Valse triste, op. 44 n. 1

Versione rivista del n. 1 della musica di scena per il dramma Kuolema

Musica: Jean Sibelius (1865 - 1957)
Organico: flauto, clarinetto, 2 corni, timpani, archi
Composizione: 1904
Prima esecuzione: Helsinki, Svenska Teatern, 25 aprile 1904
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1904
Guida all'ascolto (nota 1)

Nessun dubbio che la Valse triste costituisca il brano più celebre di Jean Sibelius, quello che - più a torto che a ragione, come si dirà - viene considerato come la pagina più rappresentativa della personalità dell'autore finlandese, e che ha trovato ampia diffusione anche nei circuiti della musica di consumo, arrivando a ricoprire per la Finlandia un ruolo non troppo dissimile da quello che il Valzer An der schönen blauen Donau è per la città di Vienna: il simbolo di un luogo e precisamente dell'anima malinconica di una terra nordica. Tuttavia nella sua accezione originaria questa pagina aveva compiti e significati assai diversi.

La Valse triste non nacque infatti come brano a sé stante. È nel 1903 - quando già da tre anni Sibelius percepiva dallo stato finlandese uno stipendio poi trasformato in vitalizio che gli consentiva di dedicarsi completamente alla musica - che il compositore, interessato da qualche tempo all'impiego della musica negli spettacoli teatrali, scrive le musiche di scena per un dramma del cognato Arvid Järnefelt, Kuolema (La morte). Nel dramma si narra la vicenda di un ragazzo diciannovenne che veglia la madre morente, e si assopisce proprio quando la donna, nel dormiveglia, si figura di essere a un ballo, e di essere visitata da uno sconosciuto che è la morte personificata; invano cercherà di differire il momento del trapasso; la morte le ricorderà le ultime parole rivolte al figlio, "ama il prossimo tuo come te stesso". Negli atti seguenti il giovane, intriso di un intenso spiritualismo, si trova a comporre il dissidio fra la sposa e la di lei matrigna, che appicca un incendio alla casa per uccidere la figliastra, rimanendo però ella stessa vittima delle fiamme; al giovane non resterà altro che invocarla con il nome di madre.

Se il dramma di Järnefelt era destinato a breve vita, per il suo contenuto esile e retorico, diversa sorte doveva toccare alle musiche di scena scritte da Sibelius, e in particolare al primo dei sei numeri, il Tempo di valse lente che l'autore ribattezzò poi Valse triste quando lo pubblicò a parte, qualche anno più tardi, aggiungendo all'originario organico di soli archi con sordina anche flauto, clarinetto, corni e timpano.

All'interno del dramma la pagina era destinata ad accompagnare la scena del delirio della madre, e dunque il suo contenuto musicale è ricalcato sull'evoluzione della scena. Vi troviamo dapprima una introduzione lenta, di contenuto cromatico, su cui si staglia una larga melodia dei violoncelli. In seguito il discorso si anima, con l'apparizione di due diversi temi che portano il Valzer ad un climax espressivo di somma intensità, ma si insinuano a più riprese anche i frammenti della introduzione, prima che la pagina si spenga nel nulla.

Separata dal testo teatrale la danza che accompagna la morte non perde la sua efficacia, e diviene espressione di quella affinità con il simbolismo che accompagnò Sibelius in gran parte della sua attività, quando le tematiche del nazionalismo si erano ormai affievolite nei suoi interessi.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 20 dicembre 2008


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Ultimo aggiornamento 15 maggio 2015