Concerto in do maggiore per violino, archi e basso continuo, RV 187


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (do maggiore)
  2. Largo ma non molto (do minore)
  3. Allegro (do maggiore)
Organico: violino solista, archi, basso continuo
Composizione: 1735
Edizione: Ricordi, Milano, 1960
Guida all'ascolto (nota 1)

Il Concerto RV 187 è senza dubbio una composizione relativamente tarda, certo risalente a non prima della metà degli anni Venti, quando Vivaldi cerca di aggiornare il suo stile al gusto delle nuove tendenze pregalanti. Come avviene del resto anche nel «Favorito» RV 277, la scrittura solistica si configura nel segno di un virtuosismo cantabile i cui tratti sono, tra gli altri, la variegata condotta ritmica, la preziosa ornamentazione, la valorizzazione in chiave lirica del registro acuto dello strumento.

Nel ritornello dell'Allegro d'apertura s'ascoltano motivi con trillo e ritmo puntato, scalette e strappate, figure dattiliche (una nota lunga, due brevi) e sincopate. Una caratteristica del movimento è il rapporto d'interazione tra il violino principale e l'orchestra nei tre episodi solistici. Già nel primo episodio, dove il solista esordisce con una frase cantabile per poi disegnare una serie di arpeggi, le parti orchestrali abbozzano un accompagnamento piuttosto attivo destinato a intensificarsi nel secondo episodio, con la ripresa di motivi del ritornello: qui il solista fa sfoggio di difficili colpi d'arco e doppie corde. Nel terzo episodio, infine, frasi cantabili nel registro acuto racchiudono nel mezzo un nuovo, esteso passo in arpeggi. Con gli accordi scanditi e poi ribattuti e i motivi in ritmo puntato, il ritornello del Largo ma non molto definisce un tono espressivo di scura e severa eloquenza, che si ammorbidisce in fascinazione cantabile nell'episodio solistico centrale. In ciascuna delle due campate che lo costituiscono, il violino principale traccia linee che tendono a farsi via via più fiorite e ricche nella varietà dei colpi d'arco, dell'articolazione e del fraseggio. Il ritornello dell'Allegro finale comprende sezioni in minore che contribuiscono a rendere più diversificata la struttura interna. Il primo episodio solistico si fonda su passi a corde doppie e bruschi salti di registro; il secondo allinea arpeggi, frasi cantabili all'acuto e rapidi passaggi di agilità; il terzo episodio ripropone corde doppie e arpeggi, cita quindi una delle sezioni in minore del ritornello e termina infine echeggiando lo stacco del primo episodio del movimento iniziale.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 184 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 19 giugno 2014