Quartetto in fa maggiore, TWV 43:F2


Musica: Georg Philipp Telemann (1681 - 1767)
  1. Senza indicazione di tempo
  2. Allegro
  3. Grave (re minore)
  4. Vivace
Organico: violino, 2 chalumeaux, basso continuo
Composizione: data sconosciuta
Guida all'ascolto (nota 1)

Meno nota è la Sonata in fa maggiore per due Chalumeaux (TWV 43:F2), giunta fino a noi in una serie di manoscritti redatti, fra il 1724 e il 1734, da Christoph Graupner, amico di Telemann e suo collega durante il periodo di Lipsia e di Francoforte. Nei manoscritti di Graupner compare la dicitura "Concerto". E probabile che questa fosse l'originale denominazione voluta dallo stesso Telemann e l'ipotesi è del resto suffragata dal secondo movimento Allegro, nella tipica struttura "a ritornello", dove i violini all'unisono fungono da "tutti" orchestrale, con i due chalumeaux solisti.

Proprio su questa composizione si sono soffermati alcuni recenti studi musicologici che hanno riportato in luce la pratica della "Sonata auf Concertenart", una sorta di genere "ibrido" fra la Sonata e il Concerto che utilizza, cioè, la struttura tipica della sonata sapientemente miscelata con quella del Concerto, attraverso precisi richiami stilistici. Il genere fu molto utilizzato all'epoca, non solo da J. S. Bach ma anche da altri compositori. Assai interessante qui è la scelta di utilizzare lo chalumeau, antenato del clarinetto, a dimostrazione dell'assoluta versatilità e idiomaticità della scrittura di Telemann. In particolare, proprio allo chalumeau Telemann dedicherà più di una composizione fra il 1718 e il 1760: lo troviamo infatti impiegato in diverse sue opere nonché in alcune cantate da chiesa. Del resto, ricordiamo che proprio in Germania lo strumento godette di grande popolarità e per esso scrissero anche Dittersdorf, Hasse, Gluck, Molter e lo stesso Graupner. A un primo movimento senza indicazione di tempo, che sembra richiamarsi a una Sarabanda, introdotto dai due chalumeaux, segue il già citato Allegro, introdotto dai violini all'unisono. La sezione solistica riservata ai due strumenti è piuttosto impegnativa dal punto di vista tecnico, a dimostrazione di come lo strumento fosse popolare all'epoca e anche, evidentemente, del livello raggiunto da certi solisti. Il terzo movimento è un Grave di chiara ispirazione corelliana, evidente nell'utilizzo di un basso "passeggiato" che accompagna archi e chalumeaux. Interessante è la parte del secondo chalumeau, cui è richiesto un accompagnamento in quartine di sedicesimi, mentre al primo solista è affidala una parte più cantabile. L'ultimo movimento è un Vivace, in tempo ternario, piuttosto concitato ritmicamente con i due solisti che procedono in parallelo, spesso a distanza di terze.

Gabriele Formenti


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 313 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 6 ottobre 2017