È molto probabile che l'esemplare del 1705 delle Suonate da camera a tre, due violini o violone o cembalo op. I di Antonio Vivaldi sia una ristampa della prima edizione - oggi perduta - pubblicata nel 1703. In questa raccolta d'esordio, dedicata al conte di origine bresciana Annibale Gambara, si riscontra un equilibrio, talora inevitabilmente precario, tra il riferimento a modelli codificati e la definizione di un'originale voce espressiva. L'indicazione «da camera» designa la tipologia delle sonate (suite di tempi di danza nella stessa tonalità preceduta da un preludio) all'epoca ancora alternativa, nonostante i processi di convergenza in atto, a quella «da chiesa» (forma perlopiù in quattro movimenti lento-veloce-lento-veloce con cospicuo apporto di scrittura contrappuntistica).
Tra i modelli della tradizione che il "Prete rosso" aveva presenti c'erano senza dubbio le opp. II (1685) e IV (1694) di Corelli, ripubblicate a Venezia a ridosso delle prime edizioni romane, e poi le sonate a tre di autori veneziani come Caldara (op. II, 1699), Albinoni (op. IlI, 1701) e Gentili (op. II, 1703). D'altro canto, se percorre la raccolta una semplice condotta imitativa, più illusionistica che strutturale, l'originale cifra vivaldiana si coglie nell'assimilazione dello spirito e dello stile del concerto (brillantezza del trattamento strumentale, ruolo solistico del violino I), nei lampi dell'invenzione armonica, nella predilezione per l'ostinato e nell'espressione cantabile di ispirazione vocale. Per quanto riguarda l'organico, le sonate sono destinate a due violini cui s'aggiunge il «violone» (violoncello) o il cembalo per il continuo; secondo la prassi dell'epoca, tuttavia, il basso poteva essere realizzato di volta in volta con combinazioni diverse, facendo ricorso anche a strumenti non menzionati nel titolo della raccolta. Le sonate allineano per lo più quattro movimenti tranne la prima, la quarta e la decima (che ne contano rispettivamente cinque, sei e tre) e l'ultima, una serie di variazioni sul tema della "Follia" che segna l'esplicito confronto di Vivaldi con Corelli (op. V n. 12, 1700).
Nella Sonata XI dopo le imitazioni che si rincorrono del Preludio, in due parti come i tempi di danza, compaiono tre movimenti mossi in cui è protagonista il violino I con una brillante scrittura da concerto (violino II e basso si limitano ad accompagnare): nell'ordine, una Corrente, che il violino I percorre quasi senza respiro, una Giga, che si apre con un effetto teatrale di doppia eco o dissolvenza del violino I senza accompagnamento, e infine una Gavotta. In quest'ultima le ripetizioni della forma binaria sono scritte per esteso con diminuzioni tanto nella prima quanto nella seconda parte.
Cesare Fertonani