Concerto in fa maggiore per violino, archi e continuo "L'autunno", op. 8 n. 3, RV 293


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (fa maggiore)
  2. Adagio molto (re minore)
  3. Allegro (fa maggiore)
Organico: violino solista, archi, basso continuo
Composizione: 1725
Edizione: Michel-Charles Le Cène, Amsterdam, 1727
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Nell'Allegro iniziale in cui si descrive l'allegrezza del «villanel» per il «felice raccolto», canti e balli sono così vivi da suscitare l'immagine di contadini e contadine abbandonati alla gioia più intensa.

Nell'Adagio sembra venga invocata un pò di pace e di solitudine. L'idea musicale si distende piana, sempre poggiata sul medesimo basso, che varia impercettibilmente.

Il risveglio è dato dai preparativi per la caccia: un tema in Allegro un pò pesante, sul ritmo in 3/8. Ora il primo tema tace; sono terminati i preparativi e la partita ha inizio.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

"Tra questi pochi e deboli Concerti troverà le Quattro Stagioni"

Forse Antonio Vivaldi non immaginava, al momento di scrivere queste parole nella lettera dedicatoria al conte boemo Wenzel von Morzin in occasione della prima pubblicazione dell'op. VIII (Le Cène, Amsterdam, 1725), quale fama imperitura gli avrebbero reso quei "deboli" Concerti.

Nell'edizione - che esce suddivisa in parti separate come era consuetudine per una immediata pratica esecutiva - la musica è accompagnata da quattro "sonnetti dimostrativi" in chiara funzione didascalica (sottolineata dallo stesso Vivaldi nella prefazione: "essendo queste accresciute, oltre li Sonetti con una distintissima dichiaratione di tutte le cose, che in esse si spiegano").

La qualità poetica non è particolarmente alta e tutto lascia pensare che siano stati scritti da Vivaldi stesso o da un suo collaboratore al fine di agevolare la "comunicazione" del linguaggio musicale all'ascoltatore (vedi P. Everett, Vivaldi. Le Quattro Stagioni e gli altri concerti dell'Opera Ottava, Venezia, Marsilio, 1999). Si trattò evidentemente di una intuizione geniale, che a posteriori potremmo giudicare come una riuscitissima operazione di "marketing" musicale.

Nell'Autunno (Concerto n. 3 in fa maggiore RV 293) è l'uomo a tornare protagonista nel godersi i frutti del suo lavoro: il raccolto, il vino, la selvaggina. E quindi può divertirsi (Allegro iniziale con il "Ballo e canto dei villanelli"), può lasciarsi andare agli eccessi ("L'ubriaco"), può sprofondare in un meritato e "sudato" riposo (Adagio molto - "Dormienti ubriachi"), e può anche dimostrare la propria gagliardia (Allegro - "La caccia").

Laura Pietrantoni

Sonetto L'autunno

Celebra il vilanel con balli e canti
del felice raccolto il bel piacere
e del liquor di Bacco accesi tanti
finiscono col sonno il lor godere.

Fa ch'ogn'uno tralasci e balli e canti
l'aria che temperata dà piacere,
è la stagion ch'invita tanti e tanti
d'un dolcissimo sonno al bel godere.

I cacciator alla nov'alba a caccia
con corni, schioppi, e cani escon fuore,
fugga la belva, e seguono la traccia;

già sbigottita, e lassa al gran rumore
de' schioppi e cani, ferita minaccia
languida di fuggir, ma oppressa muore.
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Basilica di Massenzio, 22 luglio 1966
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 4 novembre 2015


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Ultimo aggiornamento 8 febbraio 2016