothea Susanna Eilmar, sposata al consigliere Johann Adolf Tilesius e sorella del pastore Georg Christian Eilmar, amico di Bach. L'Actus Tragicus (così è designata l'opera nella copia - l'autografo è andato perduto - dovuta a Christian Friedrich Penzel, datata ottobre 1768 a Lipsia) si avvale di un organico strumentale molto esile, formato da due flauti a becco, due viole da gamba e continuo. Si apre con un brano strumentale chiamato Sonatina; su un movimento regolare di crome (Molto adagio) affidato al basso continuo le due viole indicano un disegno melodico discendente e poi si uniscono al basso, come in un movimento processionale. Sopra questo sfondo armonico i due flauti intrecciano una frase molto malinconica, invitante al raccoglimento. Segue un coro a quattro voci, con lo stesso accompagnamento orchestrale diviso in tre episodi diversi. Il primo, di particolare slancio ritmico, è costruito sulle parole che racchiudono il titolo della Cantata "Il tempo del Signore è il miglior tempo". Dopo un Allegro fugato, su un passo derivato dagli Atti degli Apostoli, si giunge alla terza parte (Adagio assai), che si sofferma sulla parola morte. Un'aria per tenore in movimento Lento riconduce l'ascoltatore all'atmosfera processionale introduttiva, su cui si inserisce il basso (Vivace) con un'aria contrappuntata da fioriture vocali. Si giunge così ad un terzetto (contralto, tenore, basso) accompagnato dal solo basso continuo, sulle parole tratte dall'Ecclesiastico ("È legge antica, l'uomo deve morire"). Dal terzetto emerge un a solo del soprano in tempo arioso, accompagnato dalle due viole da gamba e dal flauto, che insieme al basso continuo formano la melodia a quattro voci del corale "Ich hab' mein' Sach' heimgestellt". Alla ripresa della prima parte del terzetto il soprano ripropone alcuni frammenti dell'arioso, prima di concludere su una lunga cadenza. Ancora arie del contralto e del basso, prima di giungere al coro conclusivo della Cantata, accompagnato da tutta l'orchestra in un clima di vivacità ritmica. È un canto di speranza sulla melodia del corale che dice "Ich dich hab'ich gehoffet, Herr" (In te ho sperato, o Signore). Il discorso musicale della Cantata si mantiene su un piano di elevata nobiltà e spesso raggiunge una indubbia efficacia drammatica.