Cinque Lieder, op. 37

per voce e pianoforte

Musica: Jean Sibelius (1865 - 1957)
  1. Den första kyssen (Il primo bacio) - Andante ma non troppo lento
    Testo: Johan Ludvig Runeberg
    Composizione: 1900
  2. Lasse liten (Piccolo Lasse) - Andante
    Testo: Zacharias Topelius
    Composizione: 1902
  3. Soluppgång (Alba) - Moderato
    Testo: Tor Hedberg
    Composizione: 1902
  4. Var det en dröm? (È stato un sogno?) - Moderato
    Testo: Johan Julius Wecksell
    Composizione: 1902
  5. Flickan kom ifrån sin älsklings möte (La ragazza aveva incontrato l'amante) - Moderato
    Testo: Johan Ludvig Runeberg
    Composizione: 1901
Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1900 - 1902
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1904
Guida all'ascolto (nota 1)

Nella raccolta di Canzoni op. 37 di Jean Sibelius, composte tra il 1900 e il 1902, i confini geografici e quindi stilistici sono quelli ancora più sfumati e frastagliati della Scandinavia finnico-svedese, almeno a voler mantenere come terra e tradizione di riferimento quelle austro-tedesche. Gli studi di perfezionamento di Sibelius, tra Berlino e Vienna negli anni dei capolavori del Lied wolfiano, ci dicono che quel termine di riferimento è esatto. Ma poiché il talento si vede dalla capacità di inventare qualcosa di nuovo o rinnovare l'esistente, ecco che Sibelius ne fa sfoggiò dando al suo Primo bacio (Den första kyssen) un sapore inconfondibile. L'introduzione pianistica, che subito evoca l'ingenua schiettezza della fanciulla in fiore, è il lontano ricordo del preludio di Romance di Debussy, qui distorto nel prisma della luce della Finlandia rurale di Runeberg, l'autore dei versi. Solo nella cupa conclusione, con l'angelo della morte che piange, Sibelius si lascia tentare dal "Maestro tedesco", che in questo caso è Strauss.

I mondi dell'Europa musicale dell'epoca sembrano rimescolati come in un gioco nella tetra filastrocca Lasse Liten (Piccolo Lasse), dove un ostinato di due accordi e una mano destra ancor più grave e cupa rimuginano sui pericoli del mondo. Una sepolcrale ottava cela la minaccia di un serpente, che poi sembra volersi inerpicare in stanche volute. Alla domanda "dove sei più felice?" la risposta dissonante "A casa" è però a tono in quella realtà malata, e la cadenza finale è proprio lapidaria.

Soluppgång (Alba) alterna la leggerezza d'un pezzo lirico di Grieg a echi guerreschi stilizzati. Memorabile il cavaliere che all'alba suona il corno sulla contrada silenziosa: i "suoni chiari e fragili" che svaniscono insieme al guizzo della fiamma sono la cifra di questo piccolo pezzo enigmatico.

Nell'ultimo canto, Flickan kom ifrån sin älsklings möte (La ragazza aveva incontrato l'amante, il cui testo sembra evocare la ballata scozzese Edward), la fanciulla innocente di prima conosce l'amarezza del tradimento, la frenesia delle dissonanze e poi la morte dell'amore e delle speranze, in una drammatica conclusione di questo ciclo virtuale.

Ma il migliore Lied della raccolta è di certo Var det en dröm? (Era un sogno?), dedicato alla celebre cantante Ida Ekman. La lunga notte del Lied celebra qui un'altra delle sue fasi R.E.M., dopo Schubert (Nacht und Träume, anch'esso in si maggiore), Wagner (Träume, vedi sopra) e Grieg (En dröm), sempre nel segno del paradossale fluire nell'immobilità del sonno. Qui la voluttuosa strumentazione pianistica, con gli accenti ritmici spostati (vien da pensare a In stiller Nacht di Brahms), la linea del canto che si distende come nell'Adagio del Concerto per violino, gli spazi aperti del recitativo accompagnato centrale sembrano tutti elementi di un manifesto del simbolismo nordico.

Erik Battaglia


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 13 novembre 2009


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Ultimo aggiornamento 17 giugno 2015