Concerto in fa maggiore per due corni, archi e basso continuo, RV 538


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (fa maggiore)
  2. Largo (re minore)
  3. Allegro non molto (fa maggiore)
Organico: 2 corni, archi, basso continuo
Composizione: 1730 - 1731
Edizione: Ricordi, Milano, 1950

Nel secondo movimento l'organico strumentale è ridotto a un violoncello solista e basso continuo
Guida all'ascolto (nota 1)

Sebbene Vivaldi abbia usato la definizione «concerto con molti istromenti» soltanto in due circostanze, per sottolineare la straordinaria ricchezza di organico di RV 555 e del trittico costituito da RV 540, RV 552 e RV 558, per estensione il termine può essere convenientemente adottato per indicare un genere di concerto in cui, oltre all'orchestra d'archi, vengono posti in gioco come solisti vari strumenti ad arco, a fiato e all'occasione anche a pizzico e a tastiera. Un genere di concerto assiduamente coltivato da Vivaldi, sensibilissimo alla sperimentazione timbrica, e del quale sono naturali destinatarie anzitutto le orchestre dell'Ospedale della Pietà e della corte ili Dresda, celebri in tutta Europa per la variegatezza dell'organico non meno che per l'eccellenza delle esecuzioni. Rispetto alla tipologia del concerto solistico e alla forma col ritornello che ne rappresenta l'emblema (ovvero l'articolazione dei movimenti mossi in ritornelli orchestrali, via via riproposti più o meno modificati in varie tonalità, ed episodi solistici), questi lavori presentano alcuni tratti specifici: anzitutto la moltiplicazione dei piani concertanti e l'inserzione di sezioni e interventi solistici all'interno del ritornello.

Il Concerto in fa maggiore RV 538 è uno dei due concerti per una coppia di corni da caccia composti da Vivaldi non prima della metà degli anni Venti. Le modalità di trattamento dei corni non sono dissimili da quelle adottate da Vivaldi quando scrive per altre coppie di strumenti: i solisti si imitano l'uri l'altro oppure procedono in condotta parallela. Tuttavia il numero limitato di note disponibili e il linguaggio diatonico connaturato agli ottoni naturali comportano, tra l'altro, una riduzione delle dimensioni del concerto e una sostanza musicale direttamente improntata all'idioma caratteristico degli ottoni e dunque fondata su squilli e motivi di richiamo che conferiscono alla composizione un'inconfondibile atmosfera venatoria.

Dopo la sezione iniziale, il ritornello dell'Allegro d'apertura implica un cospicuo apporto dei corni, con motivi idiomatici ma anche con lunghe note trillate. I tre episodi vedono perlopiù i solisti duettare in dialogo imitativo sul sostegno del basso.

Se nell'altro concerto per due corni, RV 530, Vivaldi risolve il problema del tempo lento con un'avveniristica valorizzazione delle potenzialità cantabili degli ottoni, qui opta per una soluzione meno brillante, facendo tacere i corni e scrivendo un movimento per violoncello solo e basso, un Largo in forma binaria che punta sulla grave eloquenza di questo strumento: nelle repliche della prima e della seconda parte sono introdotte fioriture estemporanee.

L'indicazione del finale, Allegro non molto, riflette probabilmente la preoccupazione di Vivaldi di evitare uno stacco di tempo troppo veloce, rendendo così un po' più agevole l'esecuzione delle parti molto virtuosistiche dei corni, strumenti dal suono potente ma in difficoltà nei passi d'agilità. Dopo il ritornello, tutti e tre gli episodi presentano in effetti una scrittura tecnicamente molto impegnativa con rapide figurazioni scambiate in dialogo tra i solisti.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 112 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 19 febbraio 2017