Concerto in re minore per viola d'amore, archi e basso continuo, RV 393


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (re minore)
  2. Largo (re minore)
  3. ... (re minore)
Organico: viola d'amore solista, archi, basso continuo
Composizione: 1720 - 1724
Edizione: Ricordi, Milano, 1954

Rielaborato come Concerto per violino RV 769
Guida all'ascolto (nota 1)

Se esiste un nome "simbolo" per il Concerto Barocco quello è sicuramente Antonio Vivaldi. Per il veneziano tale forma rappresentava la summa della sua arte musicale e la fama che circondava i suoi lavori (più in Europa che in Italia in realtà) andava di pari passo con la "vanità" con cui egli li componeva e presentava.

Già nel 1715, Johann Friedrich Armand von Uffenbach, mem¬bro di una illustre famiglia di mercanti e di dignitari di Francoforte ed entusiastico amante della musica, durante una visita a Venezia, appuntò nel suo diario di viaggio: "Dopo cena ho ricevuto in visita Vivaldi, il famoso compositore e violinista; dopo avergli fatto pervenire vari inviti in occasione di discussioni su alcuni Concerti Grossi che avevo intenzione di ordinargli, e dopo avergli anche fatto portare a casa alcune bottiglie di vino, sapendo che era un prete. Mi ha fatto ascoltare le sue fantasie sul violino, fantasie difficilissime e veramente inimitabili, a tal punto che, standogli vicinissimo, non potevo non stupire ancor di più della sua maestria".

Ciò che rende straordinari ancora oggi i Concerti vivaidiani è la loro varietà coloristica, l'abile scrittura dialogante fra i soli e i tutti, il virtuosismo solistico, la spigliata inventiva, l'utilizzo a volte anche di strumenti "inconsueti".

Come ad esempio la viola d'amore (che si caratterizza per la presenza, oltre che delle sette corde melodiche che vengono sollecitate dall'archetto, di una serie di sette corde di risonanza che scorrono sotto quelle principali attraverso il ponticello), per la quale scrive espressamente 6 Concerti.

Il Concerto in re min RV 393 (strutturato nei tre movimenti che proprio Vivaldi stesso porterà alla formalizzazione definitiva) si distingue proprio per la parte affidata allo strumento solista. La sua sonorità ricca di armonici dona a tutta la pagina una atmosfera assai suggestiva: dall'incedere regale (molto "veneziano") dell'Allegro iniziale al dolcissimo e malinconico Largo, fino al terzo movimento che utilizza particolarissime combinazioni in passaggi di grande invenzione.

Laura Pietrantoni


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 20 aprile 2007


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Ultimo aggiornamento 11 settembre 2014