Concerto in la minore per due violini, archi e basso continuo, op. 3 n. 8, RV 522


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (la minore)
  2. Larghetto (re minore)
  3. Allegro (la minore)
Organico: 2 violini solisti, archi, basso continuo
Composizione: 1711
Edizione: Estienne Roger, Amsterdam, 1712

Questo Concerto fu trascritto per organo da J. S. Bach (BWV 593)
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Al di là dei titoli, possiamo considerare le composizioni in programma doppi concerti: i protagonisti sono due violini in Vivaldi e in Bach, un violino e una viola in Mozart. Il doppio concerto è una sorta di estensione del concetto di concerto solistico, basato sul contrasto tra tutti (a organico pieno) e soli (interventi del solista).

Questo genere nasce in Italia a cavallo tra Seicento e Settecento con Torelli, Corelli e Albinoni, ma è Vivaldi che lo codifica dandogli una struttura tripartita (Allegro-Adagio-Allegro). I tempi laterali sono costruiti secondo il principio della forma a ritornello: episodi affidati al solo, in numero di tre o quattro, si alternano al ritornello del tutti orchestrale, incisivo e pregnante sotto il profilo ritmico e motivico. Il movimento centrale è una semplice melodia accompagnata. Le sortite del solista, agevolate da una leggera strumentazione nell'orchestra, hanno carattere virtuosistico nei tempi esterni, diventano liriche e cantabili in quello centrale.

Nei concerti di Vivaldi il contrasto tra tutti e soli è netto, così come sono molto chiari i confini tra ritornello e sezioni solistiche. Queste ultime danno spazio al virtuosismo del solista e presentano materiale melodico spesso indipendente dal ritornello.

Il Concerto in la minore per due violini fa parte dell'Estro armonico op. 3 che, pubblicato ad Amsterdam nel 1711, ottenne grande successo e fece conoscere il cosiddetto Prete Rosso oltre i confini della Serenissima Repubblica. Il titolo barocco della celebre raccolta allude alla fusione tra "armonia", cioè convenzioni e regole, e "estro, stravaganza", cioè artificio, componente fantastica e soggettiva, volontà di sperimentare. Troppa?

Goldoni scrisse che Vivaldi «mancava nel contrappunto» e «non metteva i bassi a dovere». Il flautista Quantz, anticipando i giudizi di Dallapiccola e Stravinskij, gli rimproverò di aver scritto troppi concerti.

Dei 45 doppi concerti scritti da Vivaldi, di cui 25 per due violini, quello in la minore è il più celebre. L'Allegro iniziale ha un ritornello trascinante, di grande vigore che compare sette volte, anche se non sempre completo.

Il Larghetto e spiritoso (con struttura tripartita A-B-A) è costruito su un "basso di Ciaccona", un ostinato che si ripete dall'inizio alla fine del brano e si contrappone nella sua staticità al movimento delle altre voci. Nella sezione A l'ostinato è presentato dal tutti all'unisono, in B ha invece la funzione di sostenere l'affascinante cantabilità dei violini.

L'Allegro conclusivo ha una forma a ritornello. Notevoli sono il secondo solo, dove l'orchestra tace e il secondo violino sostiene gli arpeggi del primo, e il quarto solo, in cui il primo commenta virtuosisticamente la melodia cantabile del secondo.

Roberta Gellona

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Fecondissimo in tutti i campi musicali, Antonio Vivaldi godette nel Settecento di una immensa popolarità, soprattutto per la sua attività di compositore strumentale. Si sa infatti che i suoi melodrammi, oggi valutati e studiati sotto una luce diversa, incontrarono giudizi sfavorevoli presso i contemporanei, in primis da parte di Goldoni, Benedetto Marcello e Tartini, secondo il quale un compositore del genere strumentale non deve mai trattare il vocale operistico per non tradire il suo talento. E' ormai pacifico per tutti che Vivaldi operista era un uomo della sua epoca, che segnava il passo e non era un precursore quanto Vivaldi strumentalista, che seppe esprimere senza riserve il suo temperamento appassionato, ardente e irrequieto attraverso quegli Allegri vivaci e solari e quegli Adagi intimamente suggestivi che conquistarono tutta l'Europa e suscitarono l'entusiasmo di Bach, che, come è noto, trascrisse diversi concerti del «prete rosso», a cominciare da quelli dall'op. III pubblicati ad Amsterdam con il titolo di «Estro armonico». Senza contare poi l'ammirazione per Vivaldi del famoso flautista di Federico il Grande, Johann Joachim Quantz che, avendo letto per la prima volta nel 1714 a Pirna, in Sassonia, alcuni concerti violinistici del veneziano, espresse la sua meraviglia «per la nuovissima maniera di composizione» e per gli splendidi ritornelli in essi contenuti.

Del resto, a dimostrazione della favorevole risonanza suscitata dalla sua opera va ricordato che, quando Vivaldi era ancora vivo, furono stampati ben settantotto concerti e trenta sonate scelte tra la sua immensa produzione. Tale «summa» comprende molte pagine significative del maestro di violino delle fanciulle del Seminario musicale funzionante nell'Ospitale della Pietà, che era una specie di Conservatorio nella Venezia dei primi anni del Settecento. Esse sono i concerti delle «Quattro stagioni» dell'op. VIII (1725), i dodici concerti dell'op. IV intitolati «La Stravaganza» (1712-1713), i dodici dell'op. IX intitolati «La Cetra» (1728), i sei dell'op. X per flauto traverso e le due raccolte op. XI e op. XII di sei concerti ciascuna per violino (1729-1730). A questi brani si aggiungano le sei sonate, quattro a violino solo e le restanti a due violini e basso continuo, dell'op. V (1716 circa), le sei «Sonates à violoncelle et basse» dell'op. XIV, i «Concerti a 5 stromenti» dell'op. VI e dell'op. VII (1716-1717 circa) e infine «Il Pastor fido, sonates pour la Musette, Vielle, Flute, Hautbois, Violon avec la Basse continue» op. XIII, così come si legge sul frontespizio della raccolta pubblicata nel 1737 a Parigi.

Il Concerto in la minore op. III n. 8 è incluso nella celeberrima raccolta dell'«Estro armonico», risalente al 1712, ed è articolato nella classica forma tripartita: allegro-adagio-allegro. La sua struttura stilistica racchiude il concerto solistico e il concerto da camera, in quanto lo strumento principale viene rinforzato da un secondo violino, con funzione non soltanto complementare. Nel primo e nell'ultimo movimento la parte dei due violini solisti è incastonato nel Tutti che imprime il ritmo vivace di un discorso musicale incalzante e travolgente. Il secondo tempo si apre in modo sostenuto e solenne e viene sorretto da un disegno in ottave dell'intero complesso strumentale; secondo i più accreditati studiosi vivaldiani si avverte in questo movimento un chiaro riferimento al gusto teatrale, per la dolce espressività della linea melodica, a mò di duetto lirico. Nel movimento finale il secondo violino imprime un particolare rilievo sonoro ad un determinato episodio melodico, accompagnato dal primo violino su un accordo di semicrome. Secondo un'immagine di Alfred Einstein «sembra a questo punto che in una sala maestosamente decorata porte e finestre vengano spalancate per salutare la grande natura sconfinata. E' un passaggio fiero e nobilmente patetico, quale non si conosceva nel secolo diciottesimo: è il richiamo di un uomo libero al mondo».


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 11 aprile 1996
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 22 maggio 1983


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Ultimo aggiornamento 5 novembre 2014