Concerto in mi minore per violino, archi e basso continuo, RV 278


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro molto (mi minore)
  2. Largo (mi minore)
  3. Allegro (mi minore)
Organico: violino solista, archi, basso continuo
Composizione: 1730 - 1731
Edizione: Ricordi, Milano, 1950
Guida all'ascolto (nota 1)

Joachim Quantz, nella sua autobiografia, descrive così l'effetto che provò quando ascoltò per la prima volta i concerti per violino di Vivaldi, a Pirna nel 1714: «In quanto costituivano allora un tipo del tutto nuovo di composizione musicale, mi fecero una notevole impressione. Feci in modo di collezionarne un buon numero. Da quel momento i magnifici ritornelli di Vivaldi mi servirono da eccellenti modelli». L'impressione di novità provata da Quantz, nel cui giudizio possiamo intravvedere quello della maggior parte dei suoi contemporanei, derivava da diversi elementi. I più vistosi erano l'ampiezza delle sezioni solistiche, virtuoslsticamente più sviluppate rispetto al concertismo corelliano; l'incisività dell'aspetto ritmico, dotato di una forza e di una varietà di accenti fino ad allora sconosciute; la chiarezza dell'impianto armonico, prevalentemente basato sulle funzioni fondamentali di tonica dominante e sottodominante e sul dualismo maggiore-minore; e la flessibilità della struttura formale, la cui coerenza non si basava più sul contrappunto imitativo, ma su un fantasioso gioco di corrispondenze e simmetrie di motti vigorosi formati, più che da un vero e proprio tema, da una sequenza di gruppi motivici, ingegnosamente ripresi e scomposti ad ogni riproposizione del ritornello iniziale. Le composizioni di Vivaldi, quindi, apparvero ai suoi contemporanei come un qualcosa di radicalmente nuovo sia in confronto al linguaggio contrappuntistico-imitativo dei concerti grossi di Corelli, che alla solennità delle suites di stile francese.

Seguendo le consuetudini del suo tempo, il Prete Rosso si presentò ai suoi contemporanei pubblicando nel 1705, presso l'editore veneziano Giuseppe Sala, una serie di dodici sonate a tre, nelle quali le influenze di Corelli si mescolano ad altri elementi dotati di una forte impronta personale. Le Suonate da Camera op. I, furono seguite dalle sonate per violino e basso continuo dell'op. II (1709) e dell'op. V (1716). Nel frattempo erano uscite le prime due raccolte di concerti per violino: L'Estro Armonico (op. III, 1711), nella quale erano raggruppate simmetricamente composizioni con organici differenti e La Stravaganza (op. IV, 1714), nominalmente una raccolta di concerti per violino, sebbene cinque di queste composizioni prevedessero l'aggiunta di un violoncello o di un secondo violino solista. Nonostante gli influssi di Albinoni, Torelli e Corelli, in queste due pubblicazioni emerge un forte spirito di sperimentazione e di ricerca sulla forma definitiva del concerto vivaldiano, quale si realizzerà compiutamente nelle raccolte successive (dall'op. VI, 1716-1717, all'op. XII, 1729), sebbene con esiti qualitativamente non omogenei.

Oltre a quelli pubblicati, ci rimane un gran numero di concerti per violino manoscritti (circa 150), per un totale di ben 228 composizioni sicuramente documentabili. Se poi consideriamo anche i "Concerti con molti istromenti" e quelli in cui il violino è usato in varie combinazioni, arriviamo a circa 300 opere.

Tale cifra non deve destare particolare meraviglia: dal punto di vista quantitativo, la produzione di Vivaldi si pone entro limiti del tutto normali per quell'epoca. Il pubblico, infatti, era abituato ad ascoltare sempre nuove composizioni e la capacità di scrivere in fretta e in abbondanza era uno dei requisiti professionali indispensabili per un musicista del Settecento. Ma non deve stupire neanche l'alto numero di concerti non pubblicati.

Il mercato musicale di allora, infatti, non offriva alcuna garanzia legale né al compositore, che spesso aveva pagato di tasca propria le spese della prima edizione, né all'editore originario. Non esisteva ancora il segno della proprietà artistica e alcune aziende si svilupparono grazie al costante uso della pirateria editoriale. Era logico quindi che Vivaldi preferisse vendere le proprie opere direttamente, e al maggior prezzo possibile, ai visitatori stranieri, destinando al mercato editoriale solo una piccola parte delle sue composizioni. A questo proposito non mancano le testimonianze dirette, tra le quali quella del de Brosses che nel 1739 scriveva: «Vivaldi è diventato uno dei miei amici intimi per vendermi dei concerti a caro prezzo. In parte c'è riuscito; e io a ciò che volevo, cioè ascoltare e avere spesso buone ricreazioni musicali».

La qualità di questi concerti per violino manoscritti è pari se non superiore a quella dei lavori pubblicati. Mentre il trattamento della forma e degli strumenti dell'orchestra è pressocché identico a quello delle composizioni edite, spesso la scrittura solistica è di una difficoltà tecnica maggiore, con scale, arpeggi, accordi spezzati, note doppie, bariolage e posizioni acute, a tal punto che in alcuni casi lo sviluppo tecnico-strumentale finisce col prevalere sulla sostanza musicale intrinseca del pezzo.

L'aspetto virtuosistico è molto accentuato nel Concerto in mi minore RV 278, ma non si riduce mai a un puro formulario di tecnica violinistica, privo di qualsiasi contenuto musicale. Nei due movimenti veloci, gli episodi solistici o introducono nuovo materiale melodico o sviluppano con estro qualche spunto presente nel motto di apertura. I ritornelli, tematicamente ricchi, punteggiano gli a solo nei punti "strategici" di un piano armonico solidamente costruito sulla successione tonica-dominante-relativo-tonica. I due Allegri inquadrano un Largo di grande cantabilità. L'intenso arioso del solista, sostenuto ritmicamente dalle ininterrotte quartine di semicrome puntate delle viole, è preceduto da un'introduzione orchestrale ricca di sfumature armoniche, in sapiente contrasto con la trasparenza tonale dei ritornelli dei due movimenti veloci.

Marco Carnevali


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 4 dicembre 1997


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Ultimo aggiornamento 25 giugno 2014