Quartetto in sol maggiore "Concerto Polacco", TWV 43:G7


Musica: Georg Philipp Telemann (1681 - 1767)
  1. Andante
  2. Allegro
  3. Largo
  4. Allegro
Organico: 2 violini, viola, basso continuo
Composizione: Eisenach o Francoforte, 1721 circa
Guida all'ascolto (nota 1)

Ostacolato nella sua naturale inclinazione per la musica dal padre, rigido pastore evangelico di Magdeburgo, Telemann trovò fortunatamente in gioventù insegnanti che si fecero carico di approfondire la sua cultura musicale mantenendo l'apparenza di un normale corso di studi. Ancora all'avvio del proprio percorso universitario, il ragazzo fu costretto a iscriversi alla facoltà di giurisprudenza col risultato che presto gli studi giuridici divennero studi letterari. Non passò molto però che Telemann decise di dedicarsi completamente alla musica fondando a Lipsia un "Collegium musicum" di cui facevano parte musicisti e studenti. Il Collegium cominciò anche a collaborare con le rappresentazioni operistiche del locale teatro d'opera, e il giovane Telemann fu presto nominato direttore di detto teatro, nel quale si esibì, in opere di sua creazione, anche come cantante. Solo quando ottenne il posto di organista alla Neue Kirche, divenendo così economicamente indipendente, la famiglia si rassegnò alla strada intrapresa dal giovane.

Telemann era nato nella protestante Magdeburgo il 14 marzo 1681: tanto spirito di indipendenza, insolito per i tempi, è alla base della sua grande apertura verso i gusti musicali più vari, apertura che ne fece un musicista tutt'altro che tradizionalista. Non che Johann Sebastian Bach, al quale Telemann viene spesso contrapposto, lo fosse: la differenza sta nel fatto che per il primo l'aggiornamento nutre le alte sfere dell'emozione intellettuale, per il secondo fornisce la chiave di una necessaria novità linguistica timbrica e sonora. Lo si legge già nel nome: Concerto polonois, cioè concerto ispirato al folklore polacco (filtrato però dalla corrente stilistica francese). La natura sonora di questo concerto è assolutamente originale già all'ascolto del primo movimento, che riporta un'indicazione agogica ed espressiva: dolce. La cantabilità di questo brano ha caratteri quasi esotici per il fatto che la quadratura melodica è molto lontana dalla pratica dell'epoca. Mentre il Largo successivo ha fattezze più convenzionali, nel terzo tempo, Allegro, la vena popolare polacca sembra rendere eccentrica la vivace energia con cui il finale conclude il concerto.

Simone Ciolfi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 14 novembre 2005


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Ultimo aggiornamento 7 novembre 2016