Il Concerto Barocco si fonda su un elemento essenziale: la ricerca di un particolare rapporto soli-tutti in una costruzione formale dialettica dove predominano la dimensione di dialogo, l'alternanza fra gruppi sonori e una compenetrazione "espressiva" delle singole articolazioni strumentali. La normalizzazione definitiva di questa forma come ciclo in tre movimenti si deve proprio a Vivaldi nei cui lavori emerge quel carattere innovativo di musica non accademica, chiara ed espressiva, che poteva essere apprezzata da tutti.
Il fatto che fosse violinista spiega naturalmente la predilezione d'organico per questo strumento: fra i quasi 500 concerti che ci ha lasciato infatti ben 220 vengono riservati al violino solista e 25 contemplano invece i 2 violini.
A quest'ultima categoria appartiene l'incantevole Concerto per due violini RV513, pubblicato nella raccolta VI Concerti a cinque stromenti di autori diversi assemblata da Gerhard Fredrick Witvogel ad Amsterdam nel 1736.
La composizione si apre con un lungo ed espansivo Allegro molto nel quale la compassata orchestra lascia ampio spazio ai briosi interventi dei due solisti che sembrano gareggiare in agilità e spigliatezza. Di tutt'altro carattere è invece il successivo Andante che si muove su più introversi cromatismi capaci di donare alla pagina un tono affettuoso e raffinato. Ma ecco che il virtuosismo torna sovrano nell'ultimo Allegro che contiene una strabiliante cadenza originale per entrambi i violini (caso unico nella produzione di Vivaldi).
Laura Pietrantoni