Concerto in la minore per oboe, archi e basso continuo, RV 463


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (la minore)
  2. Largo (do maggiore)
  3. Allegro (la minore)
Organico: oboe solista, archi, basso continuo
Composizione: data sconosciuta
Edizione: Ricordi, Milano, 1960

Adattamento del Concerto per fagotto RV 500
Guida all'ascolto (nota 1)

Di concerti per oboe, archi e cembalo ne sono stati pubblicati due dall'Istituto italiano «Antonio Vivaldi», fondato da Antonio Fanna, editi da Ricordi. Essi portano la seguente catalogazione: F.VII, n. 5 e F.VII, n. 13. C'è però da osservare che mentre il primo risulta tra i manoscritti della «Raccolta Foà» conservata nella Biblioteca Nazionale di Torino, il secondo è conservato nella «Raccolta Giordano», tra i Concerti per fagotto. Le suddette edizioni Ricordi lo pongono tanto tra quelle per oboe (la citata collocazione F.VII, 13) quanto tra quelle per fagotto (F.VIII, 10), anche se il Largo del secondo concerto non corrisponde al Larghetto del primo. Probabilmente la doppia edizione è giustificata dal fatto che di manoscritti originali esistono due copie e, probabilmente, una fu ideata per fagotto e un'altra per oboe. Nel Catalogo redatto dal sottoscritto, la composizione appare soltanto (non essendovi nel manoscritto altre indicazioni) all'op. 57, n. 1, mentre il Pincherle la cita al n. 89, ambedue riferendosi al fagotto solista.

C'è da notare che mentre l'estensione dell'oboe va dal si bemolle al sol, quella del fagotto va dal si bemolle al mi-fa, perciò il mutamento di strumento, forse previsto dal Vivaldi nei due manoscritti esistenti (ma non troppo esplicativi), non implica difficoltà e non può provocare arbitrii.

Tema tipicamente vivaldiano quello dell'inizio del primo tempo nel quale, a seconda dell'originale, il solista non suona mai nei «Tutti». Il rapido disegno di quartine degli archi e del cembalo, viene ripreso dal solista alla quindicesima battuta. L'oboe assume aspetti sempre più variati, quindi ritorna allo scambio di quartine a cui si è accennato. Nel Largo è l'oboe solista che canta, mentre tutti gli altri strumenti eseguono note ribattute in «piano». Nell'Allegro, dopo un fugato dell'orchestra, entra l'oboe con belle e variate figurazioni (quartine e terzine), per poi stringere tutti i disegni musicali con uno svolgimento completo e deciso.

Mario Rinaldi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 28 ottobre 1969


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Ultimo aggiornamento 31 ottobre 2015