Concerto in fa maggiore per archi e basso continuo, RV 136


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (fa maggiore)
  2. Andante (fa maggiore)
  3. Minuetto: Allegro (fa maggiore)
Organico: archi, basso continuo
Composizione: 1720 - 1724
Edizione: Ricordi, Milano, 1949
Guida all'ascolto (nota 1)

Il «concerto ripieno» é un concerto per orchestra a quattro parti (due violini, viola e basso: cioè, il cosiddetto «ripieno»), senza solisti. Coltivato tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo successivo da autori come Torelli, Albinoni, Dall'Abaco, il concerto per orchestra godeva di particolare fortuna a Venezia. Vivaldi scrisse, per la massima parte dopo il 1720, una quarantina di «concerti ripieni», con una sola eccezione rimasti manoscritti vivente l'autore e che nel complesso rappresentano uno dei settori più affascinanti della sua vastissima produzione strumentale.

Vivaldi concepisce il concerto per orchestra come un genere particolarmente congeniale alla sperimentazione: in effetti l'assenza dell'elemento solistico, che presuppone un virtuosismo in sé dispersivo e centrifugo cui dare adito in appositi episodi, consente all'autore di concentrale l'attenzione sull'aspetto propriamente compositivo. Sia pure in modo indicativo, i concerti per orchestra di Vivaldi possono essere suddivisi in tre gruppi: concerti di stile e impegno compositivo elevato connotati da scrittura contrappuntistica ed elaborazione tematica, concerti di piccole dimensioni e di tono leggero prossimi al modello della sinfonia operistica e infine concerti improntati a una medietà di formato e registro.

I concerti per orchestra non erano scritti soltanto per l'orchestra della Pietà ma soddisfavano anche le richieste di una clientela internazionale. La raccolta dei dodici concerti di Parigi fu probabilmente assemblata nel corso degli anni Venti per un committente transalpino e rappresenta un campionario delle varie accezioni e sfumature del «concerto ripieno» vivaldiano.

Di tono particolarmente leggero è il Concerto IV in fa maggiore, RV 136.

L'Allegro di testa, in metro ternario e in passo di danza, deve la propria lievità anche alla brevità delle figure melodiche, che si susseguono spesso inframmezzate da pause, e al vivace gioco dì intarsio tra le parti.

Nell'Andante i violini suonano all'unisono una linea melodica contraddistinta da ampi intervalli; la forma del movimento riproduce in un ordine di grandezze più piccole la struttura tipica dei movimenti mossi (cinque brevi frasi).

Il finale Minuet. Allegro, è un nuovo, chiaro omaggio al gusto francese: la forma è quella binaria di danza, con ripresa della frase iniziale nel corso della seconda parte.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 112 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 13 febbraio 2017