Salmo 13, op. 24

per coro e orchestra

Musica: Alexander Zemlinsky (1871 - 1942)
Organico: coro misto, ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, percussioni, 4 arpe, organo, archi
Composizione: 2 aprile 1935
Prima esecuzione: Vienna, 8 giugno 1971
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1971
Guida all'ascolto (nota 1)

Prima di tutto voglio dirti che dalla visita che ti ho fatto a Praga ho avuto una gioia straordinaria. Tutta l'atmosfera che hai creato intorno a te di vera animazione artistica, questa immagine meravigliosa della tua forte personalità che è così adatta a essere centri e modello e che in ciò che produce esercita una forte supremazia su chi ti sta intorno, era per me innanzi tutto un godimento estetico, meglio anzi: morale. E poi il tuo modo di fare musica, fare musica con amore [dieses mit Liebe Musicieren], questa naturale, spontanea, libera grandezza, la serietà, lo zelo, l'oggettività [...] (Schönberg a Zemlinsky, 3 febbraio 1914)

Riguardo a ciò che io penso di Zemlinsky, le persone veramente intelligenti, se vogliono accertare quale valore possa avere il mio giudizio per il pubblico, dovrebbero sempre mettere in conto questo fatto: è stato il mio insegnante, gli sono diventato amico, poi cognato e in tutti gli anni che da allora sono trascorsi egli è sempre rimasto colui il cui atteggiamento tento di immaginarmi quando ho bisogno di un consiglio [...] (Schönberg, Gedanken über Zemlinsky, in "Der Auftakt" 1,1921, p. 230)

Alexander Zemlinsky è colui al quale sono debitore di quasi tutto quello che so di tecnica e di problemi del comporre. Ho sempre fermamente creduto che egli sia un grande compositore ed è ciò che credo anche oggi. (Schönberg, Rückblick, in "Stimmen. Monatsblätter für Musik" 1,1949, p.430)

Il compositore sul quale Schönberg si esprime con tanto calore, oggi non è più trascurato del tutto come era fino a pochi anni fa, ma resta tuttavia un artista misconosciuto: e il solo dei suoi molti lavori che torni nei concerti è la Lyrische Symphonie op. 18. Credo, insomma, che la musica migliore di Zemlinsky attenda ancora il riconoscimento che le è dovuto e che la sua figura di artista meriti in una presentazione qualche parola in più.

In Austriae in Germania nei tre decenni del rinnovamento del linguaggio musicale (più o meno 1900-1930) egli è stato un protagonista, stimato e ammirato dai musicisti maggiori e massimi, per la sua intelligenza, l'eccezionale magistero tecnico di compositore e di direttore d'orchestra, la generosità. Nel 1926, in una pubblica dichiarazione, Alban Berg pose il suo nome dopo quello di Mahler e accanto a Debussy, Reger e Webern, volendo indicare così gli artisti che egli venerava (verehren) come i classici del nostro secolo (in Bei Alban Berg. Aus einem Gespräch mit dem Komponisten des Wozzeck, in «Das kleine Journal», Berlino, 25 gennaio 1926). E l'anno dopo Berg dedicò uno dei suoi lavori più significativi, la Lyrische-Suite, citando nel IV movimento un tema melodico tratto dalla Lyrische-Symphonie di Zemlinsky (ma l'omaggio all'amico era già nel titolo). Perfino Stravinskij, a quell'epoca lontano dai progressisti viennesi, aveva di Zemlinsky grande stima (e dichiarò di aver sentito, dirette da Zemlinsky, le migliori Nozze di Figaro della sua vita).

Che cosa ha messo nell'ombra i meriti artistici reali di Zemlinsky? Al primo ascolto le sue opere maggiori, le sinfoniche e le teatrali specialmente, possono apparire indecise nello stile e decorative (l'accusa maggiore contro di lui è quella dell'eclettismo). Egli è, certo, un esponente del gusto decadente e simbolista, e il suo lirismo, gli abbandoni sensuali o le accensioni patetiche, ci suonano talvolta generiche (ma sempre scritte in modo magistrale). Tuttavia la sua sensibilità, le idee, le capacità espressive non sono vincolate al passato. In ciò che egli esprime e nei modi dell'espressione ci sono elementi di invenzione e di stile che se oggi la scarsa familiarità dell'ascolto rende a noi sfocati, dovevano essere evidenti a chi lo includeva nella musica progressiva: a Schönberg, dunque, a Webern, a Berg, e poi ad Adorno, che su Zemlinsky ha scritto un saggio rigoroso e convinto (pubblicato nel 1963 in Quasi una fantasia, è ora nel vol. 16 delle Gesammelte Schriften, pp. 351-367). «L'eclettismo di Zemlinsky diventa geniale, perché le capacità ricettive dell'artista sono esaltate a tal punto da pervenire a una prontezza di reazioni veramente sismografica verso tutti gli stimoli dai quali si fa inondare. Una debolezza che non si atteggia mai a creazione, acquista la forza di una seconda natura. [...] Flessibilità, fiuto, prontezza nervosa, fantasia nel fondere elementi eterogenei producono un oggetto assolutamente inconfondibile [ein durchaus Unverwechselbares]». Così Adorno.

Dunque, la competenza formale di Zemlinsky è fuori discussione. Ma il segreto della sua originalità (la «debolezza che non si atteggia mai a creazione»), ciò di cui la sua invenzione si nutre, sono l'attenzione minima, la sottigliezza dei particolari, la varia caratterizzazione delle melodie e dei loro colori, non solo nei procedimenti strumentali e timbrici ma anche nell'intonazione della parola cantata. Lo dimostrano le sue partiture più esigenti e più raffinate, come i bei Maeterlinckgesänge op. 13, il Secondo Quartetto op. 15, dedicato a Schönberg, il Terzo op. 19, la Lyrische-Symphonie, naturalmente, il suo capolavoro, e l'opera Der Kreidekreis (e c'è molto altro che potrebbe ammirare chi non è ostile al gusto decadente). Questi lavori, rispetto alla problematicità, al rigore, all'energia innovativa delle pagine più forti dell'espressionismo, protesi al nuovo anch'essi ma assai meno capaci di originalità e di concentrazione, ci presentano il momento di transizione della musica, o il momento di mediazione delle idee e del linguaggio musicale dal decadentismo al radicalismo.

Per il genere letterario il Salmo 23 è un'unica preghiera di fiducia e di gratitudine, il Salmo 13 è un monologo di protesta prima e poi di richiesta e di speranza. Lontano, perciò, nella musica dei due Salmi è il carattere, imposto non solo dalla poesia del testo ma anche, e più, dalla realtà. Nel 1933, con Hitler al potere, Zemlinsky fu costretto a congedarsi dalla Musikhochschule di Berlino e tornare a Vienna, trovandosi qui in afflizione e miseria. Compose poco (di notevole solo la Sinfonietta op. 23, nel 1934), poi nel 1938 Hitler arrivò anche a Vienna. Zemlinsky con la famiglia fuggì negli Stati Uniti, scampando attraverso Praga. La poca musica scritta da lui in quegli anni infelici restò inedita. Come, appunto, il Salmo 13, eseguito per la prima volta solo l'8 giugno 1971.

La costruzione del Salmo 13 è in tre parti, di protesta e perfino di sdegno, ripeto, nella prima e di vigorosa attesa nella terza, separate da un forte brano strumentale, che fa da transizione dal sentimento di abbandono al suo contrario.

Una breve cellula tematica discendente e sospesa (clarinetto basso) avvia la composizione, espandendosi nell'orchestra, prima come un lamento poi come un grido, su cui si sovrappone il coro. Il quale ripete e ripete senza una pausa le domande a Dio, le domande della sopportazione sdegnata, di colui che soffre l'ingiustizia: «Wie lange...? Wie lange...?» «Per quanto ancora...? Per quanto ancora...?» con un lungo 'crescendo' drammatico. E nelle grida impazienti «Guarda dunque e ascoltami, o Signore, mio Dio!» si celano anche accuse al Signore e sdegno delle vittime.

L'esteso interludio strumentale è il suono potente della biblica rivolta dei perseguitati contro i persecutori e del loro confermato coraggio: e ora dunque la folla degli oranti può alzare la voce della speranza e della rinnovata amicizia con l'Onnipotente: «Ma io confido nella tua misericordia; il mio cuore gioisce che tu sei pronto al soccorso».

Franco Serpa

Testo
Der XIII Psalm

Herr, wie lange willst du mein vergessen?
Wie lange verbirgst du dein Antlitz vor mir?
Wie lange soll ich sorgen in meiner Seele und mich ängsten in meinem Herzen täglich?
Wie lange soll sich mein Feind über mich erheben?
Schaue doch und erhöre mich, Herr, mein Gott!
Erlauchte meine Augen, daß ich nicht im Tode entschlafe,
daß nicht mein Feind rühme, er sei mein mächtig geworden,
und meine Widersacher sich nicht freuen daß ich niederliege.
Ich hoffe aber darauf, daß da so gnädig bist;
mein Herz freut sich, daß du so gerne hilfst.
Ich will dem Herrn singen, daß er so wohl an mir tut.
Salmo XXIII

[Signore], quanto ancora vuoi dimenticarmi?
Quanto ancora nascondi davanti a me il tuo volto?
Quanto ancora devo soffrire nell'anima e affliggermi ogni giorno nel cuore?
Quanto ancora deve ergersi su di me il mio nemico?
Guarda dunque e ascoltami, o Signore, mio Dio!
Illumina i miei occhi, sì che io non cada nel sonno della morte,
sì che non si vanti il nemico di aver prevalso su me,
e i miei avversari gioiscano che io giaccia a terra.
Ma io confido nella tua misericordia;
il mio cuore gioisce che tu sei pronto al soccorso.
lo voglio cantare al Signore per tutti i suoi grandi favori.
(traduzione di Franco Serpa)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 28 novembre 2015


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Ultimo aggiornamento 9 marzo 2016