Delle due grandi correnti stilistiche della musica del primo Settecento, quella italiana e quella francese, è indubbio che Georg Philipp Telemann preferisse quest'ultima. A fronte di almeno 135 suites per orchestra - oltre a quelle per strumenti solisti - questo grande artefice della musica barocca tedesca ci ha lasciato solo poco più di una trentina di Concerti. Gli organici di questo gruppo di lavori - che, confrontato con le 1750 Cantate sacre composte soprattutto durante il lungo soggiorno ad Amburgo come Musikdirektor della città, appare veramente sparuto - sono estremamente vari: si va dai classici flauto dolce, flauto traverso, violino, a gruppi solistici inconsueti (tre corni da caccia; tromba, violino e violoncello; tre clarinetti; flauto dolce e fagotto).
Il Concerto in sol maggiore per viola è - a conferma della spiccata sensibilità di Telemann per i timbri strumentali - uno dei primi del genere, essendo stato composto probabilmente fra il 1712 e il 1721 quando il compositore era attivo a Francoforte sul Meno come direttore del Collegi um Musicum privato della famiglia Frauenstein. Il Concerto è, ovviamente, nello stile italiano, ma non secondo il nuovissimo e di gran moda modello tripartito "alla Vivaldi", bensì nei quattro movimenti ordinari della Sonata da chiesa e del Concerto grosso corelliani. Telemann padroneggia da par suo questo stile ideando ritornelli orchestrali di plastica evidenza ed episodi solistici brillanti e fantasiosi. Nell'Andante dimostra poi un gusto spiccato per le modulazioni inconsuete che contemplano anche procedimenti enarmonici mentre la viola solista è abilmente messa in risalto da una vera e propria cadenza, seppure di proporzioni contenute.
Giuio D'Amore