Due Pezzi per la mano sinistra, op. 9


Musica: Aleksandr Skrjabin (1872 - 1915)
  1. Prelude - Andante
  2. Nocturne - Andante
Organico: pianoforte
Composizione: 1894
Edizione: M. P. Belaieff, Lipsia, 1895
Guida all'ascolto (nota 1)

La breve vita di Alexander Scriabin (1872-1915) è contrassegnata da un intenso, ininterrotto legame con il pianoforte; nell'ambito della sua produzione musicale, infatti, a lato di centinaia di pezzi pianistici - sonate, preludi, notturni, valzer, mazurke - sono appena una decina le composizioni non destinate al suo strumento.

Anche se gli esiti più maturi di questa produzione - influenzati anche da complesse teorie teosofiche - ci presentano Scriabin come un autore visionario e misterioso, perennemente in bilico tra decadentismo e modernità, è innegabile che il principale punto di partenza della sua attività creativa sia costituito dal pianismo romantico e in particolare dalla musica di Chopin. Di questo - vero o falso che sia l'aneddoto secondo cui il compositore moscovita negli anni della sua adolescenza era solito dormire con alcuni spartiti chopiniani sotto il cuscino - erano del resto perfettamente consapevoli già i suoi contemporanei, primo fra tutti Ferruccio Busoni che vedeva in lui addirittura «un'indigestione di Chopin».

Ma come ha giustamente notato Piero Rattalino, il pianismo di Scriabin, con le sue originalissime e inconfondibili caratteristiche timbriche, «risente inoltre dell'arte della sonorità di Henselt [...]. Scriabin, pur ubriacandosi anche lui di Chopin, sa però creare una sua concezione di un suono allusivo e sfuggente, di un suono che proviene da posizioni allargate della mano con dita che toccano tangenzialmente il tasto e non vi si soffermano. Se il suono di Debussy sembra talvolta nasccere da corde non percosse da martelletti, il suono di Scriabin sembra talvolta nascere da dita che si muovono nell'aria [...] come se il suono venisse prodotto toccando il raggio dì una cellula fotoelettrica».

Molto probabilmente Scriabin era stato iniziato a questa estrema attenzione per l'aspetto puramente timbrico del suono da Nikolaij Zverev - l'insegnante più rinomato nella Mosca di quel periodo - con il quale aveva studiato privatamente per un paio di anni prima di entrare al Conservatorio; allievo di Georg Henselt e di Alexandre Dubuque, Zverev insegnava infatti ai suoi allievi (tra i quali c'era anche Rachmaninov) una cura quasi, maniacale del tocco.

Entrato a sedici anni al Conservatorio moscovita, Scriabin studiò pianoforte con Vasilij Safonov e composizione - anche se con scarso profitto e senza terminare il corso - con Taneev e Arenskij. Safonov, che era stato allievo di Theodor Leschetitzki al Conservatorio di Pietroburgo (proprio come la madre di Scriabin, Lubov Petrovna Stochtinina, un'eccellente pianista, pupilla dei fratelli Rubinstein, morta giovanissima di tisi appena un anno dopo la nascita del figlio), apprezzava moltissimo il modo di suonare del giovane Scriabin, capace, a sua detta, di far «respirare lo strumento»; in particolare era ammirato dal suo modo di usare il pedale (che al contrario il critico N. Cherkass avrebbe duramente stigmatizzato alcuni anni dopo), parlava addirittura di «pedalizzazione alla Sasha» e ammoniva gli altri allievi dicendo: «non guardate le sue mani, guardate i suoi piedi».

Ma verso la fine del suo corso in Conservatorio, il giovane Scriabin incappò in un incidente che rischiò di troncare per sempre la sua più che promettente carriera di pianista: forse cercando di emulare la tecnica straordinariamente brillante di un altro allievo di Safonov, Josef Lhévinne, sottopose la sua mano destra a un tale superlavoro esercitandosi brutalmente in Islamey di Balakirev e nella Fantasia sul Don Giovanni di Liszt, da danneggiarla gravemente in modo permanente. Per un certo periodo non potè suonare con il braccio destro che tuttavia non guarì mai più completamente, continuando a dargli delle preoccupazioni per il resto della sua vita. «Nel 1893 indossava su entrambe le braccia dei soprammanica di lana rossa chiaramente fatti a mano e molto evidenti», ricorda il critico Joel Engel; «quando suonava in pubblico, prima di cominciare, indicava la sua mano destra come per chiedere comprensione».

E' proprio in questo difficile periodo che nacquero alcuni brani per la sola mano sinistra: il celebre Preludio e Notturno, pubblicato poi nel 1897 come op. 9 e una parafrasi da concerto su di un Valzer di Strauss, un autore molto amato da Scriabin, rimasta inedita.

Pagina dalla difficoltà tutt'altro che trascendentale ma sicuramente di grandissimo effetto, anche grazie ai suoi toni intensamente patetici, il Preludio e Notturno, nonostante le sue chiarissime reminiscenze chopiniane, è già un lavoro nel più puro stile scriabiniano: in esso il rubato, arcano e inafferrabile segreto della musica del compositore polacco, diventa quasi un obbligo ineludibile, perché come ha scritto Piero Rattalino «il fraseggio strappalacrime non è affidato da Scriabin al gusto dell'esecutore: è scritto, è diventato struttura, perché Scriabin impiega solo la mano sinistra, che si sposta forsennatamente a toccare alternativamente una melodia e un accompagnamento [...] con inevitabili piccole imprecisioni ritmiche». Passando poi dall'aspetto ritmico a quello timbrico, è proprio nel Notturno che Rattalino individua il superamento del suono romantico operato da Scriabin: «il punto di partenza, che quasi viene plagiato, è il secondo tempo del Concerto di Henselt, ma i rapidissimi spostamenti della mano, necessari a coprire enormi distanze sulla tastiera, provocano un attacco del tasto diverso e una sonorità non più romantica».

Carlo Cavalletti

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

L'antologia proposta nella serata odierna si apre con due brevi brani che appartengono alla fase giovanile del compositore, i Due pezzi op. 9 destinati alla sola mano sinistra e scritti nel 1894, a ventidue anni, in un periodo in cui l'autore, afflitto da una forte nevralgia, non aveva il pieno dominio della mano destra. Le ambizioni delle due pagine sono innanzi tutto strumentali, nel senso che la particolare scrittura, notata su due pentagrammi, è cesellata con una abilità che può anche ingannare, all'ascolto, sull'uso di una sola o di entrambe le mani. Qui Skrjabin è ancora nel solco della tradizione romantica, e lo stile guarda più a Liszt che a Chopin. Il Preludio in do diesis minore ha una ambientazione malinconica, con dinamiche prevalentemente contenute e una melodia sinuosa. Il Notturno trapassa nel modo maggiore - ma enarmonicamente: re bemolle maggiore - e punta su una melodia più passionale e una scrittura più d'effetto, per l'alternanza di arpeggi, ottave, accordi pieni; non manca una cadenza virtuosistica.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 11 febbraio 1993
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 16 marzo 2007


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Ultimo aggiornamento 29 luglio 2014