Shest' stikhotvorenii Marini Cvetajevoj (Sei poesie di Marina Cvetaeva), op. 143a

Versione per contralto e piccola orchestra

Musica: Dmitri Shostakovich (1906 - 1975)
Testo: Marina Cvetaeva
  1. Moji stikhi (Ai miei versi) - Largo
  2. Otkuda takaja nezhnost'? (Da dove questa tenerezza?) - Allegretto
  3. Dialog Gamleta s sovest'ju (Dialogo tra Amleto e la sua coscienza) - Largo
  4. Po`et i Car' (Poeta e Zar) - Moderato
  5. Net, byl baraban (No, il tamburo rulla...) - Allegretto
  6. Anne Akhmatovoj (Ad Anna Achmatova) - Largo
Organico: contralto, 2 flauti, 2 fagotti, 2 corni, timpani, tamburo, campane, xilofono, celesta, archi
Composizione: Repino, 9 gennaio 1974
Prima esecuzione: Mosca, Sala grande del Conservatorio, 6 giugno 1974
Guida all'ascolto (nota 1)

L'ultimo periodo creativo di Sciostakovich vede un crescente interesse del compositore verso la poesia. Vengono alla luce, nel volgere di pochi anni, molti lavori che coinvolgono la voce e che si basano su una attenta selezione di testi poetici, soprattutto di letterati russi. Il catalogo di Sciostakovich si arricchisce così di partiture importanti e preziose: la Tredicesima Sinfonia detta "Babij Jar" per basso, coro maschile e orchestra op. 113, su testi di Evtusenko (1962); la cantata "La morte di Stenka Razin" per basso, coro e orchestra op.119, sempre su testo di Evtusenko (1964); le Sette Romanze su poesie dì Aleksander Blok, per soprano, violino, violoncello e pianoforte op.127 (1967); la Quattordicesima Sinfonia, per soprano, basso e orchestra da camera op.135, su testi di Garcia Lorca, Apollinaire, Rilke, Küchelbecker (1969); quindi i Sei poemi di Marina Cvetaeva per contralto e orchestra op.l43a (1973-74) e la Suite su versi di Michelangelo Buonarroti per basso e orchestra op.l45a (1975). La selezione dei testi, pur nella loro provenienza eterogenea, ritorna con insistenza su alcuni temi ricorrenti, quali il rapporto fra l'artista e il potere, la censura, la guerra, e varie tematiche esistenziali. Non stupisce dunque che l'attenzione del compositore si sia soffermata anche sui versi di Marina Cvetaeva.

La vicenda di questa letterata costituisce certamente un caso emblematico ed inquietante nella storia della cultura russa del secolo scorso. Nata nel 1892 da una famiglia di elevata cultura, la Cvetaeva visse tutti i rivolgimenti sociali legati alla rivoluzione del 1917; per anni rimase lontana dal marito Sergej Efron, fu costretta ad abbandonare in un orfanotrofio una figlia, che morì per denutrizione; emigrò nel 1922 a Praga e poi a Parigi, dove si trovò però, nel circuito degli esiliati, in una situazione di emarginazione. Nel 1939 infine, per seguire il marito, fece ritorno in Russia, dove trovò uguale ostilità e condizioni terribili; un'altra figlia venne deportata nei gulag, il marito fucilato, ella stessa venne evacuata dopo l'invasione nazista. Si tolse la vita nell'agosto 1941. Ai drammatici fatti biografici corrisponde la personalità di una artista di fortissima autonomia da scuole e correnti, animata da una sensibilità romantica, da una ispirazione post-simbolista, e dal culto della poesia come superamento del quotidiano, pratica dell'assoluto.

Sciostakovich non aveva conosciuto personalmente la Cvetaeva, e si era interessato ai suoi versi piuttosto tardi, quando, nel 1970, l'allievo Tisenko gli aveva fatto ascoltare la sua versione musicale di alcune liriche della poetessa. In seguito ne aveva incontrato la sorella e la figlia. La decisione di porre in musica a sua volta alcune liriche risale all'agosto 1973, quando, nel volgere di pochi giorni, nasce una prima versione per canto e pianoforte dei Sei poemi; la prima esecuzione avviene il 30 ottobre, con la voce del contralto Irina Bogaceva, che l'autore immaginava si potesse avvicinare a quella della letterata, arrochita dalle sigarette. Già nel gennaio 1974 Sciostakovich appronta la versione per piccola orchestra, considerata in genere come un irrinunciabile arricchimento di quella cameristica.

Per il suo ciclo musicale Sciostakovich scelse sei poesie scritte dalla Cvetaeva in anni piuttosto distanti (1913, 1916, 1923, 1931, 1931, 1916) e dal contenuto piuttosto articolato. Operò, tuttavia, una scelta estremamente ragionata, tale da rendere i Sei poemi non una antologia di brani intercambiabili, ma un vero ciclo con una logica legata alla successione delle pagine. Fra il primo e l'ultimo brano c'è infatti una precisa corrispondenza. Nel primo, "Ai miei versi", la letterata espone la fiducia nel valore della poesia e nella sua capacità di varcare il tempo; nell'ultimo, "Ad Anna Achmatova", ritroviamo concetti simili, ma a proposito dei versi della Achmatova, altra somma poetessa russa, che fra l'altro tenne con sé la figlia della Cvetaeva, dopo il suo suicidio. All'interno di queste due colonne possiamo individuare altre due coppie di poesie. La seconda lirica ("Da dove tanta tenerezza") e la terza ("Dialogo di Amleto con la sua coscienza") sono dedicate alla dinamica di amore e rabbia; la quarta ("Poeta e zar") e la quinta ("No, rullava il tamburo") al potere del verso del poeta. A ben vedere - come ha scritto Vera Vasina-Grossman - il tema dell'intero ciclo è "Il destino di un artista", in cui «il destino personale della eroina lirica [...] è tragicamente oscillante fra i [temi di] amore e dovere, amore e morte, ed inoltre c'è anche il tema più generale del destino dell'artista nel mondo circostante, tema personificato dall'immagine di Puskin» (nella quarta e quinta lirica).

La riflessione sul destino, così presente in tutta l'ultima produzione di Sciostakovich, con una forte impronta di autobiografismo, informa di sé anche il ciclo dei sei poemi, e non solo per la scelta dei testi ma anche per la loro particolare veste musicale. Basterebbe guardare al primo, "Ai miei versi", dove l'entusiasmo giovanile della poetessa e il suo gesto di orgogliosa fiducia nella sua arte trovano una ambientazione sonora meditativa, astratta, che procede verso una intensificazione espressiva. Ma c'è anche un dettaglio illuminante; il compositore apre la lirica con la lenta esposizione delle dodici note, e quindi, in coincidenza con le parole "Ai miei versi" fa ascoltare il simbolo musicale del proprio nome, le quattro note DSCH (Re, Mi bemolle, Do, Si naturale, secondo la notazione anglosassone che fa uso delle lettere dell'alfabeto); un riferimento autobiografico rivelatore, che identifica il musicista con la poetessa.

Segue la coppia di poesie dedicate all'amore, fallito o inadeguato. Colpisce nella scrittura di "Da dove tanta tenerezza" il tono cullante della voce, misto alle sortite degli stmmenti solisti; nel "Dialogo di Amleto con la sua coscienza" viene in primo piano il fraseggio frastagliato del contralto, con la ripetizione allucinata delle espressioni. La coppia di poesie dedicate al poeta rompe decisamente con le atmosfere meditative; nella lirica "Poeta e zar" la Cvetaeva si riferisce alle censure subite da Puskin da parte dello zar Nicola I, ed è logico che Sciostakovich evocasse, con questa scelta, le censure da lui stesso subite da parte del regime; l'intonazione innodica e declamatoria scelta per intonare questi versi, sottolineata dallo xilofono, ha il carattere di un vero J'accuse. In "No, rullava il tamburo" Sciostakovich ricorre a una delle sue corde predilette, quella del grottesco, con una marcia militare che accompagna beffardamente il funerale segreto al poeta morto, e che riappare poi nel breve postludio, con movenze spettrali magistralmente evocate. Con l'ultima lirica, "Ad Anna Achmatova", ritroviamo le atmosfere meditative e astratte della prima pagina, con una variante significativa, quella delle campane, che risuonano fin dall'inizio e alludono alla volontà della Cvetaeva di donare alla Achmatova la sua "città di campane" Ma è poi veramente ultima questa lirica? È la stessa struttura del ciclo a suggerire un finale aperto, o ancor meglio una forma ciclica, che riallaccia l'ultima alla prima lirica, nel segno del primato della poesia e dell'arte.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 19 ottobre 2006


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Ultimo aggiornamento 11 settembre 2019