Quattro pezzi di seguito, op. 13 [18]


Musica: Giovanni Sgambati (1841 - 1914)
  1. Preludio - Agitato (la bemolle maggiore)
    Composizione: Bagni di Lucca, 4 settembre 1883
  2. Vecchio minuetto - Allegretto moderato (mi bemolle maggiore)
  3. Nenia (mi bemolle maggiore)
    Composizione: Bagni di Lucca: 21 settembre 1879
  4. Toccata - Allegro vivace (la bemolle maggiore)
    Composizione: Bagni di Lucca, 28 agosto 1882
Organico: pianoforte
Composizione: 1879 - 1883
Edizione: Schott, Magonza, 1885
Dedica: Signora Burdon-Müller in Londra

Il n. 2 Vecchio minuetto trascritto per orchestra nel 1884
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Sgambati appartiene insieme a Martucci, nato quindici anni dopo, a quel gruppo di nobili e severi artisti che nella seconda metà dell'Ottocento, dominato dall'idolatria del melodramma, promossero in Italia, nella scuola e nei concerti, il culto della musica sinfonica e cameristica tedesca, principalmente di Beethoven, Wagner, Liszt e Brahms. Questa scelta fu determinata non soltanto da una mentalità e da un gusto rigorosamente classico, quanto piuttosto dalla convinzione che fosse opportuno contribuire alla rinascita della tradizione strumentale nel nostro paese, così fiorente nel Settecento e poi soffocata dalla passione per il teatro, concepito in primo luogo come espressione del bel canto. Naturalmente Sgambati e Martucci, con altri musicisti della stessa formazione culturale, come Giuseppe Buonamici (1846-1914), allievo di Bülow a Monaco e revisore delle opere pianistiche di Clementi e Beethoven, Alfonso Rendano (1853-1931), pianista protetto da Thalberg e ammirato da Liszt, e Luigi Mancinelli (1848-1921), violoncellista e insigne direttore d'orchestra, furono misconosciuti e osteggiati dai contemporanei, che in un periodo di vivace polemica nazionalistica li accusarono di germanofilia, al di là del rispetto per la loro attività didattica e solistica.

Sgambati colse i maggiori successi in veste di concertista di pianoforte, dopo essere stato allievo di Barbieri, ex allievo di Clementi, e di Natalucci, ex allievo di Zingarelli, perfezionandosi poi con Liszt. Di questo musicista diresse in prima esecuzione a Roma nel 1866, presente l'autore, la Dante-Symphonie con l'Eroica di Beethoven. Insegnò per molti anni pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia e mostrò grande ammirazione per Wagner, che conobbe nel 1876 e gli procurò un editore tedesco per i due Quintetti con pianoforte op. 4 (1876) e op. 5 (1877), nonché per il Preludio e fuga op. 6 per il solo pianoforte. Scrisse inoltre due sinfonie, due ouvertures, un Epitalamio sinfonico, un quartetto per archi, un Concerto in sol minore per pianoforte e orchestra, varia musica sacra, tra cui una Messa da requiem e un Te Deum per grande orchestra e organo, oltre numerosi pezzi per pianoforte come i 15 Notturni, i Fogli volanti op. 8, le 12 Mélodies poètiques op. 29 e le 6 Pièces lyriques.

I 4 Pezzi op. 13 furono scritti nel decennio 1872 - 1882 e offrono un saggio dello stile pianistico di Sgambati, improntato ad una eleganza melodica e armonica di ascendenza tra schumanniana e mendelssohniana.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

I Quattro pezzi di seguito op. 18, furono composti separatamente prima del 1882, anno nel quale sono stati riuniti in un ciclo unitario e pubblicati. Al virtuosistico Preludio succede il Vecchio minuetto, esempio di stilizzazione nostalgica al pari di certe composizioni di Reger. Mentre la virtuosistica Toccata è un esilarante moto perpetuo, di maggiore profondità è la Nenia, definita da Emil von Sauer «la più piacevole ed elegante composizione della migliore letteratura pianistica contemporanea». Infatti se in Italia le composizioni pianistiche di Sgambati furono accolte con diffidenza, all'estero la loro esecuzione ancor oggi è seguita con maggior simpatia ed interesse. Scriveva infatti Attilio Brugnoli - interprete, compositore, didatta e teorico della tecnica pianistica - ne La musica pianistica italiana dalle origini al '900 (Milano, 1928), che «è sempre stata una vera rivelazione l'esecuzione che ho fatto all'estero delle maggiori opere di Sgambati».

Francesco Caramiello


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 4 aprile 1978
(2) Tactus: Giovanni Sgambati The Complete Piano Works, Voll. I-VII


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Ultimo aggiornamento 3 marzo 2016