Fa parte dei dodici concerti raccolti sotto il titolo «La Cetra», pubblicati ad Amsterdam, intorno al 1728, dall'editore Le Cene, e porta il n. 5. La Collezione Fanna lo ha distinto con la sigla F.I n. 53 (tomo 128). Va notato che nel manoscritto non esiste la realizzazione del basso. Il primo movimento si snoda attraverso un Adagio brevissimo di cinque sole battute, un Presto in 2/4 concluso da un Largo in 3/4 e da un Allegro. L'Adagio iniziale insiste su alcune note ribattute e ha chiaramente il compito di preparare il Presto in 2/4, piuttosto movimentato. C'è subito da segnalare che se il manoscritto reca l'indicazione, per il basso, «per organo», la natura dello stesso è nettamente clavicembalistica. Alla 39a battuta il tempo passa a un giuoco di terzine dall'armonia più studiata, che si sviluppa fino a che non tornerà il disegno ritmico iniziale, sia pure con alcune varianti. Tutto scorre con facilità, lasciando la prevalenza allo strumento solista che via via si impegnerà in movimenti diversi, fino a insistere su alcune note fisse che passeranno dal mi al fa, dal mi al si bemolle, dal la ancora al si bemolle, quindi di nuovo al mi, al la al sol diesis per terminare ancora al la. Il Largo prevede alcune note tenute da tutti gli strumenti e quindi alcuni arpeggi del solista, il quale, poi, canta con libertà (su note fisse dell'accompagnamento) per introdurre, con gli altri archi, l'Allegro finale, particolarmente vivo, spesso libero, che si svolge ampiamente dimostrando la bravura tecnico-violinistica del «Prete rosso» anche nel raggiungere posizioni piuttosto alte. Dopo questo impegnativo passo, non facile per il violino, il solista rientra tra gli archi del ripieno per concludere, con essi, il tempo finale.
Mario Rinaldi