Toccata in do maggiore per pianoforte, op. 7


Musica: Robert Schumann (1810 - 1856)
Organico: pianoforte
Composizione: 1829 - 1830; revisionata nel 1833
Edizione: Hofmeister, Lipsia, 1834
Dedica: Ludwig Schunke
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Nel periodo che va dal 1830 al 1839, compreso tra le «Variazioni sul nome ABEGG» e i quatro «Klavierstück», apparvero i più noti capolavori del pianismo schumanniano e precisamente le Kinderszenen, Papillons, Carnaval, Kreisleriana, Studi sinfonici, la Toccata in do maggiore op. 7, i Phantasiestücke op. 12, la Fantasia op. 17, Arabeske in do maggiore, le otto Novellette op. 21 e il «Faschingsschwank aus Wien» (Carnevale di Vienna) op. 26. In essi si avverte con molta chiarezza ed evidenza formale quel modo di comporre tipico di Schumann, che è fatto di slanci ardenti e di improvvisi ripiegamenti, di impeti e di tenerezze, di introspezioni psicologiche e di sogni fantastici, venati di idealismo romantico. In ognuna di queste composizioni è presente la doppia anima di Schumann svelata nei personaggi dell'appassionato Florestano e del malinconico Eusebio, già compiutamente e simbolicamente descritti nei pianistici «Davids bündler», la lega dei compagni di David, rivolta ad abbattere il filisteismo e la mediocrità nell'arte. Un mondo poetico, insomma, punteggiato da stati d'animo diversi e più volte contrapposti, espressi sempre con straordinaria freschezza melodica e con una varietà armonica viva e frizzante anche nei sapori dissonanti.

Tecnicistica e brillante è la Toccata in do maggiore, come lascia capire il titolo che si richiama alla tradizione barocca e settecentesca. Essa risale agli anni tra il 1830 e il 1832, nel periodo in cui il musicista stava per rinunciare alla carriera del concertista per una forma di paralisi che aveva colpito un dito della mano destra. E' una pagina estrosa e vivace che appartiene allo Schumann giovanile, baldanzoso dominatore della tastiera. Si apre con un ritmo vigoroso e sostenuto su un incrocio di scale veloci e di note ribattute, che fanno pensare ad una specie di moto perpetuo; da esso si sviluppa un fosforescente discorso pianistico sul filo di quel virtuosismo schietto e generoso, ricco di humour, espressione dell'estro rapsodico non solo della prima maniera del musicista.

Ennio Melchiorre

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il fervore della fantasia, che domina nell'opera 21, non è assente nemmeno nella Toccata op. 7, redatta in una prima versione nel 1829 con il titolo di «Étude phantastique» e successivamente rielaborata tra il 1830 e il 1832. Ma qui la fantasia è trattenuta nella felicità del gioco contrappuntistico. La riassunzione dell'antica forma italiana non potrebbe essere più personale e l'op. 7 costituì un modello per molti analoghi ritorni al passato, almeno fino a Prokofiev.

Bruno Cagli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 9 aprile 1976
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 25 gennaio 1978


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Ultimo aggiornamento 5 marzo 2016