Ouverture in mi minore, TWV 55:e1


Musica: Georg Philipp Telemann (1681 - 1767)
  1. Ouverture: Lentement. Vite
  2. Réjouissance
  3. Rondeau
  4. Loure
  5. Passepied
  6. Air: Un peu vivement
  7. Gigue
Organico: 2 flauti, 2 violini, archi, basso continuo
Composizione: 1733 circa
Edizione: in Tafelmusik, Amburgo, 1733
Guida all'ascolto (nota 1)

La mole di mansioni del Kantor era impressionante: doveva dare lezioni di musica allo "Johanneum", provvedere al repertorio per le cinque chiese principali di Amburgo, occuparsi della direzione artistica del teatro d'opera e, naturalmente, scrivere pezzi d'occasione per anniversari, insediamenti in cariche ufficiali, cerimonie funebri, festività cittadine e private.

E a tutto questo Telemann aggiungeva del suo: continuava a comporre per le corti di Bayreuth ed Eisenach (delle quali si definisce espressamente, sul frontespizio della Musique de table, "Maitre de Chapelle"), incideva personalmente su rame le proprie opere, ne curava la stampa, e ancora trovava il tempo per scrivere, oltre a Cantate, Passioni, Oratori ed Opere, tante composizioni per organici diversi, destinate anch'esse ad alimentare un fiorente commercio per il quale aveva addirittura redatto un catalogo a stampa. A tutto ciò non era estranea - cosa del resto frequente fra i compositori del XVIII secolo - una passione squisitamente pedagogica: sia il semplice dilettante che il musicista di professione dovevano conoscere ed apprendere le ultime novità.

Del resto già il Getreuer Musikmeister (Il fido maestro di musica) apparso in fascicoli nel 1728 offriva una ricca scelta di musiche da camera di vario genere ordinate per gradi successivi di difficoltà, nelle quali erano rappresentate diverse combinazioni strumentali in uso a quell'epoca. Nelle Sonate metodiche (1728), al contrario, l'elemento pedagogico balza in primo piano già dal titolo, e la stessa Musique de table dal canto suo dimostra ampiamente di essere stata concepita in una simile ottica metodico-pedagogica.

H titolo originale riporta "Musique de Table partagée en Trois productions, dont chacune contient 1 Ouverture avec la Suite à 7 instrumens, 1 Quatuor, 1 Concert à 7, 1 Trio, 1 Solo, 1 Conclusion à 7 et dontles instruments se diversifient par tout". La pubblicazione (Amburgo 1733) fu curata, come molte altre composizioni, dallo stesso Telemann che, attraverso una sottoscrizione, riuscì a garantirne l'uscita e la diffusione. Fra i sottoscrittori si leggono, fra gli altri, i nomi di Pantaleon Hebenstreit, Pisendel, Quantz e Händel ("Mr. Hendel, Docteur en Musique, Londres"). Il segno della grande ammirazione che il compositore inglese nutriva per il suo collega tedesco si evidenzia anche dal fatto che utilizzerà per molte sue composizioni diversi motivi tratti da questa raccolta (ad es. nel Concerto per organo op. 7 n. 4 il tema è preso dall'Air della Suite della Production II).

Fino a poco tempo fa si è creduto di dover intendere alla lettera l'indicazione del frontespizio e di considerare quindi quest'opera come una raccolta di brani di circostanza destinati a fare da sottofondo musicale durante i banchetti; in realtà questa composizione da camera articolata in tre Productions fu concepita piuttosto come una "alta scuola" di musica d'insieme, cosa che del resto non esclude affatto l'ipotesi che l'uno o l'altro brano sia stato effettivamente eseguito nel corso di qualche sontuoso convivio. Ma certamente era più facile vendere la raccolta con l'allettante titolo di "musica da tavola" che non con la più astratta denominazione di Sonate, Suites o Concerti.

L'opera è grandiosa e assolutamente perfetta nella sua compiutezza formale, musicale, strumentale. Telemann dimostra sul campo la validità della sua famosa raccomandazione ai compositori: "Dà ad ogni strumento solo ciò che gli si attaglia veramente, in modo che chi lo suona non si annoi mai, e tu ne tragga diletto".

La Suite di apertura della Production I, è composta da 7 parti: una Ouverture tripartita dove fra le due riprese di un processionale Lentement in stile francese è inserito, con un voluto stridente contrasto agogico, un incalzante e frenetico Vite (Rapido); segue il trascinante ritmo ternario della Rèjouissance (forma che sarà utilizzata anche da Bach nell'ultimo movimento della Quarta Ouverture BWV 1069) nella quale, dopo il ritornello del tutti, si assiste al gioco di un serrato dialogo a mo' di sfida fra i due flauti e i violini; è poi la volta di un severo Rondeau e di una moderata ma marziale Loure dal tipico andamento in 6/4; si ritorna ai vivaci passi di danza con l'intrigante Passepied seguito da una saltellante e graziosa Air; il finale è affidato alla Gigue brillante e scherzosa. La Production I termina con la Conclusion [vedi TWV 55:e1 n.d.r.] che si apre su uno splendido tema dell'Allegro al quale la tonalità di mi minore concede una particolare suggestione; una piacevolissima oasi di poche battute di un Largo lirico e intenso precedono la ripresa integrale dell'Allegro iniziale.

Senza dubbio in tutta l'opera predomina lo stile francese anche se non sono da trascurare gli apporti stilistici italiani, tedeschi e polacchi: la Musique de Table rappresenta insomma un vero capolavoro della musica da camera, ricco di fascino, grazia e spirito, e anche una grande pagina dal sapore e dal respiro "europei". Telemann, convinto della validità del lavoro, scrive nella sua autobiografia: "Spero che un giorno quest'opera mi arrecherà gran fama".


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 9 gennaio 2004


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Ultimo aggiornamento 17 febbraio 2017