Festliches Präludium für großes Orchester und Orgel, op. 61


Musica: Richard Strauss (1864 - 1949)
Organico: 4 flauti, ottavino, 4 oboi, heckelphone, 4 clarinetti, clarinetto in mi bemolle, 4 fagotti, controfagotto, 8 corni, 4 trombe, 4 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, grancassa, organo, archi
Composizione: Garmisch, 11 maggio 1913
Prima esecuzione: Vienna, Konzertverein, 19 ottobre 1913
Edizione: A. Fürstner, Berlino, 1913
Guida all'ascolto (nota 1)

Il Festliches Präludium (Preludio di festa) fu composto da Strauss nel 1913 per l'inaugurazione del Konzerthaus di Vienna, il monumentale edifico sulla Lothringer Strasse, tutto atri, colonne, volute di rampe, con l'enorme sala dei concerti e due sale minori. L'apertura solenne avvenne il 19 ottobre 1913.

Come per l'edificio, anche per la cerimonia tutto era stato concepito con fasto, alla presenza dell'imperatore Francesco Giuseppe. In quel primo concerto Rudolf Dittrich suonò la Fantasia in sol minore di Bach sul grande organo, poi Ferdinand Lòwe, diresse il Präludium di Strauss che, presente l'autore, ottenne un successo strepitoso, e la Nona di Beethoven.

In un primo momento Strauss aveva tentato di sottrarsi all'impegno. Poi dopo il viaggio in Italia fatto con Hofmannsthal nelle prime due settimane di aprile (e il 6, il 13, il 15 aprile 1913 Strauss diresse tre concerti con l'Orchestra di Santa Cecilia all'Augusteo) gli erano tornati animo e buon umore e aveva accettato l'incarico della municipalità di Vienna. Anzi, se ne era liberato in poco tempo concludendo l'enorme partitura l'11 maggio 1913 con venti giorni di anticipo sulla scadenza di consegna.

E lavorò con il senso della realtà e con la pratica concretezza che aveva sempre. Per la musica eterna c'erano, quella sera, i capolavori di Bach e di Beethoven; a lui toccava la musica d'occasione, che doveva esaltare le possibilità acustiche della nuova sala, fornire occasioni di magnificenza all'organo e a una grande orchestra (Strauss ne prescrisse una immensa, di circa 150 elementi, con 96 archi), e, insomma, glorificare l'avvenimento. Strauss ottenne tutto quello che si era proposto, lo sfarzo sonoro e lo stupore e il fervido consenso degli illustri presenti.

Il Präludium si inizia con un tipico gesto straussiano, una larghissima estensione del suono nello spazio, in accordi dell'organo a tutta forza per tonalità diverse immediatamente congiunte, da do maggiore, tonalità di impianto, fino a sol maggiore, che si mantiene con un pedale di ben 40 battute! Poi tutto il brano si svolge in ampie arcate melodico-polifoniche, in rapporti dinamici sapientemente attuati tra sonorità dell'organo e sonorità del pieno orchestrale e tra i diversi settori dell'orchestra: tarda imitazione manieristica ed eclettica della musica di parata e di cerimonia (il barocco, alcune composizioni ufficiali di Beethoven, i Meistersinger di Wagner).

Di questa imponente esibizione di dottrina e di tecnica dire male è facile, ma è inutile. Strauss era anche un grande artigiano della musica e se ne compiaceva, talvolta con ostentazione. Il gusto dell'efficienza creativa e dell'eloquenza, qui primario, è componente non insignificante della sua arte; ma convive con altro: eleganza, umorismo, severità, che addirittura se ne alimentano. Sì che non deve stupire che questo spettacolare Präludium op. 61 sia preceduto da Ariadne op. 60 e seguito dalla stupenda Deutsche Mottette op. 62 per coro a cappella, non solo un vertice nell'arte di Strauss, ma un capolavoro (in Italia, ahimè, quasi ignoto) della musica corale di tutti i tempi.

Franco Serpa


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 20 novembre 1994


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Ultimo aggiornamento 5 aprile 2012