Concerto in re maggiore per tre trombe, timpani e orchestra, TWV 54:D3


Musica: Georg Philipp Telemann (1681 - 1767)
  1. Intrada
  2. Grave
  3. Allegro
  4. Largo (si minore)
  5. Vivace
Organico: 3 trombe, timpani, 2 oboi, archi, basso continuo
Composizione: 1716
Guida all'ascolto (nota 1)

Georg Philipp Telemann fu il più prolifico compositore del suo tempo; attivo in tutti i generi musicali lasciò ai posteri un catalogo da far impallidire, dal punto di vista quantitativo si intende, anche quello, pur ragguardevolissimo, di Johann Sebastian Bach. Egli scrisse infatti circa quaranta opere teatrali (sia serie sia comiche), una cinquantina di Passioni, 36 oratori, 1765 cantate sacre e circa 200 profane, 16 messe, 60 mottetti, 600 composizioni fra odi e lieder e circa 600 opere strumentali (concerti, ouverture, suite, musica da camera); si consideri inoltre che la maggior parte della sua opera è ancora manoscritta. A Telemann si deve tra l'altro l'istituzione del Collegium musicum di Lipsia (1702), sorta di sala da concerto ante litteram, che contribuì a divulgare la musica e che favorì il passaggio dall'attività musicale privata (corti, principati) a quella pubblica (locali pubblici, caffè, giardini).

La produzione concertistica di Telemann è cospicua, comprendendo 46 opere per strumento solista, 27 «concerti doppi», 15 concerti di gruppo (Gruppenkonzerte), avvero con più di due strumenti solisti, e 8 concerti grossi, coi canonici tre strumenti di concertino, anche se il compositore tedesco non amava particolarmente il genere (famosa è la frase da lui stesso riportata nell'Autobiografia: «... poiché tuttavia la varietà procura svago, mi dedicai anche ai concerti. Devo riconoscere che non mi sono mai venuti dal cuore, sebbene ne abbia già fatti in grande numero»).

Le fonti primarie dei concerti sono rappresentate dagli autografi, dalle copie manoscritte e dalle edizioni a stampa del XVIII secolo. Le più vaste collezioni si trovano a Darmstadt (Hessische Landes-und Hochschulbibliothek) e Dresda (Sächsische Landesbibliothek). Il «concerto di gruppo barocco» (Gruppenkonzert), derivato dalla sinfonia secentesca, presenta una struttura polifonico-imitativa all'interno della quale gli strumenti solisti di fatto non prevalgono su quelli dell'orchestra; il concerto solistico italiano di Torelli e Vivaldi, in tre movimenti, si affida invece a movimenti esterni scorrevoli e densi di figurazioni virtuosistiche del solista e a quello centrale disteso e cantabile, ampiamente ornato e abbellito. Telemann predilesse la più antica struttura a quattro tempi già ampiamente utilizzata da Corelli: una sorta di grande «sonata da chiesa» trasformata in concerto, con la doppia successione lento-veloce e con la consueta alternanza di sezioni di concertino e tutti. Circa due terzi del corpus dei concerti di Telemann presenta infatti la struttura in quattro movimenti e segue l'alternanza di movimenti lenti e veloci propria dello stile; «da chiesa»; i restanti sono in tre movimenti e possono essere accostati allo stile concertistico della scuola veneziana. I concerti che presentano più di quattro movimenti possono essere assimilati a quelli nello stile «da chiesa», con l'aggiunta di un movimento all'inizio (Intrada, Allegro) o alla fine del concerto.

La distinzione formale cede il passo poi alle reali affinità musicali fra le due categorie: togliendo il movimento lento introduttivo a molti concerti nello stile «da chiesa», non si ottiene altro che la struttura a tre movimenti del concerto veneziano. La vera differenza sta nel primo movimento Allegro del concerto, più «severo» e propenso alla costruzione imitativo-contrappuntistica nello stile «da chiesa», più virtuosistico e con carattere di danza nello stile veneziano.

I movimenti lenti hanno invece la funzione di fornire elementi di contrasto: contrasto nell'«ambientazione emotiva» della pagina, ma anche contrasto di tempo, di sonorità e, soprattutto, di tonalità. Quasi sempre infatti i concerti in tonalità maggiore hanno il movimento lento nel relativo minore. La sonorità dei tempi lenti nei concerti per tromba, o per ottoni in generale, è poi totalmente diversa da quella dei restanti movimenti, dal momento che spesso Telemann, in parte per l'insufficiente intonazione degli strumenti dell'epoca, in parte per i limiti naturali nell'affrontare le tonalità minori, preferisce far tacere i solisti sostituendoli con altri strumenti dell'orchestra o limitandone fortemente l'azione melodica.

Dal punto di vista stilistico la musica di Telemann riflette tutte le tensioni e le contraddizioni proprie di un'epoca di transizione; i suoi concerti evidenziano una notevole varietà stilistica che va dai modelli compositivi fissati da Muffat e Corelli, allo stile «galante» preclassico, passando attraverso i modelli formali del concerto di scuola veneziana e, anche se in misura minore, dello stile «osservato» della musica della Germania del nord. Caratteristica della musica di Telemann è senza dubbio la mistura e l'unione, spesso sapiente, di elementi stilistici provenienti da vari paesi; anzitutto dalla Polonia, la cui musica Telemann conobbe quando era al servizio del Conte Erdmann von Promnitz (tipica della musica popolare slava era una melodia dall'estensione limitata, che ricorreva frequentemente a una caratteristica figurazione ritmica, formata da una croma puntata seguita da due veloci biscrome), ma anche dalla Francia e dall'Italia (è nota la predilezione di Telemann per le opere di Arcangelo Corelli). Schematizzando possiamo dire che Telemann prende le mosse dal contrappunto barocco, ma gli preferisce la maniera «galante», creando uno stile personale preclassico ricco di inventiva.

Concerto in re maggiore per 3 trombe, timpani, 2 oboi, archi e continuo

Il Concerto in re maggiore per 3 trombe, timpani, 2 oboi, archi e continuo appartiene alla categoria del concerto di gruppo. Nell'Intrada, la solennità e la cerimoniosità tipiche della musica francese vengono accostate, creando forte contrasto, a una musica più scherzosa e ricca di abbellimenti: nell'episodio solistico, ai solenni squilli delle trombe che ribattono ritmicamente la stessa nota, rispondono quasi scherzando gli archi prima e i due oboi poi, ornando una semplice scala discendente. Anche nell'Allegro successivo sono presenti i due momenti stilistici: il primo di stampo contrappuntistico-imitativo, col suo soggetto serioso e ben marcato ritmicamente, e il secondo dal sapore più «galante» e virtuosistico. La struttura di questa pagina, come anche del Vivace conclusivo, può essere letta come una contaminazione di fuga e forma-ritornello: le sezioni fugate del tutti vengono come «mitigate» da sezioni solistiche caratterizzate da vivaci figurazioni strumentali e svolgono la classica funzione del ritornello, ripresentandosi puntualmente negli snodi tonalmente strategici.

Il Largo segna un momento di netto contrasto timbrico con quanto segue e precede: la melodia tenue e sommessa dell'oboe solista, di stampo chiaramente italiano, si stacca sopra il morbido tappeto ritmico-armonico degli archi.

Il Vivace conclusivo è una pagina piena di slancio e vitalità; in tempo di 6/8, sfrutta magnificamente l'effetto delle note ribattute nelle trombe che circolano gioiose per tutto il movimento, riallacciandosi idealmente a quelle, ben più solenni, udite nell'Intrada. Ma anche in questa sfrenata cavalcata finale, Telemann inserisce un elemento di contrasto timbrico e dinamico, con l'episodio «cameristico» centrale nel relativo minore, affidato ai due oboi.

Alessandro De Bei


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 116 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 12 febbraio 2017