Trio n. 3 in sol minore per violino, violoncello e pianoforte, op. 110


Musica: Robert Schumann (1810 - 1856)
  1. Bewegt, doch nicht zu rasch (sol minore - sol maggiore - sol minore)
  2. Ziemlich langsam (mi bemolle maggiore). Etwas bewegter (do minore). Tempo I
  3. Rasch (do minore). Etwas Zuruckhaltend bis zum langsameren Tempo (do maggiore). Tempo I
  4. Kraftig, mit Humor (sol maggiore - sol minore - sol maggiore)
Organico: violino, violoncello, pianoforte
Composizione: Düsseldorf, 2 - 9 ottobre 1851
Prima esecuzione privata: Düsseldorf, residenza di Schumann, 27 ottobre 1851
Prima esecuzione pubblica: Lipsia, Gewandhaus Saal, 21 marzo 1852
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1852
Dedica: Niels Wilhelm Gade
Guida all'ascolto (nota 1)

Düsseldorf, nella serena regione del Reno, fu l'ultima residenza tranquilla della famiglia Schumann; Robert, in seguito alla rinuncia di Hiller, venne nominato direttore della locale orchestra. Furono anche gli ultimi anni, tra il 1851 e il 1853, dell'attività che vide nascere le grandi ouvertures, le Sonate per la gioventù op. 118, la Messa e il Requiem, Il pellegrinaggio della rosa e, soprattutto, le due Sonate per violino e pianoforte, e la Sinfonia n. 4.

A queste tre ultime composizioni, il Trio op. 110 è singolarmente vicino, al punto di contenere nel terzo movimento il tema del Vivace nel primo tempo della Quarta. Il tono generale sembra rifarsi all'impetuosa bellezza dei temi giovanili per pianoforte: volante l'apertura del primo movimento col tema che nasce, come un discorso già iniziato, un cenno d'intesa all'ascoltatore, sulla settima del sesto grado nella tonalità preannunciata dal pianoforte (sol minore), mentre è ancora il violino a prospettare la seconda idea, di carattere liricamente disteso. Caratteristico, del primo movimento, l'instancabile circolare del tema principale attraverso le mutazioni armoniche e timbriche, quasi senza un apprezzabile contrasto, o sviluppo, con l'alternativa, e il suo intensificarsi nella stretta conclusiva.

Il secondo movimento è concentrato nella breve, intensissima rifrangenza di un'idea musicale che ha qualche relazione col tema d'apertura del trio; sembra tuttavia trattarsi di uno studio sulla figurazione del «gruppetto» con appoggiatura, concluso, dopo un itinerario oscillante tra il mi bemolle maggiore e il do minore, da una mirabile perorazione del pianoforte, poi del violoncello e del violino che introducono all'esplosione del terzo movimento, mitigata da un langsameren Tempo (tempo più lento) centrale. Contrariamente al Trio op. 63, l'ultimo movimento, nella tonalità maggiore, non ha funzioni catartiche, rasserenanti: l'armonia estremamente mutevole, la dislocazione intervallistica dei temi, l'inversione degli accenti nel ritmo, l'apparizione di un'idea strettamente apparentata con le terzine della seconda parte della Romanze della Quarta, testimoniano l'inquieta natura del Trio, fra le composizioni inosservate e splendide dell'ultimo Schumann.

Claudio Casini


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 17 novembre 1972


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Ultimo aggiornamento 19 marzo 2015