Concerto in do maggiore per violino, due orchestre d'archi e basso continuo "Per la Santissima Assontione di Maria Vergine", RV 581


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Adagio e staccato (do maggiore). Allegro ma poco
  2. Largo (do maggiore)
  3. Allegro (do maggiore)
Organico: violino solista, 2 orchestre d'archi, basso continuo
Composizione: 1720 - 1724
Edizione: Ricordi, Milano, 1949

Ne esistono altre due versioni, per violino e orchestra RV 179 e (con diverso finale) 179a
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

In una lettera del 1739, il presidente De Brosses scriveva: «Vivaldi..- e'est un vecchio qui a une furie de composition. Je l'ai oui se faire fort de composer un Concerto avec toutes ses parties, plus promptement qu'un copiste ne pourrait le copier». Ecco di che giustificare quegli esegeti che parlano della facoltà creativa di Vivaldi come di una «forza della natura»: e soltanto così ci si può spiegare come nella sua non lunghissima vita abbia potuto produrre una cinquantina di opere teatrali (che non sono certo la parte migliore della sua produzione), una trentina di cantate, una quantità sorprendente di composizioni religiose, vocali e strumentali e circa 550 concerti (che tanti ne annuncia l'Istituto Italiano A. Vivaldi che sta curando la pubblicazione di tutte le opere strumentali del veneziano), concerti per ogni genere di strumenti e di complessi, per non parlare della produzione minore.

Vivaldi è una scoperta della moderna critica storica e la conoscenza (ancora incompleta) della sua produzione ci ha già rivelato in lui una fra le figure più grandi della storia di tutta la musica. La grande importanza delle opere strumentali del Prete Rosso (come era chiamato Vivaldi dal colore dei capelli) risulta e dalla straordinaria fantasia inventiva, dal calore che investe la frase musicale, dalla freschezza e dalla spontaneità della ispirazione (si direbbe che Vivaldi non si preoccupi mai di novità di scrittura o formali), e dalla solidità ariosa delle sue architetture. Quando Quantz, il flautista di Federico il Grande, udì per la prima volta musiche di Vivaldi, confessò la sorpresa suscitata in lui da «quella nuovissima maniera di comporre». Bach non si era ingannato.

Il Concerto in do maggiore: «Per la SS. Assunzione di Maria Vergine» è stato scritto non sappiamo esattamente quando: ma certamente appartiene alla grande maturità di Vivaldi (se pure, per un artista così vivo e cosciente si può parlare di «periodi di maggiore o minor maturità»). Il sottotitolo dice: « Concerto per violino, archi "in due cori" e 2 cembali » (quei due «cori» d'archi, e il modo con cui sono trattati, ci fanno pensare che Vivaldi si sia ricordato delle orchestre che si rispondevano dalle varie gallerie della Basilica di San Marco, nell'epoca dei due Gabrieli). Tre tempi: un Allegro iniziale, preceduto da una breve introduzione Largo e staccato per le due orchestre all'unisono, un Largo espressivo óentrale. ed un Allegro tipicamente vivaldiano che serve di conclusione.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il grandioso Concerto in do maggiore in due cori «Per la SS. Assunzione di Maria Vergine» appartiene a un genere tutto particolare, praticato da Vivaldi in occasione d'importanti commissioni dall'estero: nella fattispecie, è lecito supporre che esso, come gli altri quattro del pari concepiti nella stessa tecnica a "cori battenti", sia stato composto su incarico della Corte di Sassonia, in funzione della grande e splendida orchestra di Dresda. Qui la compagine orchestrale appare distribuita in due gruppi simmetrici e contrapposti, due "cori", appunto, secondo la concezione squisitamente veneziana propria al grande mottetto gabrieliano. L'effetto sonoro, basato sul principio di una stereofonia elementare e suggestiva, è potenziato dall'intervento di un violino solista onnipresente ed impegnato in un repertorio di interventi virtuosistici che culminano con l'elaborata cadenza conclusiva.

Giovanni Carli Ballola


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 8 febbraio 1961
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 13 gennaio 1981


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Ultimo aggiornamento 20 giugno 2016