Konzerstück in fa maggiore per quattro corni e orchestra, op. 86


Musica: Robert Schumann (1810 - 1856)
  1. Lebhaft. Sehr lebhaft (fa maggiore)
  2. Romanze: Zienlich langsam, doch nicht schleppend. Sehr lebhaft (re minore)
  3. Mit grossen Ausdruck (do diesis minore - re minore)
Organico: 4 corni solisti, ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni ad libitum, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Composizione: Dresda, 18 febbraio - 11 marzo 1849
Prima esecuzione: Lipsia, Gewandhaus Saal, 25 febbraio 1850
Edizione: Schubert, Lipsia, 1851
Guida all'ascolto (nota 1)

Nella non vastissima produzione concertistica di Robert Schumann il Konzertstück (pezzo da concerto) per quattro corni e orchestra in fa maggiore op. 86 costituisce un unicum, legato ovviamente all'organico del tutto particolare. Schumann scrisse questo brano nella primavera del 1849, a Dresda dove risiedeva; ma in realtà non sono chiari i motivi che spinsero il compositore verso questo organico. Il fatto che nel medesimo anno Schumann abbia scritto anche l'Adagio e Allegro op. 70 per corno e pianoforte (certamente pensato per il suono del corno anche se più spesso eseguito al giorno d'oggi con il violoncello, secondo una alternativa pure prevista dall'autore) lascia pensare a un certo interesse verso lo strumento a fiato e forse anche verso qualche determinato solista; non è escluso che Schumann pensasse di far eseguire il brano dalla meravigliosa orchestra di Dresda, una delle più prestigiose d'Europa. Tuttavia, se questo era l'intendimento, la Storia con la "s" maiuscola doveva disporre diversamente; le vicende rivoluzionarie, che proprio a Dresda portarono Wagner e Bakunin sulle barricate, consigliarono Schumann di riparare con la famiglia nella tranquilla campagna di Kreisha. L'anno successivo, con il trasferimento del compositore a Lipsia, il lavoro venne destinato a un'altra prestigiosa orchestra, quella del Gewandhaus, e ai suoi solisti. La prima esecuzione avvenne il 25 febbraio 1850. Schumann scrisse all'amico Ferdinand Killer che considerava il Konzertstück "uno dei miei migliori lavori".

In realtà c'è un altro motivo che può aver spinto Schumann a scrivere un brano per quattro corni: la crescente diffusione e popolarità del corno a pistoni; il corno "naturale" o corno "a mano", strumento che era usato per i richiami delle battute di caccia e che era poi assurto nel Settecento a livello "colto", non era infatti in grado di dominare l'intera gamma cromatica; note aggiuntive erano possibili inserendo la mano nello strumento, o aggiungendo dei "ritorti". L'invenzione del corno a pistoni, avvenuta in Germania nel 1815, rese possibile invece una piena copertura della scala cromatica, circostanza che spiega la fortuna del nuovo strumento, anche se il vecchio strumento continuò ad essere utilizzato per il suo suono peculiare. È appunto a questo nuovo modello che è legata l'idea romantica del corno, come strumento capace di evocare atmosfere notturne, naturalistiche e misteriche.

Ed è certamente a questa idea del corno che si richiamò Schumann nel suo pezzo, che si prospetta come un brano dalle forti allusioni letterarie, articolato nei tre movimenti canonici di un Concerto. Il tempo iniziale, Lebhaft (Vivo), segue la forma sonata, con un primo tema brillante e squillante e un secondo più introspettivo; ma notevole è soprattutto la contrapposizione fra l'orchestra e il quartetto di corni, nonché il rapporto di inseguimento fra le varie voci dei quattro solisti. Nella Romanza centrale, Ziemlich langsam, dock nicht schleppend (Piuttosto lentamente, ma senza trascinare), si individuano due sezioni liriche, animate dalle imitazioni dei corni, che incorniciano una sezione centrale poco più accesa ma resa densa dalla compattezza dei solisti. Un richiamo delle trombe introduce direttamente al finale, Sehr lebhaft (Molto vivo), anch'esso in forma sonata ma interamente percorso da un materiale tematico di brillante fanfara; numerosi, soprattutto nello sviluppo e nella coda, i passaggi che impegnano cromaticamente i solisti, a dimostrare le potenzialità del corno a pistoni e la bravura dei virtuosi dedicatari.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 4 gennaio 2003


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Ultimo aggiornamento 3 ottobre 2012