Deux Poèmes, op. 32


Musica: Aleksandr Skrjabin (1872 - 1915)
  1. Andante cantabile
  2. Allegro con eleganza, con fiducia
Organico: pianoforte
Composizione: 1903
Edizione: M. P. Belaieff, Lipsia, 1904
Guida all'ascolto (nota 1)

Personalità originale, contraddittoria e complessa quella di Skrjabin, che occupa nella storia musicale del suo paese un posto a sé e senza discepoli, lontano da ogni accademismo di tipo glazunoviano e dalla dogmatica di tendenza realistica del "Gruppo dei cinque", da lui avversato apertamente, preferendo l'eclettismo stilistico di Cajkovskij al populismo drammatico di Musorgskij e al favolismo melodico di Rimskij-Korsakov. Natura profondamente romantica, Skrjabin subì da giovane l'influenza di Chopin, Liszt (anch'egli fu un pianista di larga fama) e Wagner, ma in un secondo tempo cercò di distaccarsi dal formalismo classico e si avvicinò ad una concezione simbolista dell'arte, facendo risiedere la quintessenza della musica nella cosiddetta poesia del suono, così da aspirare ad una «mistica unione» di timbri e di colori, ossia alla trasfusione dell'espressione musicale in una visione ottico-sensoriale. Spinto e sollecitato in questa direzione anche dallo studio della filosofia di Schopenhauer e di Nietzsche, Skrjabin conduce alle estreme esasperate conseguenze il concetto wagneriano della Gesamtkunstwerk (opera d'arte totale), ponendo l'accento sul carattere dell'arte come rito, capace di esercitare un'azione rigeneratrice e catartica sull'umanità.

Per raggiungere tale scopo quanto mai ambizioso, egli cerca soluzioni tecniche nuove in cui è già evidente il germe della dissoluzione del linguaggio tonale tradizionale; non per nulla la sua musica è costruita su scale sonore esatonali, in cui nessuno dei suoni è organizzato gerarchicamente né assume funzione di tonica, precorrendo così alcune innovazioni tecniche che portarono alla dodecafonia (si sa che soprattutto il Prometeo o il Poema del fuoco per pianoforte, orchestra, coro, organo e tastiera di luce, pubblicato nel 1911, aveva suscitato l'interesse di Schoenberg). Ma questo atteggiamento tra il mistico e il metafisico di Skrjabin non ebbe in patria le stesse accoglienze che gli riservarono i circoli espressionisti del gruppo "Der blaue Reiter", promosso dal pittore Kandinski e sostenuto da artisti come Klee, Kokoschka e Klimt; tacciato e bollato come un frutto bacato dello spirito borghese (erotismo, misticismo, ideali esoterici religiosi), lo skrjabinismo fu attaccato a fondo in URSS dopo la rivoluzione d'ottobre e soprattutto Sostakovic pronunciò pesanti anatemi nei confronti dell'autore del Poema dell'estasi, servendosi delle stesse accuse di formalismo e di decadentismo individualistico che più tardi sarebbero state lanciate dalla Pravda contro di lui, in un vivace dibattito che sembrava dominato dalla legge del contrappasso dantesco.

Skrjabin dedicò una parte considerevole della sua produzione al pianoforte: 10 Sonate, un Concerto per pianoforte e orchestra, 92 Preludi, 20 Poemi, un numero ragguardevole di Notturni, Valzer, Mazurke, 26 Studi. Nei due Poemi op. 32, scritti nei primi anni del Novecento, è presente l'esempio del pianismo chopiniano, ma si avverte in sintesi lo stile innovatore di Skrjabin proteso verso un'avventura armonica che si va spingendo al di fuori dell'orizzonte tonale, pur nell'ambito di un virtuosismo tecnicistico di brillante effetto emotivo.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 27 febbraio 1987


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Ultimo aggiornamento 26 febbraio 2014