Concerto in fa maggiore per tre violini, archi e basso continuo, RV 551


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (fa maggiore)
  2. Andante (re minore)
  3. Allegro (fa maggiore)
Organico: 3 violini, archi, basso continuo
Composizione: 1720 - 1724
Edizione: Ricordi, Milano, 1950
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

«Il prete rosso lo immaginiamo invece con l'orecchio contro il violino per meglio ascoltarsi, per la gioia di vibrare col suo istrumento, noncurante di ciò che la musica fu prima di lui, e sarà dopo la sua scomparsa»: com'è prepotentemente evocativa l'immagine che di Antonio Vivaldi dipinge G. Francesco Malipiero; così convincente, anzi, che vien persino da dolersi che il musicista veneziano, allorché per la cinquecentocinquantunesima volta riscrisse lo stesso concerto (tanto per ricordare l'irriverente opinione di Strawinsky, che aveva fissato a 600 il numero delle auto-fotocopiature vivaldiane), non disponesse dei nostri moderni marchingegni di riproduzione che gli avrebbero permesso di vibrare tre volte col suo istrumento, per poi riascoltarsi in disco, uno e trino, come talvolta usano fare gli interpreti quando si trovano alle prese con doppi o addirittura tripli concerti.

Quello vivaldiano in fa maggiore RV 551 è infatti l'unico suo che presenti tre violini solisti su posizioni di pari importanza. Michael Talbot ritiene che sia stato composto intorno al 1720, periodo della maggior produzione concertistica del prete rosso, cui ovviamente corrispose una vasta notorietà, non scevra da polemiche. Giusto in quell'anno, Benedetto Marcello pubblicava, anonimamente, "Il Teatro alla moda", satira tra.le più pungenti e il cui spirito è godibilissimo ancora oggi, dei malcostumi imperanti nel teatro in musica e di cui Vivaldi era particolarmente oggetto per le sue mansioni impresariali. Tant'è che «nella vignetta del non più enigmatico frontespizio, Antonio Vivaldi è raffigurato come angelo che suona il violino e sta ritto sul timone per guidare la barca del famoso impresario Orsatto, anzi con le ali la sospinge, la fa andare avanti»: così G. Francesco Malipiero, il cui contributo tra l'altro fu fondamentale nello scioglimento di un enigma durato quasi due secoli.

Il violino dunque come cifra di connotazione, in quanto, dello strumento era universalmente riconosciuto grandissimo e arditissimo interprete, del quale si serviva per inesauste ricerche di soluzioni sempre nuove e inusuali. Il facoltoso musicomane tedesco Uffenbach, dopo averlo ascoltato a Venezia, nel Teatro Sant'Angelo, il 4 febbraio 1715, così annotava nel suo diario: « ...verso la fine, Vivaldi eseguì un mirabile accompagnement solo, seguito da una cadenza (Phantasie) che mi lasciò veramente senza fiato. Una cosa simile non l'aveva mai suonata nessuno e mai più alcuno la suonerà. Egli saliva con le dita fino a un pelo dal ponticello, tanto da non lasciar quasi più spazio per l'arco - e questo su tutte quattro le corde con imitazioni (Fugen) e con velocità incredibili». Anche Goldoni, nel volume XIII delle "Commedie", non è meno avaro di riconoscimenti, chiamandolo «questo famosissimo suonator di violino, quest'uomo celebre per le sue suonate, specialmente per quelle intitolate le quattro stagioni»; ma poi, ribadendo nei "Mémoires" il suo virtuosismo ("eccellente violinista"), lo liquida come "compositore mediocre".

Destinatarie del Concerto in fa maggiore per tre violini RV551 furono quasi certamente le "putte" della Pietà, povere, orfane o illegittime fanciulle che l'Ospedale raccoglieva per beneficenza, facendo loro apprendere la musica per tenerle occupate. Vivaldi, com'è noto, vi entrò come insegnante di violino all'età di 25 anni e, tra sospensioni e revoche, soltanto nel 1716 riuscì a ottenere l'incarico ufficiale di "Maestro de' Concerti". Perché così tardi? Perché "la città mormorava, tanto mormorava...", è la spiegazione che tenta di dare il concittadino Malipiero, a cui si deve la trascrizione del concerto di cui si parla. E perché mormorava? Indulgente, Malipiero dà la colpa al fatto che «Vivaldi era prete ed era rosso, singolare contrasto!», e inoltre: «Non diceva Messa perché ammalato, tanto ammalato che alcune dame pietose quanto belle, si sacrificavano accompagnandolo nei viaggi e tenendogli costantemente compagnia».

Ivana Musiani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il manoscritto del presente Concerto fa parte della raccolta «Renzo Giordano» custodita presso la Biblioteca Nazionale di Torino. L'edizione oggi eseguita porta nel frontespizio la seguente dizione: «Istituto Italiano Antonio Vivaldi / fondato da Antonio Fanna / direzione artistica di Gian Francesco Malipiero / Tomo 88° / Antonio Vivaldi / Concerto in fa maggiore per 3 violini, archi e cembalo / F. I n. 34 / a cura di Gian Francesco Malipiero / Edizioni Ricordi / Anno MCML».

Il primo movimento figura come «Allegro». L'energica esuberanza dell'attacco iniziale impegna l'orchestra al completo e gli stessi tre violini («concertanti» come giustamente il trascrittore ha tenuto a sottolineare nella prima pagina dell'«Allegro»). L'impegno concorde si scioglie altrove - pur non perdendo di vista il ritmo incalzante del movimento - in episodi di contrasto costituiti, per lo più, dai «divertimenti» che i tre solisti impongono nel corso del discorso musicale.

Il secondo movimento, «Andante», è tutto giocato attraverso una specie di tripartizione della struttura musicale: i due primi violini sono costantemente impegnati in una serie di agili decorazioni in «arpeggio»; il terzo violino sostiene una linea nettamente cantabile; violoncelli e cembalo sono impegnati con compiti di natura prettamente armonistica.

Il terzo movimento, «Allegro», è caratterizzato da un'animazione pressoché costante. Gli elementi di contrasto forse più evidenti sono quelli che alternano ai massicci «tutti», le dissolvenze nell'esguità sonora e nel gioco «concertato» dei tre violini solisti.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 6 maggio 1993
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 26 aprile 1967


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Ultimo aggiornamento 13 dicembre 2014