Il Concerto per due oboi e archi RV 535 in re minore appartiene al novero dei concerti doppi: oltre a sperimentare le più diverse miscele timbriche, Vivaldi scrisse molti concerti impiegando una coppia di strumenti uguali: conosciamo ben 27 concerti per due violini, 4 per due oboi, 2 per due corni, uno per due trombe, uno per due mandolini, uno per due traversieri, uno per due violoncelli. Evidentemente, gli oboi erano per Vivaldi una risorsa facilmente disponibile, tanto alla Pietà che fuori, se scrisse, oltre ai quattro concerti doppi, ben 16 concerti per oboe solista. Il Concerto RV 535 è stato scritto nella maturità, curiosamente strutturato nell'antica forma della sonata da chiesa, ossia con un movimento lento introduttivo. Gli oboi qui si alternano quasi sempre in coppia al lavoro dei ripieni, echeggiando la desueta forma del concerto grosso e conferendo alla struttura una forza scultorea singolare.
Federico Maria Sardelli
Tre lavori vivaldiani prevedono due oboi come solisti. Contrariamente alla norma, il Concerto RV 535 incomincia con un Largo introduttivo, dall'incedere circospetto e frammentato, che culmina in una fermata e genera un senso di sospensione.
Come conferma l'Allegro successivo, lo stile si avvicina all'antica prassi del «concerto grosso»: ritornelli di ampie dimensioni, ai quali gli oboi partecipano attivamente in ravvicinato dialogo col «Tutti», composti di frasi brevi e incisive, sono collegati da corti episodi. Il primo ritornello prospetta lo schema: «Soli-Tutti-Soli-Tutti-Soli-Tutti»; il secondo un'alternanza «Tutti-Soli-Tutti-Soli-Tutti»; il terzo appare più compatto («Tutti»); il quarto ripropone l'ordine del secondo ritornello. Nei tre episodi, gli oboi procedono per lo più in coppie, a distanze di terza. Il respiro cameristico del Largo seguente, con i solisti sostenuti, come in una «sonata a tre», solo dal continuo, ben esemplifica in entrambe le sezioni, «A» e «A'», le due modalità di scrittura, imitativa e parallela, di solito usate da Vivaldi nei suoi doppi concerti per fiati.
Il ritornello dell'Allegro molto accosta a un perentorio stacco all'unisono, culminante in una fermata, una elaborata e pulsante sezione imitativa. Nel primo «Solo», che trae avvio dalla testa del «Tutti», gli oboi procedono in coppia. L'assetto consueto del finale (schema: cinque ritornelli e quattro episodi) viene così a completare il quadro polistilistico di questa composizione («concerto grosso» nei primi due movimenti, «sonata a tre» nel tempo lento, concerto solistico nel finale).
Cesare Fertonani