Concerto in re maggiore per violino, archi e basso continuo "L'inquietudine", RV 234


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro molto (re maggiore)
  2. Largo (si minore)
  3. Allegro (re maggiore)
Organico: violino solista, archi, basso continuo
Composizione: 1720 - 1724
Edizione: Ricordi, Milano, 1949
Guida all'ascolto (nota 1)

«L'inquietudine» RV 234 appartiene alla straordinaria serie di concerti per violino di Vivaldi concepiti come medaglioni di affetti, e nello specifico al gruppo risalente intorno al 1720 che comprende anche «Il sospetto» RV 199 e «Il riposo» RV 270 (un quarto concerto, «Il piacere» RV 180 sarà pubblicato nell'op. VIII del 1725).

Nell'«Inquietudine» appare impressionante la capacità di Vivaldi di evocare l'affetto in questione grazie a una gestualità compositiva concentrata, a un'estrema economia tematica e al princìpio della ripetizione melodica e ritmica. Tutto, insomma, concorre a imprimere al dettato musicale una tinta unitaria in funzione rappresentativa: l'accumulo di tensione emozionale prodotto dalla concitata e incessante pulsazione ritmica, la segmentazione e i continui cambi di direzione delle linee melodiche, le studiate asimmetrie della struttura sintattica.

La forma dell'Allegro molto con cui s'apre il concerto è assai concisa e, per così dire, compressa in una specie di tour de force. Il ritornello orchestrale, che si svolge interamente su pedali articolati di tonica e di dominante, è costituito da un movimento di arpeggi senza requie. Integrati con le figure e il movimento del ritornello sono i due episodi solistici la cui scrittura insiste sulla ravvicinata successione di ampi intervalli e salti di registro e su una condotta melodica frammentata e instabile. Il secondo episodio si ricollega all'attacco del primo, mentre tocca inopinatamente alla dinamica modulante del ritornello di chiusura il compimento della struttura tonale del brano. Assai concisa è anche la forma del Largo, dove una sezione orchestrale basata sulla ripetizione di figure in ritmo puntato e rapide volatine ascendenti e discendenti comprende una breve sortita cantabile del solista accompagnato dal ritmo puntato delle parti di violini e viola. Sia nella specificità dei motivi tematici sia nell'insieme, il Largo mostra una notevole affinità con i movimenti iniziali dei concerti intitolati «La notte» (RV 104/439 e RV 501); affinità tanto più significativa se si considera che questi ultimi sono tra i lavori vivaldiani più visionari, cupi e angoscianti. Le figure in ritmo puntato e gli arpeggi si ripresentano nel ritornello dell'Allegro finale che nel corso del movimento conosce un processo di arricchimento e di progressiva intensificazione ritmica. In particolare, il terzo ritornello è pressoché identico a una sezione orchestrale che s'incontra nella tempesta del finale dell'«Estate» RV 315, ma anche i tre episodi solistici sono connotati dalla gestualità virtuoslstica e dal moto perpetuo dì moduli figurali, arpeggi e scale propri di quella come delle altre tempeste vivaldiane. Dopo il crescendo virtuosistico dell'ultimo episodio conclude il Concerto il ritornello suggellato da una nuova sezione d'epilogo.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 184 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 19 giugno 2014