Il primo tempo presenta all'inizio dei salti di ottava in Andante, seguiti da alcune pause piuttosto prolungate, che fanno pensare alla grandiosità haendeliana. Il gruppo di quattro violini che, al solito, sembra infervorare il Vivaldi, si stacca a volte dal violoncello solista per procedere per suo conto. Il discorso è serrato e sembra che le risposte succedano senza sosta alle domande, tanto che i quattro violini restano spesso divisi, quasi volessero imporsi individualmente. Anche l'introduzione dell'Allegro è grandiosa, ma i violini prendono presto il predominio; l'intrecciarsi delle parti denota uno studio accurato del complesso solistico, perfettamente rispondente alla natura degli strumenti. La massa di accompagnamento, svolta com'è con indipendenza, presenta la sua notevole responsabilità, ma non soffoca il canto dei solisti. Le prime battute del finale non sfuggono alla già denunciata drammaticità di alcune parti del concerto. L'Allegro che segue, inoltre, risulta più ricercato degli altri con l'impiego totale dei cinque strumenti solisti che si fondono a meraviglia e che poggiano con facilità sul nutrito accompagnamento.
Mario Rinaldi