Quartetto per archi n. 7 in fa diesis minore, op. 108


Musica: Dmitri Shostakovich (1906 - 1975)
  1. Allegretto
  2. Lento
  3. Allegro
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Mosca, marzo 1960
Prima esecuzione: Leningrado, Sala da concerti Glinka, 15 maggio 1960
Dedica: alla memoria di Vasilievna Shostakovich
Guida all'ascolto (nota 1)

Nelle intenzioni che ha esplicitamente manifestato, Dmitrij Sciostakovic ha negato di voler attribuire un significato speciale ai suoi Quartetti. In un'intervista rilasciata al "Times" nel 1972 egli ha anzi dichiarato di considerarli perfettamente omogenei al clima espressivo delle sue sinfonie, fra le quali non mancano certo brani di carattere introverso ed esoterico. Nel confronto con la forma del quartetto, anche Sciostakovic ha comunque percorso la via di una ricerca linguistica particolarmente raffinata, attraverso la quale gli stessi esiti di intimismo o di monumentalità ottenuti nelle sinfonie, hanno ricevuto una luce diversa, improntata a una fondamentale riservatezza. Il rilievo dei contrasti e delle tensioni delle sue partiture orchestrali sono ora attenuati da una più profonda istanza di dialogo fra le parti in gioco; un'istanza che spinge Sciostakovic a trasformare in modo molto personale il modello classico del quartetto, pur senza rifiutarne l'eredità. I quartetti per archi offrono inoltre al compositore l'occasione per avvicinarsi alle tecniche sperimentali della musica occidentale più di quanto non gli fosse concesso nella sinfonia, genere la cui funzione retorica in ambito sociale era considerata maggiormente impegnativa nella politica culturale dell'Urss.

Il Quartetto in fa diesis minore op. 108 è stato composto nel 1960, in un periodo che ha segnato in Sciostakovic l'intensificarsi dell'interesse per un tipo di opera che prima aveva coltivato sporadicamente. Il suo catalogo delle opere conta complessivamente quindici Quartetti, nove dei quali realizzati fra il 1960 e il 1974. A prima vista, il Quartetto op. 108 presenta caratteristiche piuttosto insolite: da un lato la sua brevità contrasta con quel senso grandioso dell'architettura che nella musica da camera Sciostakovic ha coltivato anche nei modi più sottili dell'elaborazione del materiale; dall'altro, gli elementi di cantabilità che risaltano nella parte centrale (Lento) mostrano una vena lirica non riscontrabile altrove con altrettanta immediatezza. Tuttavia, la concezione e lo svolgimento del Quartetto op. 108 sono molto coerenti con lo sviluppo dello stile maturo di Sciostakovic, mentre il recupero del linguaggio lirico avviene entro un disegno che destina il brano all'espressione quasi autobiografica di una situazione privata.

Il Quartetto op. 108 è dedicato alla memoria della prima moglie del musicista, Nina Vasil'evna Varzar, scomparsa nel 1954, e contiene in questo senso riferimenti che, per la loro autonoma pregnanza, giustificano agli occhi del compositore l'eventuale forzatura del consueto schema quartettistico.

La demarcazione fra i tre movimenti nei quali il brano si articola è molto tenue ed è comunque vanificata dal senso di forte coesione ingenerato sia dalla concentrazione della forma e del materiale tematico, sia dal tono di austero raccoglimento che domina anche i momenti di maggiore impeto drammatico. Ciascun movimento è caratterizzato dalla comparsa di un elemento tematico costante, un gruppo di quattro note corrispondenti a una traslitterazione delle iniziali del nome del compositore: D. SCH., cioè re, mi bemolle, do, si. La minuzia, dell'elaborazione cui Sciostakovic sottopone questa piccola formula ricorda da vicino il lavoro che Beethoven praticava sugli incisi nei suoi Quartetti. Qui tale formula compare nell'Allegretto iniziale e nell'Allegro conclusivo, nel quale il musicista riprende anzi in blocco i passaggi di apertura, secondo una soluzione tipica del suo stile maturo. La sequenza D. SCH. si trova però anche alla fine del Lento, il movimento più originale dell'intero brano. Qui la scrittura viene svolta alternativamente in due o tre parti, sulla base di quel principio di dialogo che richiede talvolta il superamento della condotta a quattro voci autonome. Nel solo passaggio del Lento in cui i quattro strumenti sono impegnati insieme, la viola e il violoncello si raddoppiano all'ottava e mantengono così la tripartizione del materiale. L'atmosfera lirica sottolinea l'aspetto autobiografico e si riporta tanto alla scena del chiostro nel Boris Godunov di Musorgskij, quanto alle melodie cantilenanti di Katerina Ismailova, protagonista dell'opera che Sciostakovic stava scrivendo quando conobbe la moglie (Lady Macbeth del distretto di Mszenk). La costruzione ritmica si basa sulla ripetizione di un modulo irregolare enunciato dal primo violino e che conferisce a tutto il movimento un andamento doloroso, un'impronta di fatalismo. Il Quartetto op. 108 fu eseguito per la prima volta a Leningrado il 15 maggio 1960 dal "Quartetto Beethoven", la formazione cameristica sovietica alla quale Sciostaovic ha destinato quasi tutta la sua produzione quartettistica.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 30 gennaio 1992


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Ultimo aggiornamento 24 maggio 2014